Telegiornaliste anno XII N.
15 (488) del 4 maggio 2016
Alessandra
Iannuccilli.
Raccontare il dramma della piccola Fortuna perché non si ripeta più
di
Giuseppe Bosso
Tra le conduttrici di Vg 21, il telegiornale dell’emittente campana
Canale 21,
incontriamo
Alessandra Iannuccilli.
Come vivi il lavoro da giornalista?
«Il giornalismo è sicuramente un lavoro, ma anche una passione, visto
che nella vita faccio altro; la mia famiglia ha sempre avuto società
editrici, e quindi fin dai diciotto anni ho collaborato con varie
testate ed emittenti».
Tante donne in redazione a Canale 21: maggiori i pro o i conto?
«Siamo tante conduttrici, ma la redazione è variamente composta da tanti
validi colleghi uomini, a cominciare dal direttore Ambrosino, con i
quali c’è un confronto costruttivo; le donne forse hanno una marcia in
più, nelle decisioni e nel fare più cose contemporaneamente, e questo è
un valore aggiunto».
È di questi giorni la triste vicenda della piccola Fortuna: come la
stai vivendo e come credi che i media debbano parlarne?
«Ci sono quasi sempre stata io in conduzione in questi giorni in cui la
vicenda è tornata alla ribalta, non solo a Napoli; l’ho seguita
direttamente anche tramite l’avvocato Angelo Pisani, il legale che
assiste la famiglia della bambina, che è un mio amico. Credo che bisogni
affrontarla con le pinze, nel rispetto del dolore che la famiglia sta
vivendo, ma altrettanto nel rispetto del diritto di cronaca è giusto che
i giornalisti la seguano e la raccontino, proprio perché la gente impari
ad essere più attenta, meno omertosa di fronte a casi come questo».
Qual è stata la vicenda che ti ha maggiormente coinvolta tra quelle
che hai avuto modo di seguire?
«Avendo seguito soprattutto casi di cronaca nera ce ne sono state
tantissime, in particolare quelle che hanno visto vittime le donne, e
ultimamente tra queste non posso non citare quella della giovane Carla
Caiazzo, la ragazza di Pozzuoli incinta che è stata letteralmente
bruciata dal compagno, una vicenda annunciata visto che come è poi
emerso questa persona era solita picchiarla, maltrattarla, e che quindi
volendo poteva essere fermata; mi ha colpita per la bellezza della
ragazza, che aspettava un bambino e che quindi ti resta dentro anche
perché aveva detto che avrebbe preferito essere morta…».
Come ti vedi tra dieci anni?
«Mi auguro di continuare a seguire la passione del giornalismo, anche se
non a Canale 21 che comunque mi rimarrà sempre nel cuore. Sicuramente ci
sarà l’azienda di famiglia».