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Intervista a Irene Benassi (2)   Tutte le interviste tutte le interviste
Irene BenassiTelegiornaliste anno XII N. 4 (477) del 1 febbraio 2016

Irene Benassi: la curiosità mi salva
di Antonia del Sambro

Intelligente, precisa, ironica quanto basta e quanto serve, Irene Benassi dà il buongiorno agli italiani ogni mattina su Rai Tre, nella trasmissione Agorà, con collegamenti da Montecitorio e interviste ai politici. La sua esperienza unita alla sua innata curiosità del mondo e delle cose che la circondano fa di lei una delle inviate più interessanti del momento. Telegiornaliste ha intervistato lei per voi.

Irene lei ci dà il buongiorno ogni mattina su Rai 3 affrontando argomenti di politica e di governo tra i più disparati ma quanto è difficile in questo momento storico parlare ancora alla gente di queste cose? C’è un modo, una ricetta per stimolare l’attenzione dell’ascoltatore, per farlo sentire parte di ciò che si sta raccontando?
«Non è difficile parlare di politica: quello che è difficile è amarla. In questo momento storico, appunto; e per me è sempre stato impossibile raccontare efficacemente qualcosa che non mi appassionasse almeno un po’. Per fortuna la curiosità mi salva: mi interessa tutto, o quasi. E lavorando da Montecitorio ho conosciuto la politica di palazzo, quella dei partiti e dei politici, delle maggioranze e minoranze alternate, degli equilibri, dei patti, dei numeri, dei compromessi, ma anche degli ideali. Cose che non avevo mai seguito. Quindi una scoperta, un mondo. Il mondo, tra l’altro, all’interno del quale nascono le leggi su cui si regola la nostra vita. Non è cosa da poco, no? Si scopre una cosa, e subito si racconta, nella maniera più semplice possibile; se appassiona te può interesserà chi ti ascolta; basta essere se stessi, credo. Giusto o meno che sia, questo è quello che so fare io: e mi fido molto di chi ci guarda da casa».

Ci racconti il suo percorso lavorativo. Cosa sognava di fare da bambina e se si vedeva già con un microfono in mano.
«Non vi dirò che fin dalla più tenera età non perdevo un telegiornale, che ho letto il mio primo quotidiano all’età di sei anni e che scrivevo mirabili pezzi sul giornalino della scuola già alle elementari: la verità è che non sapevo che mestiere avrei fatto; e neanche avevo un sogno in particolare. Avevo solo molta curiosità e voglia di essere libera: questo fin da piccola; il resto è successo tutto per caso. Sono partita, sono andata via da casa e da Firenze e non mi sono fermata mai. Mi è sempre piaciuto tanto quello che facevo e al lavoro ho dedicato molta parte della mia vita. In totale purezza: forse anche troppa».

Il mestiere del giornalista è tanto affascinante quanto difficile: se dovesse riassumere in breve o solo con un aggettivo cosa le piace di più di quello che fa e cosa le dà più preoccupazione cosa ci direbbe?
«Scoprire, conoscere, incontrare, raccontare… queste sono le cose belle. Da sempre la mia ricompensa, il mio vero stipendio: lo stipendio reale, quello che arriva in banca, ecco, quello invece mi preoccupa».

Come si vede tra dieci anni e qual è il suo sogno nel cassetto più bello di tutti?
«No, davvero, non sono mai stata capace di programmare il mio futuro e neanche di immaginarlo; se a volte ho fatto qualche programma, poi le cose mi sono cambiate tra le mani. Quindi non ne faccio più: e l’unica cosa che vorrei di sicuro, potessi scegliere, è avere sempre una passione».

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