Telegiornaliste anno X N. 37 (425) del 10 novembre 2014
Jenny De Cesarei: mi sento sempre la ragazza che
sognava di fare la doppiatrice
di
Giuseppe Bosso
Al pubblico dei giovanissimi la sua voce risulterà familiare come
quella, nella versione italiana, della vulcanica
Jennette
McCurdy, protagonista di popolari sit com quali
ICarly e
Sam & Cat: ma
Jenny De Cesarei, oltre che doppiatrice, è anche un’apprezzata
interprete teatrale.
Ricorda il suo primo doppiaggio?
«Io e una mia carissima amica e collega, fresche di corso di doppiaggio,
avevamo da poco iniziato ad assistere molto timidamente ai turni di
lavoro sotto consiglio della nostra insegnante Donatella Fanfani, quando
un giorno la segretaria della Merak film venne a chiederci la
disponibilità per la settimana successiva. Rispondemmo immediatamente:
tutta libera!. Nel nostro ambiente di lavoro le segretarie dei
vari studi chiedono al doppiatore una settimana prima circa la
disponibilità per fissare dei turni di lavoro da tre ore. Io e Francesca
eravamo talmente emozionate e tese che non ci siamo neanche guardate,
siamo rimaste immobili aspettando che la segretaria ci confermasse il
lavoro. Dopo qualche minuto tornò e ci disse: "
allora, vi inserisco
in un turno di brusio con Federico Danti nella serie Slayers"».
Come reagiste?
«Aspettammo in silenzio che la segretaria andasse via, senza dire una
parola andammo in bagno per non essere viste da nessuno e una volta
chiusa la porta ci abbracciammo, urlammo e piangemmo dalla felicità… era
il febbraio del 1997, mi avevano appena assegnato il primo turno di
doppiaggio della mia vita! L'emozione poi di entrare in sala con
Federico Danti in direzione si è ovviamente quintuplicata, fu un turno
emozionante e non privo di difficoltà: mi tremava la voce, facevo fatica
a gestire i toni, il sinc era un incubo... ma avevo una forza dentro,
una convinzione che questo fosse il mio lavoro, che non mi scoraggiavo,
né mi arrendevo, di fronte a nulla, accettavo tutto, critiche, sfuriate,
rimproveri, tutto pur di imparare, migliorare e far brillare quel fuoco
che avevo dentro. Sono cambiate molte cose da allora, i prodotti che
doppiamo, il modo di lavorare... eppure scalpita sempre in me, ogni
qualvolta entro in una sala di doppiaggio, quella ragazza timida ed
emozionata che sognava di fare la doppiatrice».
C’è un’attrice o un personaggio che le è rimasto particolarmente
impresso?
«Da quel giorno i gradi di difficoltà di questo lavoro sono ovviamente
aumentati, come le soddisfazioni e a volte, ahimè, anche le
frustrazioni. Sono diversi i personaggi da cui ho tratto grandi
soddisfazioni, ma ne scelgo due: l'attrice più brava che ho doppiato e
che porterò sempre nel cuore è Jennette McCurdy; le ho dato la voce per
tanti anni nella sitcom
ICarly, poi in
Sam & Cat e in
diversi film: è stato molto stimolante per me seguire le performances di
questa giovane, ironica, imprevedibile e talentuosissima attrice, anche
e soprattutto perché a dirigermi c'è sempre stata la grandissima
doppiatrice e direttrice di doppiaggio Loredana Nicosia: insieme abbiamo
formato un team di lavoro straordinariamente creativo».
E invece in ambito animazione?
«Passando poi ai cartoni animati un personaggio che ho amato molto e in
cui ritengo di aver dato l'anima è quello di Ophelia dell'onda in
Claymore: un personaggio intriso di amore, passione, follia, rabbia
e dolore, tutto sempre presente, la rabbia non era mai solo rabbia;
c'erano anche tutti gli altri sentimenti che ho citato, ma soprattutto
c'era sempre questo fortissimo substrato infantile, vedevo sempre in
questa creatura malvagia e terrificante la bambina ferita, è questo il
contrasto su cui ho lavorato per trovare una linea interpretativa».
Quali sono le difficoltà che ha maggiormente incontrato, non avendo –
come molti altri suoi colleghi – un cognome ‘pesante’ alle spalle?
