Telegiornaliste anno XI N. 12 (443) del 30 marzo 2015
Camilla Gallo, che bello creare i miei gioielli!
di
Giuseppe Bosso
Tra le interpreti di
Centovetrine e protagonista a
Zelig
in duo con Tiziana Martello, Camilla Gallo adesso si divide tra
l’attività di
doppiatrice e quella di designer di gioielli intrapresa con la
sorella.
«Sì – ci racconta - ho cominciato a doppiare una decina d'anni fa dopo
cinque anni di scuola di teatro e una laurea al Dams sulla drammaturgia
della voce nel sistema del doppiaggio italiano, ed è un lavoro che mi
diverte moltissimo, dandomi inoltre la possibilità di esprimermi e di
migliorare a livelli sempre differenti. Poi tre anni fa è iniziata
un'altra meravigliosa avventura, che mi ha permesso di lavorare insieme
a mia sorella Valentina e mi ha concesso il privilegio di addentrarmi in
un mondo di cui ho sempre sentito il richiamo: quello del design e del
fatto a mano».
Come nasce la sua attività di designer?
«Disegno e realizzo 'oggetti' da quando sono bambina e
Jamais Sans
Toi nasce per gioco (la radice della parola 'gioco' è la stessa
di gioia e di gioiello!) quando io e Valentina abbiamo deciso di unire
le nostre competenze (Valentina è diplomata in scultura all'Accademia
Albertina di Belle Arti di Torino). Sue sono la materia prima,
l'argilla, la capacità di modellare, l'entusiasmo e il senso pratico,
mie la passione e la creatività. Capitava sempre più spesso che la gente
ci fermasse per strada per chiederci dove avessimo acquistato quella
collana o quell'anello. Abbiamo pensato così di comprare il forno e
abbiamo allestito il nostro primo laboratorio. Oggi
Jamais Sans Toi
è una realtà concreta, partecipiamo a fiere, eventi e mostre che si
occupano di gioielleria contemporanea e abbiamo rivenditori in Italia e
nel resto nel mondo».
Quali difficoltà ha incontrato nell’incamminarsi in questo settore?
«A essere sincera non troppe e questo perché non mi ci sono
'incamminata', bensì mi ci sono buttata a capofitto. A farmi scudo dai
piccoli ostacoli è stato quell'entusiasmo forse un po' incosciente che
da la convinzione che le cose possano solo andare bene».
Guardando indietro alla sua precedente attività di attrice c’è
qualcosa che rimpiange?
«No, ho sempre fatto quel che ho potuto nella misura in cui l'ho voluto.
Non ho rimpianti perché non ho chiuso nessuna porta, ne ho solo aperte
altre...».
È stata una delle più apprezzate interpreti di Centovetrine:
le è dispiaciuto assistere alla improvvisa, ma annunciata, chiusura
definitiva di uno sceneggiato così amato dagli spettatori di Canale 5?
«Certo, mi dispiace moltissimo per il mondo di
Centovetrine che
lavora dietro le quinte; quasi 300 persone che dall'oggi al domani
saranno costrette a lasciare il posto di lavoro».
Consiglierebbe ai giovani di tentare la strada di mettersi in
proprio, confidando nelle potenzialità dell’artigianato di dare un
contributo significativo al superamento della crisi?
«Tutti abbiamo un progetto di vita e l'intelligenza di questo progetto è
di vederci realizzati e felici. E quindi sì! Consiglierei, obbligherei
tutti a tentare la strada di cui parla, a confidare nelle proprie
risorse, che non sono quelle economiche ma che appartengono alle
potenzialità di ognuno di noi, i talenti che uno ha: questi sono gli
strumenti da mettere in campo per riuscire a realizzarsi come individuo
e tutta la società dovrebbe strutturarsi al meglio affinché ognuno possa
'dire' la sua».
Cosa farà da grande?
«Beh, non mi sembra il caso di doverci già pensare!».