Telegiornaliste anno X N.
15 (403) del 21 aprile 2014
Barbara Pitotti: la mia voce per George Pig, e non solo...
di
Giuseppe Bosso
Quella delle doppiatrici italiane è una tipologia di artiste molto poliedriche;
non sono poche, soprattutto nel settore dei cartoni animati, le appartenenti a
questa categoria che non di rado si trovano a prestare la voce non solo a
personaggi femminili, ma anche maschili; ed è proprio questo il caso della
nostra protagonista di oggi, il cui nome (e voce) è legato ad uno dei personaggi
più amati dai bambini, non meno della sua popolarissima sorella. Stiamo parlando
di Barbara Pitotti, doppiatrice di George Pig, fratello di
Peppa Pig, la
maialina protagonista del cartone indiscutibilmente più popolare del momento.
Come sei diventata la voce italiana del fratellino di Peppa Pig?
«Paola Majano, la direttrice del doppiaggio della serie mi ha sottoposta a un
provino. Conoscendomi sapeva che la mia voce è piuttosto duttile e conciliabile
anche con personaggi maschili».
George si caratterizza quasi esclusivamente per poche battute: non per questo
ti è richiesto meno impegno, vero?
«Sembrerà strano dirlo, ma invece è una delle parti che mi hanno maggiormente
impegnata. Magari un orecchio poco attento non lo percepisce, ma quelle poche
battute, per quanto ripetute, non sono mai le stesse, ogni volta assumono
diverse intenzioni interpretative».
Hai un figlio piccolo: anche lui guarda Peppa Pig?
«Adesso ha 7 anni e anche se non lo dice continua a guardarlo, anche se meno
rispetto a qualche anno fa, quando aveva gli anni dei bambini che in media la
seguono. A casa siamo decisamente sommersi dai gadget, più di George che di
Peppa…».
Non solo Peppa Pig: cos’altro hai doppiato?
«Eh, tante cose… vi rimando alla mia
scheda dell’archivio di Antonio Genna, ma come potete vedere ho spaziato
dagli
High School Musical a diversi cartoni e telefilm, non solo per
giovanissimi, come per esempio
Crash (dove ho doppiato Moran Atias)
C.S.I. Miami,
Dexter e anche qualche film. Il nostro, per fortuna, è
un lavoro davvero molto ampio, che si presta tanto alla televisione quanto alla
radio, alla pubblicità e ad altre forme di comunicazione».
Il doppiaggio è una buona palestra?
«Direi piuttosto che è un ring; quando sei in sala è la vera prova del nove, in
cui devi essere pronto a cimentarti con ogni tipo di personaggio».
Cosa farai da grande?
«Domanda carina… spero di continuare questo lavoro fino a quando sarò
ultracentenaria – ride, ndr - e mi piacerebbe anche recitare in un film
italiano».