
Telegiornaliste anno XII N. 32 (505) del 9 novembre 2016
		
		
Ilaria 
					Stagni, 
		mi piacerebbe vedere la rinascita del doppiaggio
					
					di 
Sara Ferramola 
					
					Proseguendo la nostra serie di interviste alle doppiatrici 
					italiane, questa settimana abbiamo l’onore e il piacere di 
					incontrare una delle voci più conosciute ed apprezzate dal 
					pubblico di grandi e piccini,
					
					Ilaria Stagni. 
					Figlia dei doppiatori Vittorio Stagni e Lorenza Biella, 
					anche suo figlio Jacopo Castagna ha intrapreso la strada del 
					doppiaggio. 
					Jennifer Lopez, Winona Ryder, Scarlett Johansson ed Eva 
					Longoria solo alcune delle attrici a cui ha prestato voce 
					negli anni. La sua voce si è ben adeguata anche a personaggi 
					maschili, e non si può non citare per questo il suo 
					doppiaggio dell’ex bambino prodigio del cinema americano 
					Macaulay Culkin nei due film 
Mamma ho perso l’aereo, 
					pellicola cult anni’ 90; fino al 2012 ha doppiato il 
					turbolento Bart Simpson protagonista dell’omonima e 
					fortunata serie animata statunitense, per poi essere 
					sostituita dalla collega Gaia Bolognesi. 
					
					
Da figlia di doppiatori, fare lo stesso lavoro è sempre 
					stato il suo obiettivo? Come vive il confronto generazionale 
					dal momento che anche suo figlio è un giovane doppiatore?
					
					«I miei genitori sono attori in primo luogo e il bagaglio di 
					teatro cinema radio e quant’altro è quello che fa la 
					differenza! I doppiatori sono attori in primis e anch’io ho 
					fatto le mie esperienze a 360 gradi, forse è la differenza 
					tra la “vecchia scuola” e le nuove generazioni; è difficile 
					trovare un bravo doppiatore che non abbia fatto anche altro 
					e sicuramente la mancanza di esperienza ha fatto sì che il 
					nostro lavoro sia scaduto ultimamente. Il confronto 
					generazionale lo vivo con preoccupazione perchè quello che 
					era un bellissimo lavoro sino a qualche anno fa fatto di 
					etica di rispetto d’insegnamenti e di “artigianato” oggi non 
					fa altro che vivere una curva discendente; grazie al cielo 
					mio figlio fa anche il musicista quindi ha sempre pronto un 
					piano B. Certo per come si stanno mettendo le cose 
					sconsiglierei vivamente di approcciarsi al doppiaggio oggi, 
					è un lavoro che sta finendo per tantissime ragioni e la 
					qualità non è più un must. Mi dispiace molto ma è lo 
					specchio dei tempi». 
					
					
Ha doppiato anche parecchi personaggi maschili: come ha 
					vissuto questa esperienza, è stato imbarazzante? 
					«Ho cominciato da piccola e grazie alla mia voce che è molto 
					duttile non ho mai avuto difficoltà a doppiare personaggi 
					maschili e femminili (è una cosa che succede spesso da noi) 
					non me la sono mai vissuta male non mi vergognavo affatto, 
					anzi era un punto di vanto». 
					
					
Se dovesse fare una classifica tra i migliori doppiaggi 
					che ha fatto, quali metterebbe sul podio? 
					«Ci sono moltissimi film che ho amato doppiare e a cui sono 
					affezionata, io di solito non li rivedo quasi mai, perché 
					sono ipercritica nei miei confronti, ma se dovessi citarne 
					qualcuno, non so, direi 
Pomodori verdi fritti, perché 
					ho doppiato con mia madre al leggio, cosa che non capita 
					spesso; 
Frida, perché è la mia pittrice preferita; 
					Lucy, perchè adoro doppiare Scarlett Johansson, ma anche
					
Tarzan perché ho duettato con Phil Collins o 
					Pocahontas perché era la principessa Disney più sexy di 
					sempre… finisco con 
Full Metal Jacket, perché ho 
					avuto l’onore di fare una chiacchierata con Stanley Kubrick 
					e tutti i film di Woody Allen, perché secondo me è un 
					genio». 
					
					
Al contrario, quale attore le piacerebbe doppiare?
					
					«Mi piacerebbe moltissimo doppiare Meryl Streep, ma per 
					ovvie ragioni d’età è impossibile!» 
					
					
Che progetti ha per il futuro? 
					«Tanti, non mi fermo mai! Mi piacerebbe vedere la rinascita 
					del mio lavoro questo sì, comunque mi piace molto dirigere 
					oltre che doppiare e devo dire che ancora mi diverto 
					moltissimo. Mi chiedono in tanti d’insegnare ma se dovessi 
					proprio farlo preferirei farlo con i bambini. Vi saluto e vi 
					ringrazio, sono convinta che di doppiaggio se ne parli poco 
					e male quindi il vostro lavoro e interessamento è 
					importante, una cosa aggiungo se i nostri registi italiani 
					attingessero di più dai nostri doppiatori invece che 
					stigmatizzarli, forse i lavori che si vedono in televisione 
					sarebbero migliori!».