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Valentina ParasecoloTelegiornaliste anno XII N. 3 (476) del 25 gennaio 2016

Valentina Parasecolo:
a Petrolio ho trovato un gruppo affiatato

di Giuseppe Bosso

Nata a Todi, laureata in Scienze Politiche, Valentina Parasecolo da ottobre dell'anno scorso è entrata a far parte della squadra di Petrolio, trasmissione della seconda serata del lunedì, condotta su Rai 1 da Duilio Giammaria.

Come stai vivendo l’esperienza di Petrolio?
«Molto bene, sia sotto il profilo umano che sotto quello professionale; ho trovato un gruppo di redazione piacevolissimo, con cui mi trovo bene; e ho la possibilità di seguire e raccontare storie molto interessanti».

C’è un parallelismo tra questa esperienza e quella che hai vissuto a Servizio Pubblico?
«Servizio Pubblico è stato un programma legato all’attualità della settimana, mentre a Petrolio ho la possibilità di seguire vicende che magari non sono di strettissima attualità ma con una maggiore possibilità di venire approfondite, a cui mi sento maggiormente vicina».

Che differenze hai riscontrato tra Italia e Stati Uniti?
«La mia esperienza americana ha riguardato il periodo degli studi; decisamente un altro mondo, un modello in cui lo studente viene seguito con attenzione e ha la possibilità di fare pratica agevolando il proprio ingresso nel mercato del lavoro; e non riguarda solo le scuole private».

Non hai pensato di restare lì, di cercare oltreoceano la tua affermazione professionale?
«Posso dire che l’Italia nei miei confronti è stata piuttosto generosa, dal momento che ho avuto la possibilità, una volta conseguita la laurea, di inserirmi subito nel mondo del giornalismo; ho saputo cercarmi le occasioni, ho fatto molti stage e cercato riconoscimenti come premi e borse di studio. Alla fine sono stata premiata».

Il giornalista freelance come te, pur con le tante incognite che vive ogni giorno, ha più libertà dei giornalisti ‘classici’?
«Sicuramente: la libertà, che costa però, è importante; io mi metto in discussione, e non so scendere a compromessi, malgrado tutte le incertezze di cui parli, come la precarietà».

Quali sono i tuoi obbiettivi?
«Mi piacerebbe realizzare un progetto di lungo corso, circondata da giovani colleghi come la squadra de Il Bureau (un sito che ho co-fondato alcuni anni fa, ormai fermo) con cui si potrebbero sviluppare produzioni video ibride nel linguaggio e nello stile».

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