«Non avere un cognome "pesante" alle spalle credo possa essere solo di
vantaggio; trovo la possibilità nella vita di cercare e creare da soli
la propria strada una fortuna. Sono sicura di questo percorso, non mi è
stato suggerito, agevolato, imposto: io avevo delle attitudini e i miei
genitori (papà concierge di un albergo e mamma commerciante di corredi
per la casa) mi hanno dato la possibilità di assecondarle ed esprimerle
e oggi sono orgogliosi di me, questo mi rende profondamente felice,
consapevole e dignitosa».
Cerca di caratterizzare i personaggi a cui presta la voce?
«Sono un'attrice caratterista di default, quindi la maggior parte delle
volte tendo a modificare la voce, questo mi diverte molto, mi appartiene
e mi consente di avere nel mio bagaglio personaggi molto diversi tra
loro».
Al teatro Litta di Milano ha avuto modo di insegnare a giovani
attori: cosa le ha dato questa esperienza e cosa ha cercato di
trasmettere?
«Come doppiatrice ritengo che la preparazione teatrale dia sicuramente
una marcia in più nell'approccio al personaggio, ma sono comunque due
ambiti diversi: nel teatro è previsto l'uso della persona intera, quindi
corpo e voce, l'interazione e la complicità con altri attori sulla scena
e un lavoro sul testo lungo e approfondito. Il doppiaggio è un lavoro
più immediato, in cui anni di studio teatrale possono aiutare nel
tradurre rapidamente i sentimenti del personaggio, ma è basilare la
padronanza dell'uso della voce, della dizione e della tecnica del
sincrono. Quello che da 15 anni cerco di trasmettere ai miei allievi in
teatro è senz'altro il fatto di
non prendersi troppo sul serio,
perché a mio avviso chi si prende troppo sul serio rimane ancorato a se
stesso e non sarà mai un attore credibile. La capacità di gioco tipica
dei bambini dovrebbe accompagnare ogni attore nel momento in cui si
cimenta in un ruolo, i bambini non si prendono sul serio ma giocano
seriamente. Pronti a cambiare tutto da un momento all'altro e a ridere
di sé i bambini trasformano il mondo circostante al servizio dello show
e credono così fortemente che il tappeto sia una zattera che dai loro
occhi riesco anch'io a vedere squali, balene e sirene. In questo calarsi
giocosamente nelle situazioni ci vogliono poi la dolcezza e la cura di
un pittore esperto che sapientemente mette insieme i colori sulla tela,
quindi in sintesi lo studio delle regole che organizzano il gioco
scenico e la capacità di gioco sono i due ingredienti fondamentali che
servono per accedere alla scena teatrale».
Negli ultimi mesi la vostra categoria ha dato vita a uno sciopero
sostanzialmente ignorato dai media: come ha vissuto questa fase?
«Quello dello sciopero è un argomento ancora caldo, dato che le
trattative per il rinnovo del contratto nazionale sono ancora in corso.
Ho scioperato anch'io insieme alla maggioranza dei miei colleghi della
piazza di Milano, che si è dimostrata una piazza molto coesa e
combattiva. Il nostro contratto nazionale di lavoro risale al 2008, non
è mai stato rinnovato e molto spesso non è stato rispettato. Questo ha
portato gradatamente a situazioni lavorative sempre più difficili in
merito alla qualità del lavoro e alle condizioni economiche.
Personalmente credo che se non andasse in onda proprio più nulla di
doppiato per un tempo prolungato forse la cosa avrebbe un impatto
mediatico decisamente più consistente».
Prossimamente dove potremo ‘ascoltarla’?
«Al momento stanno andando in onda i nuovi episodi di
Sam & Cat
su Nickelodeon in cui sono Sam;
America's got talent come voce di
Heidi Klum su Sky Uno; su Disney Channel sono Sophia in
Cata e i
misteri della sfera; sto doppiando in questo periodo i nuovi episodi
di
Littlest Pet Shop in onda su Fresbee in cui interpreto
Brittany, una delle perfide gemelline milionarie; ho appena cominciato
una nuovissima serie di cartoni animati per Dea Kids di cui ancora non
posso divulgare il titolo; dico solo che sono una delle tre
protagoniste, lo stesso vale per la mia recente collaborazione con Riot
Games per il famosissimo gioco
League of Legends».
Cosa farà da grande?
«Da grande vorrei fare la dottoressa o l'attrice... per adesso continuo
a giocare alle attrici».