Telegiornaliste anno XII N. 35 (508) del
30 novembre 2016
Nicoletta Romano, la mia esperienza da vicesindaco
di
Giuseppe Bosso
Nicoletta Romano, giornalista di Casalnuovo (Napoli) da un anno è
vicesindaco e assessore al volontariato e al bene comune della cittadina
alle porte di Napoli.
Come ti senti cambiata, dopo oltre un anno in cui ti sei calata in
questa avventura politica?
«Essere amministratori è un’esperienza che ti spinge a migliorarti ogni
giorno, soprattutto in un momento così delicato di tagli al terzo
settore, e in cui la priorità e la sfida quotidiana è quella di offrire
servizi migliori alla cittadinanza. Per quanto riguarda me in
particolare diciamo che adesso sento un maggiore senso di responsabilità
rispetto alle problematiche collettive rispetto al passato. Da
giornalista vedere le cose dall’interno è un’esperienza altamente
formativa, che consiglierei a chiunque lavori nel mondo
dell’informazione, che permetterà in futuro, al termine dell’incarico,
di osservare le cose istituzionali con una visione più completa».
Ti manca il giornalismo a tempo pieno?
«Non potrebbe non mancarmi, visto che si è giornalisti e non lo si fa
semplicemente. Ma questa era una possibilità da cogliere al volo, di
quelle che capitano solo una volta nella vita, e cerco di affrontarla
con lo stesso impegno che ci mettevo in passato, cercando di far venire
a galla il sommerso e aiutare le persone. Mi sono occupata variamente di
sport, di radio, ho scritto per
Il Mattino, e se un domani
dovessi ritornare a quel tipo di percorso magari mi farebbe piacere
occuparmi di cronaca politica, con un bagaglio di esperienza come questo
».
Quanto c’è della Nicoletta giornalista nella Nicoletta vicesindaco di
oggi?
«Moltissimo. Negli anni ho assorbito le problematiche che oggi affronto
in via istituzionale, con la stessa voglia di fornire risposte al
cittadino».
Quali sono le problematiche che stai affrontando maggiormente?
«La lotta alla povertà; l’assessorato alle politiche sociali deve
fronteggiare decine di emergenze di giorno in giorno; cerchiamo di
intervenire soprattutto per favorire lo sviluppo e aprire la città agli
investimenti degli imprenditori; bisogna intervenire a sostegno dei
giovani, certo, ma senza trascurare la condizione di chi, purtroppo, si
trova improvvisamente fuori dal mercato del lavoro a una certa età che
ne complica il reinserimento. Prima di tutto si cerca di trasformare il
sussidio in servizio, per eliminare quella concezione di
assistenzialismo che in concreto non ha prodotto risultati; quello che
stiamo discutendo, negli ultimi consigli comunali, è un progetto di
assegno civico, sistema di borse lavoro che permetterà, in forma
sperimentale, alle aziende convenzionate con il comune di assumere per
sei mesi lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate (ovviamente i
cui requisiti andranno accertati preventivamente) e che sulla base di
queste convenzioni potranno nel corso di questo semestre non solo
imparare un mestiere ma anche mettere a frutto l’esperienza che avevano
accumulato in precedenza».
È di questi mesi la notizia dello chef Pietro Parisi che ha
allontanato dal suo ristorante di Palma Campania coloro che gli avevano
chiesto il pizzo, invitando contemporaneamente i giovani napoletani e
meridionali a non abbandonare la loro terra: tu hai mai avuto questo
desiderio?
«Mai. Chi crede nelle proprie capacità e nella propria terra deve
restare; se ci sono idee, se ci sono progetti, è nostro dovere
perseguirli e metterli in pratica nel nostro territorio».
È cambiato qualcosa nel tuo rapporto con i colleghi giornalisti da
quando ti trovi ‘dall’altra parte della barricata’?
«A volte un po’di imbarazzo mi crea questa situazione, non lo nascondo.
Quando per fatti di cronaca o per altri eventi comunque legati al mio
ruolo mi trovo a interagire con una folla di colleghi ancora non mi
abituo all’essere io a dover interloquire con loro. Ma a parte questo
non avverto cambiamenti, continuo a chiedere consigli, suggerimenti e
spunti dalle inchieste di colleghi che mi aiutano moltissimo quando si
tratta di portare più velocemente a destinazione – cioè, ovviamente, a
conoscenza della cittadinanza – le notizie che riguardano il nostro
lavoro».
Hai avvertito più maschilismo nel giornalismo o nella politica?
«In entrambi. L’impatto con la politica è stato forse un po’ più
diretto, nel senso che a livello comunale man mano ci si sta abituando
ad avere a che fare con donne, giovani donne, molto più rispetto al
passato; adesso la legge Del Rio ha aumentato le possibilità di accesso;
però superato il momento di impatto posso dire che l’approccio è stato
più che positivo; le donne, in politica, sanno esser più leali degli
uomini, sanno prendere decisioni sulle quali rimangono ferme e hanno una
maggiore sensibilità che arricchisce il risultato».
Cosa ti aspetti dal domani, parafrasando la canzone di Cesare
Cremonini?
«Il domani è sempre bello da scoprire. Spero di poter continuare a
lavorare con lo stesso spirito, cercare di dare il meglio ogni giorno».