Telegiornaliste
anno XI N. 18 (449) del 18 maggio 2015
Antonella
Cardone: una mamma giornalista tutta forza
di
Giuseppe Bosso
Giornalista professionista dal 2008, laureata in scienze
politiche Antonella Cardone svolge la sua attività di cronista
in Emilia-Romagna, seguendo con particolare intensità la
cronaca locale; ha collaborato con vari quotidiani (
Il
Riformista,
Repubblica,
L’Unità,
Italia
Oggi) ed attualmente dirige il sito
SulPanaro; eletta al Consiglio nazionale
dell’Ordine alle ultime elezioni, è risultata la più votata
della sua regione.
Fa parte del Coordinamento precari e freelance
dell’Emilia-Romagna; concilia le fatiche professionali con
quelle di mamma e moglie.
Antonella, è più difficile essere una giornalista precaria o
una giornalista mamma?
«Decisamente giornalista e mamma… per fare bene il tuo lavoro
devi avere competenze professionali, ma per essere mamma oltre
alla questione affettiva devi mettere in gioco competenze
ancora più complesse: medicina, fisiologia, disciplina sulla
sicurezza e altro ancora…».
Da tempo si discute sul ruolo dell’Ordine dei giornalisti,
che in molti vorrebbero abolire: tu, da diretta interessata,
cosa ne pensi?
«Che all’estero i colleghi apprezzano il fatto che in Italia
esista un organo preposto alla nostra tutela; tutela e
controllo, in modo molto più efficace di quanto fa la giustizia
penale, che può condannare chi commette reati come la
diffamazione ma non ha i poteri e le prerogative che ha un
organo istituzionale, che ha la primaria funzione di garantire
la nostra libertà: se cade la legge che istituisce il nostro
Ordine, cadono tante libertà che oggi abbiamo, e chi ce le
ridarebbe? Insomma, se non esistesse l'Ordine, il rischio serio
è che venga meno la libertà stessa».
Da un anno è stato introdotto l’obbligo di frequentare corsi
per maturare crediti: quanto c’è di giusto e cosa andrebbe
cambiato nell’impostazione secondo te?
«Il primo anno è stato un rodaggio che ha permesso di capire
pro e contro, e di preparare l’anno successivo per migliorare.
Avverto magari qualche diffidenza da parte di chi,
comprensibilmente, non vede di buon occhio l’obbligatorietà di
frequentare corsi che, comunque, sono stati bene organizzati e
in molte regioni totalmente gratuiti».
Quando ho una notizia, cerco un editore che la pubblichi
è uno dei tuoi cavalli di battaglia: anche a costo di non
trovarne proprio nessuno?
«Sì. Quello che conta è che la responsabilità sia sempre sulle
mie spalle, di quello che scrivo e racconto mi sono sempre
fatta carico di appurare al massimo la verità. E per tornare al
discorso che facevamo prima sull’esistenza dell’Ordine, è
fondamentale l’esistenza di tutele come il segreto
professionale, che davanti a un pubblico ministero, per
esempio, mi permette di non rivelare le mie fonti».
Cosa vorresti dire a un giovane che volesse avviarsi nella
strada del giornalismo?
«Di tentare la strada del mercato estero. L’Italia, da molti
punti di vista, non è un mercato florido come quello dei
sistemi anglofoni e francofoni, dove c’è una diversa concezione
della figura del giornalista. Studiate lingue, anche orientali,
e non disdegnate di tentare anche queste strade; conosco
colleghi che lavorano a Istanbul, a Il Cairo, altri che fanno i
corrispondenti dall’Italia per media di altri Paesi. Si trovano
bene e hanno scoperto notevoli possibilità».
L’introduzione di un minimo salariale garantito ai
giornalisti: bene o male secondo te?
«Direi proprio di no, vista la poco fortunata esperienza
dell’equo compenso, che gli editori hanno rispettato...
diminuendo le tariffe! Semmai bisognerebbe aumentarle…».
Cosa ti aspetti dal domani?
«Che i cittadini reclamino maggiore correttezza
dall’informazione. Assistiamo ad un continuo bombardamento di
notizie, dal web e dalla rete, non sempre veritiere;
fortunatamente, anche se non ancora in maggioranza, le persone
che sanno distinguere il vero dal farlocco ci sono, ma bisogna
sforzarsi di essere sempre di più».