Telegiornaliste anno X N. 39 (427) del
24 novembre 2014
Alessandra De Stefano: il ciclismo mi ha scelta
di
Giuseppe Bosso
Da ormai vent’anni è il volto di Rai Sport per il ciclismo.
Alessandra De Stefano ci racconta del suo amore per le due ruote e
della sua vita divisa tra Italia e Francia.
Si torna a parlare della morte di Pantani: secondo te verrà mai a
galla la verità?
«Se la magistratura ha deciso di riaprire il caso è evidente che ci sono
ancora troppe cose da chiarire su quanto accadde dieci anni fa in quel
residence di Rimini, così come si deve far luce su quello che accadde a
Madonna di Campiglio nel 1999, con quello che sta venendo a galla sul
coinvolgimento della camorra nelle scommesse; spero, come tutti, che se
ci sono dei responsabili vengano individuati».
Qual è il tuo ricordo di Marco?
«A Madonna di Campiglio una parte di lui è morta sulle scale dell'hotel
Touring; Marco non si è mai rialzato, così come mi disse sulle scale
prima di andare via in mezzo ai carabinieri; quello sguardo non l'ho mai
dimenticato. Marco era molto di più di ciò che è stato raccontato, era
un ragazzo profondo ed estremamente sensibile che ha pagato nella sua
vita tutto ad un prezzo altissimo».
L’esplosione di Nibali può riavvicinare gli italiani al ciclismo
malgrado lo sdegno per il doping che ha infestato anche questo sport?
«Ho seguito Vincenzo fin dalle sue prime vittorie e certamente non può
essere considerato un esordiente esploso all’improvviso, ma un ragazzo
semplice che ha lavorato sempre con impegno e sacrificio e che sta
meritando il suo successo. Credo che sia positivo che lo sport riesca
ancora a raccontare storie come la sua, per superare le tante brutture
che viviamo».
Ti sei trovata ad occuparsi di ciclismo per caso o per passione?
«Io dico sempre che è il ciclismo ad aver scelto me – ride, ndr – e io
tra i Mondiali di Calcio e il Giro d’Italia, tanti anni fa ho fatto la
scelta del Giro; fin da bambina ho amato questo sport, e non poteva
essere altrimenti con un padre grande tifoso di Eddy Merckx; è una
scelta che rifarei sempre».
Gioie e dolori di una giornalista che vive tra Parigi e l’Italia.
«Le gioie sono quelle di avere accanto la persona che amo, condividere
con lui la mia vita; sarebbe certo la cosa migliore poter stargli sempre
accanto senza dover fare questa spola, ma come saprete non sono riuscita
ad avere il ricongiungimento familiare; perciò cerco di vivere bene i
momenti in cui sto a Parigi».
La tua vicenda ha avuto
attenzione anche in rete: avresti magari preferito maggior
discrezione?
«L’iniziativa di cui parli fu portata avanti da carissime colleghe che
presero molto a cuore la mia situazione, e certamente non posso che
ringraziarle per il loro impegno, anche se poi le cose non sono andate
come avrei voluto. Fastidioso semmai è sentir parlare persone che non
hanno idea di quello che ho vissuto, senza sapere cosa ho provato; è,
come possiamo dire, l’implacabilità della rete. Comunque, come ti ho
detto prima, l’importante per me è sapere che i miei affetti ci sono».
Ti senti realizzata?
«Realizzata per me è una parola grossa, che esprime semmai uno stato a
cui aspirare. Per quanto riguarda l’aspetto professionale posso dire
dopo tanti anni di esperienza che ho maturato la convinzione che la cosa
fondamentale è far bene quello che fai, e farlo con persone che ti
stimano e apprezzano».