Telegiornaliste anno XIII N. 23 (533) del
28 giugno 2017
Alessia Rocco, passione libri fin da bambina
di
Alessandra Paparelli
Come nasce la tua passione per la lettura?
«La mia passione per i libri inizia da piccola: sono sempre stata
circondata dai libri, i miei avevano e hanno ancora una vastissima
libreria, nella quale ho potuto trovare, sin da bambina, tutti i testi
che hanno contributo alla mia formazione. Leggere è da sempre una cosa
naturale».
Quali letture hai amato, da bambina?
«Ho iniziato con le fiabe, le stesse che oggi leggo a mia figlia, e ho
poi proseguito con i grandi classici per ragazzi, da
Cuore a
Piccole donne, passando per
La capanna dello zio Tom,
Zanna Binaca,
I figli del Capitano Grant,
I ragazzi della
Via Pal e poi Carroll, Stevens, Kipling, Conrad e tantissimi
altri... a dodici anni ho letto
Teresa Raquin di Emile Zola e si
è aperto un mondo: quello del naturalismo francese e di Zola, in primis,
autore di cui mi sono perdutamente innamorata».
Sei autrice di libri. La tua passione per la scrittura, forte: quando
e come sei partita?
«La scrittura ha sempre fatto parte del mio mondo: da bambina scrivevo
storie dentro vecchie agende o quaderni che poi conservavo gelosamente,
perché solo mia madre aveva il permesso di leggerle; lo studio mi ha poi
fagocitata ma non ho mai dimenticato che cosa amassi davvero e cosa
volessi fare nella vita, perché in fondo ho sempre saputo che,
nonostante la laurea in Giurisprudenza che ho voluto prendere con tutte
le mie forze, la scrittura sarebbe stata la mia vera strada. All’inizio
ho vinto diversi concorsi letterari e poi ho pubblicato in alcune
antologie letterarie. Nel 2011, che è poi anche l’anno in cui sono
diventata mamma, sono finalmente riuscita a pubblicare il mio primo
libro come autrice unica. Il primo editore è stato Jean Luc Bertoni,
perugino, uomo di vasta cultura, che sin da subito ha creduto in me e ha
voluto pubblicare la mia prima raccolta di racconti, intitolata
Ora o
mai più, storie dalla A alla Z, composta da ventuno racconti (dalla
A alla Z, appunto); sempre con Bertoni ho poi pubblicato, la scorsa
estate, la raccolta poetica
La Fantasia delle Nuvole, liriche
attraverso le quali ho imparato a guardare fuori e dentro me stessa;
dallo scorso dicembre pubblico anche con la casa editrice
Il Papavero
di Donatella de Bartolomeis, giovane editrice avellinese che ogni giorno
fa di questa sua professione una vera e propria missione. Con
Il
Papavero ho pubblicato il testo del
Soliloquio di un uomo
qualunque, un monologo teatrale che ho scritto un paio di anni fa e
che lo scorso dicembre 2016 è stato messo in scena al teatro Sala Uno di
Roma».
Cosa rappresenta per una scrittrice, vedere un proprio testo
rappresentato a teatro?
«Un’esperienza davvero unica che mai avrei potuto immaginare si
avverasse e che invece Alessia Oteri, regista teatrale dell’associazione
teatrale romana
Metis, e un attore teatrale validissimo come
Paolo Ricchi, hanno realizzato con grande amore e professionalità. Il
risultato è stato uno spettacolo che ha emozionato ed affascinato gli
spettatori e che mi piacerebbe poter riportare in scena molto presto».
Parlaci del tuo ultimo libro.
«Il mio ultimo lavoro si intitola
Oltre la cornice, edita sempre
dalla casa editrice
Il Papavero: si tratta di una nuova raccolta
di 14 racconti, ispirati a quattordici quadri famosi, dai quali mutuano
anche il nome. Il mio lavoro è stato presentato alla fiera del libro di
Manocalzati, ad Avellino, lo scorso 6 maggio e continua il proprio
cammino in altre, prossime, presentazioni qui a Roma e in provincia.
La scrittura è la pittura delle voce diceva Voltaire e credo che mai
nessun’altra definizione potrebbe accordarsi ad
Oltre la cornice,
un testo che mi ha permesso di coniugare due grandi passioni della mia
vita, la scrittura e la pittura».
A chi ti ispiri, come autrice?
«Probabilmente a tutti, nel senso che tutti gli autori letti, nel bene e
nel male mi hanno condizionata: ogni lettura è un bagaglio dal quale non
si può prescindere; da ragazzina quando leggevo Flaubert, Zola e
Dostoevskij, sognavo di scrivere come loro. Quando ho incontrato
Moravia, ho benevolmente invidiato la lucidità e l’asciuttezza del suo
stile».
Cosa rappresenta la lettura per te, è esigenza, compagnia, percorso?
«La lettura rappresenta per me tutte e tre queste cose insieme: è
un’esigenza primaria, come mangiare, dormire, bere; è compagnia, perché
un libro non ti lascia mai solo e può anche salvarti la vita quando
attraversi la tempesta e ti sembra ti sentirti perduto; è percorso
infinito, perché c’è sempre un autore da conoscere, una storia in cui
passeggiare, un personaggio di cui innamorarsi e non c’è niente di più
bello che coltivare tale consapevolezza. Le parole sono un viaggio, di
quelli che fai da solo, tra quattro mura, sulla testa nient'altro che il
mulinello incessante dei tuoi sogni».