
Telegiornaliste 
anno II N. 46 (78) del 18 dicembre 2006
 
 
Jacopo Volpi, ovvero lo sport 
                    di Giuseppe Bosso 
                    
                    Questa settimana abbiamo incontrato 
Jacopo Volpi, membro storico della 
redazione di Rai sport. Nato a Firenze nel 1957, Jacopo Volpi è giornalista 
professionista dal 1987 e conduttore della Domenica sportiva. 
                    
                    Come ha vissuto, da veterano della redazione di Raisport, 
le recenti tensioni che vi hanno riguardato? 
                    «Le tensioni che hanno accompagnato Raisport fanno parte di 
un percorso cercato con pervicacia da qualcuno. C'erano in realtà i problemi che 
hanno più o meno tutte le redazioni. Qualcuno forse aveva interesse ad 
ingigantirle». 
                    
                    La scelta di accantonare in studio le presenze femminili, 
come quella di Alena Seredova lo scorso anno, è determinata davvero dal 
cosiddetto scandalo “Vallettopoli”, che ha allontanato molte soubrette dalla 
Rai? 
                    «La mancanza di donne alla Domenica sportiva è data 
dal fatto che in questo nuovo corso cercavamo, eventualmente, un personaggio che 
avesse un senso. Per esempio Margherita Grambassi o qualche personaggio esperto 
di sport. Altrimenti il tutto risulta offensivo proprio per la stessa figura 
delle donne».
                    
                    
                    Cosa può dare alla Domenica sportiva un 
personaggio come Teo Teocoli? 
                    «Teo Teocoli è un grande valore aggiunto,un fuoriclasse 
della comicità, tra l'altro molto preparato sullo sport. Oltre ad essere un 
personaggio di grande caratura umana».
                    
                    
                    La vittoria degli azzurri in Germania è sembrata quasi in 
secondo piano rispetto al processo “Calciopoli”. Secondo lei, di questa estate 
turbolenta, ricorderemo più l’immagine di Cannavaro che alza la Coppa al cielo 
di Berlino o quella delle aule di tribunale? 
                    «Credo che i due ricordi vadano di pari passo, la coppa 
alzata da Cannavaro e lo scandalo e i processi di calciopoli. Il Mondiale però è 
stato un susseguirsi di irripetibili emozioni, seguito, sulla Rai, da milioni e 
milioni di persone». 
                    
                    È innegabile comunque che il Mondiale abbia riacceso 
l'orgoglio dei tifosi italiani: qual è il suo augurio per il futuro dello sport 
più amato del mondo? 
                    «Purtroppo i numeri ci dicono che la gente non si è 
riavvicinata al calcio: stadi vuoti, trasmissioni in tv con ascolti più bassi 
rispetto agli anni precedenti, biglietti cari e arbitri che, sicuramente in 
buona fede, ne stanno facendo di tutti i colori. La credibilità sta venendo un 
po' meno, c'è molto da lavorare».