Telegiornaliste anno X N.
10 (398) del 17 marzo 2014
Fiammetta Benetton: innamorarsi ogni giorno del giornalismo
di
Antonia del Sambro
Fiammetta Benetton è
bella, competente e “tosta” nel senso più lusinghiero del termine. Seguendo i
suoi servizi in tv, le sue inchieste e le sue interviste ci si entusiasma ancora
per il giornalismo televisivo on the road e si comprende quanto anche lavorare
localmente può significare impegno e appagamento se si è davvero brave.
Fiammetta, lei è l’esempio della giornalista che fa questo mestiere per pura
passione: ma quanta passione trova ancora in questo mestiere ogni giorno e in un
paese come l’Italia?
«Ho iniziato a lavorare nel mondo del giornalismo ad “appena” 18 anni, per
gioco, nella redazione di un periodico locale. Perché? Per amore della scrittura
e della narrazione. Credo siano state una serie di combinazioni fortunate ma
anche ben orchestrate dal destino, a farmi innamorare di questo mestiere. È solo
grazie alla passione che tutti noi ci alziamo la mattina. Non ha importanza
verso cosa sia rivolta. È la passione che muove gli animi e che stimola le
menti. Passione, coraggio ed intelligenza sono i tre vertici del triangolo che
al centro ha scritto “azione”. Se decido di fare qualcosa è perché in quel
qualcosa riconosco il quid. L’Italia è una nazione per definizione passionale, è
uno stato che si è sempre buttato a capofitto in ciò che faceva, senza troppi se
e troppi ma… il problema è che adesso, a governare, ci sono soprattutto i se e i
ma».
Lei ha una laurea in Comunicazione, fa con successo la giornalista televisiva
ma ama sperimentare continuamente e mettersi in gioco: solo un vezzo o la
ricetta perfetta per diventare sempre più brava?
«Utilizzo mio malgrado una parola estremamente inflazionata in questo periodo:
start up. Ecco, io mi considero una start upper: datemi qualcosa di nuovo e di
sconosciuto da “costruire”, anche da zero, e mi fate il regalo più bello. La
sperimentazione di cose nuove, sempre diverse, la versatilità e la capacità di
adattarsi a situazioni inconsuete sono caratteristiche del mio carattere e
finora mi hanno sempre aiutato molto anche a livello professionale: in fin dei
conti sono le nuove sfide a farci crescere, maturare e dare sale alla vita. Il
giornalista, a mio avviso, deve possedere una grande capacità di adattamento. E
non deve temere gli errori perché sono questi a dare la giusta direzione, nel
lavoro come nella vita».
Lei è uno dei volti e la voce di punta dell’emittente in cui lavora: le va di
raccontarci la giornata tipo della telegiornalista locale?
«Niente di più difficile... perché non c’è: la sveglia non suona mai troppo
presto, tra le 7.30 e le 8. Porto fuori il cane, faccio una sana colazione
guardando il tg o ascoltando il giornale radio o leggendo un quotidiano. Esco di
casa e vado in redazione. Da lì in poi tutto può succedere: ci sono giornate
abbastanza tranquille in cui sono le conferenze stampa a farla da padrone. Ci
sono giornate molto concitate in cui gli imprevisti si inanellano con
impareggiabile abilità e quindi ti trovi a dover cambiare programma mille volte,
per seguire gli eventi ed è proprio questo il bello del mio lavoro: sapere solo
quando e da dove inizierò la giornata. Poi c’è la conduzione dei tg (quello di
mezzogiorno e quello della sera) oppure delle trasmissioni… e lì, se mi
permettete, io mi diverto».
Oltre a essere brava e determinata lei è anche molto attenta a tutto quello
che la circonda per cui, se avesse la bacchetta magica per un giorno come e su
chi la userebbe?
«Su chi non sa emozionarsi, su chi si prende troppo sul serio, su chi rinuncia
ad un sogno solo perché sembra troppo difficile da realizzare. Sui maleducati… e
su chi non usa il congiuntivo!».