Telegiornaliste
anno V N. 16 (187) del 27 aprile 2009
Lucia Trotta, paladina del giornalismo campano
di Giuseppe Bosso
Napoletana, Lucia Trotta è giornalista
pubblicista dal 1998. È nella televisione che muove i primi passi del mondo
dell’informazione, precisamente all’emittente
Telenuova.
Corrispondente dal salernitano per Il Mattino, dal 2007 conduce il format
Areagro, in
onda anche sull’emittente Antenna 3.
Come nasce Areagro?
«Dall'esigenza di TvOggi di essere presente in un’area come l’agro
nocerino-sarnese che viene notoriamente vista come la "macchia nera" della
provincia salernitana, mentre è un territorio pieno di risorse che andrebbero
meglio valorizzate, a cominciare da un grande patrimonio culturale sul quale
concentriamo gran parte della nostra attenzione. Più che dare la parola agli
amministratori, cerchiamo di far arrivare loro il messaggio dei cittadini, di
farci portavoce delle loro esigenze, dalla disoccupazione al problema di trovare
casa o arrivare a fine mese».
Però, dalla tv, sei approdata anche alla carta stampata. Dove pensi di
esprimerti al meglio?
«Amo il mezzo televisivo per la sua capacità di affrontare tematiche in tempo
reale. Sulla stampa, invece, hai la possibilità di fare più approfondimento.
Certo, la tv è il primo amore, ma non per questo l’esperienza sulla carta
stampata è meno affascinante».
Un problema molto sentito è quello dell’immigrazione straniera, alla luce
degli ultimi recenti fatti di cronaca che hanno riguardato anche la Campania. Il
ruolo dei media?
«Fare informazione come sempre. Purtroppo abbiamo assistito a casi spiacevoli
come l’incendio ai campi rom, frutto di un clima molto teso. Quello
dell’immigrazione straniera è un dato forse avvertito non tanto dove opero, ma
più in altre realtà limitrofe a Napoli e Salerno. Da parte nostra spero ci sia
molta delicatezza nell’affrontare storie difficili come i recenti casi di
violenza sessuale, nel rispetto di tutti, tanto delle vittime quanto di coloro
che sono accusati, e non sempre giustamente, di questi crimini. È fondamentale
non fare di tutta l’erba un fascio e di alimentare un clima di caccia continua
al mostro, anche quando magari questo è stato preso. Mi fa comunque piacere
constatare che per effetto di articoli, dossier e inchieste condotte da validi
colleghi si sia posta l’attenzione su queste problematiche».
È passato un anno dall’omicidio del Tenente dei Carabinieri Marco Pittoni
(morì durante una rapina alle Poste, ndr). Come ha reagito Pagani?
«La reazione della città è stata forte, né silenziosa né animata dallo
sconforto. I paganesi, ma non solo, hanno sofferto molto per la perdita di una
persona amata e rispettata per la sua enorme generosità e disponibilità,
dimostrando che non si vuole cedere all’omertà e al dilagare della delinquenza.
Me ne accorgo soprattutto dal forte e continuo legame che si è mantenuto con le
forze dell’ordine».
Il bello e il brutto di essere giornalista in Campania.
«Sicuramente non è piacevole constatare come, in generale in tutto il Sud, non
ci sia una concezione del nostro lavoro come di un servizio prioritario. Ci
tocca praticamente lavorare quasi il triplo di altri, ma forse è attraverso
queste difficoltà che troviamo energie positive per affrontare la nostra
missione».
Come pensi cambieranno Facebook e i social network in genere il modo di fare
informazione?
«Sicuramente sono grandi mezzi dalle enormi potenzialità, e io su Facebook ho
ritrovato i compagni di scuola di cui avevo perso le tracce, ma per me il vero
giornalista è quello che è sempre in strada a cercare la notizia. La tecnologia
ti aiuta non poco, è vero, ma niente potrà mai essere più formativo dell’essere
continuamente in movimento. Non puoi ridurti a fare copia e incolla dai
comunicati stampa in redazione».
Per un giovane che aspira a fare il nostro lavoro, occorre cercare fortuna
altrove o restare in una realtà difficile come la nostra?
«Restare assolutamente! Penso si debba fare un grande sforzo proprio nella
propria terra, per quanto sia difficile anzitutto trovare qualcuno che ti dia
fiducia, e poi riuscire a resistere alle gomitate in redazione. Certo, se hai il
sogno di fare l’inviato all’estero, è un altro discorso. Ma la cosa più
importante, comunque, è fare esperienza, e non è un caso che molte testate,
dovendo selezionare nuove leve, prediligano più quei giovani che hanno fatto le
loro prime collaborazioni piuttosto che gli studenti laureati con il massimo dei
voti in poco tempo. Dal basso verso l’alto, con tenacia, puoi avere grandi
soddisfazioni».
Vorresti parlare meno di...?
«Di politica, soprattutto amministrativa. È un tema che rischia di diventare
davvero noioso. Vorrei piuttosto concentrarmi su quelle problematiche reali come
l’esigenza di trovare posti di lavoro, favorire la crescita del territorio e
sviluppare il turismo, grande e fondamentale risorsa che forse non riusciamo a
valorizzare pienamente. Se riuscirò a fare questo, sarò davvero realizzata e mi
sentirò io stessa mezzo di comunicazione».
Cosa vedi nel tuo domani?
«Non pensavo sarei arrivata, quando muovevo timidamente i primi passi in questo
ambiente, a diventare corrispondente della più importante testata napoletana e
poi a lavorare in un’emittente in crescita come TvOggi. Al domani non penso
tanto, se non per una cosa: spero davvero di non finire relegata in redazione e
perdere il contatto con la gente».
Come ti definisci come donna e come giornalista?
«Agguerrita. Diciamo la verità... non riesco proprio a farmi i fatti miei! Se mi
accorgo che qualcosa non va, voglio essere paladina di coloro che subiscono.
Battute a parte, mi ritengo molto disponibile, anche se non sempre è facile con
i colleghi».
A proposito di colleghi, con chi hai un migliore rapporto?
«Per quanto la mia migliore amica sia una collega che ha preso una strada
diversa dalla mia, non nascondo che è proprio con il gentil sesso che ho avuto
le maggiori difficoltà. Per natura, noi donne tendiamo alla competizione».
Quanto conta l’immagine in un lavoro come questo?
«Sarei ipocrita a dire che non conta, e purtroppo l’ho potuto riscontrare nella
mia esperienza.. D’altronde, quando vai nelle case della gente, devi sempre
saperti presentare in un certo modo. Io ho cercato sempre di entrare in punta di
piedi, di dare un’immagine pulita e composta, coerente con la professione.
Comunque, se non c’è talento, non si va avanti».