Telegiornaliste
anno XI N. 23 (454) del 22 giugno 2015
Valentina
Favazza, ascoltare i maestri del doppiaggio una grande
scuola per me
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo una delle più apprezzate ed emergenti
doppiatrici,
Valentina Favazza.
In questi giorni ti possiamo ‘ascoltare’ al cinema
nell’intenso La risposta è nelle stelle dove presti
la voce a Britt Robertson: come ti sei ‘preparata’ a questa
parte e che sensazioni ti ha suscitato?
«Ho avuto occasione di doppiare altre volte Britt Robertson,
nella serie tv
Under The Dome e in quella ancora
precedente
Life Unexpected, che ha dato inizio al mio
percorso con lei. So che il film è tratto da uno dei libri
di Nicholas Sparks, ma nonostante mi consideri una discreta
divoratrice di libri non ho avuto il piacere di leggerlo e
quindi di prepararmi in alcun modo. Come per molte
lavorazioni il feeling con i personaggi e con la storia è
nato in sala di doppiaggio, scena per scena, con l’attenta
supervisione della direttrice Fabrizia Castagnoli: ho amato
molto il film nella sua delicatezza; ho un debole per le
storie che si snodano tra passato e presente e che trovano
poi un punto di incontro».
Altro tuo recentissimo doppiaggio il personaggio di Iris
West (molto attinente con il nostro sito, visto che fa la
giornalista…) di The Flash, grande successo di Italia
1: cosa pensi abbia appassionato i telespettatori che hanno
seguito sempre più numerosi la serie?
«Come tutti i supereroi Flash racchiude il sogno di ognuno
di superare i propri limiti. Io credo che la gente si sia
appassionata al telefilm perché ama riconoscersi nel timido
Barry ancora più che in Flash stesso, poiché nonostante la
sua semplicità da “ragazzo della porta accanto”, comunque
apprezzabilissima, e nonostante conduca una vita normale,
Barry ha dentro di sé
The Flash, la parte di lui che
gli permette di essere straordinario; è Barry il suo
custode. Barry rappresenta la speranza di tutti di poter
essere Flash, chiunque noi siamo, qualunque vita conduciamo:
Barry è il vero supereroe».
In quasi dieci anni di attività c’è stata una scena o una
parte che ti ha messo particolarmente in difficoltà e una
che ti ha molto soddisfatta?
«Le difficoltà si incontrano in qualsiasi progetto, perché
ogni lavoro merita la stessa attenzione e nessuno va preso
sottogamba, che si tratti di cartoni animati prescolari o
dell’ultimo film candidato all’Oscar, e forse è proprio
questo il bello di un lavoro artistico e artigianale: tutto
merita lo stesso livello di meticolosità. Una delle
lavorazioni che ricordo con piacere è
La Teoria del Tutto,
in cui ho doppiato Felicity Jones con la direzione di
Rodolfo Bianchi».
Ti capita mai, ‘riascoltandoti’ di cogliere qualche
sfumatura che ti era sfuggita in sala?
«Quando mi riascolto è più facile che io sottolinei tra me e
me i punti in cui avrei potuto fare meglio a mio parere
piuttosto che notare i miei pregi, ma sto imparando ad
essere meno severa con me stessa, senza per questo smettere
di cercare il mio meglio e continuare a crescere».
Lavorando quotidianamente con dei veterani del doppiaggio
cosa cerchi di ‘carpire’ da loro?
«Credo che sia molto importante in questo mestiere avere
orecchio e “rubare” ai grandi i trucchi del mestiere,
facendoli propri; ognuno poi li personalizza, ma di sicuro è
stata, e rimane per me, una grandissima scuola poter
ascoltare i maestri di questo lavoro. Non smetterò mai di
farlo».
Ti capita mai di essere riconosciuta dalle persone con
cui parli?
«Non mi capita mai di essere riconosciuta; quando parlo con
le persone e si entra in argomento mi ricollegano a qualche
film solo facendo molta attenzione al suono della mia voce,
a qualche sfumatura. Ho una voce abbastanza camaleontica e
penso non sia un pregio né un difetto».
Pochi giorni fa ci ha lasciati un tuo collega,
Vittorio De Angelis, con il quale avevi spesso lavorato:
qual è il tuo ricordo di lui?
«Ho lavorato molto con Vittorio: la sua scomparsa ha turbato
molto profondamente tutti noi, specie per il senso di
assurdo che morti come la sua lasciano addosso. Vittorio De
Angelis era un professionista dolce e disponibile, sempre
paziente e attento: era un uomo veramente buono».