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Intervista ad Alessia Tarquinio tutte le interviste
Alessia TarquinioTelegiornaliste N. 16 del 29 agosto 2005

Alessia Tarquinio, la “caciara di Filippo Bisleri

Alessia Tarquinio è senza dubbio, a 29 anni da poco compiuti, uno dei volti giornalistici più apprezzati e di grande futuro. L’abbiamo raggiunta mentre era impegnata a Roma a seguire le vicende del calcio-scommesse legate a Genoa-Venezia.
Alessia, come sei arrivata al giornalismo? Per vocazione o per caso?
«Diciamo che ci sono arrivata per caso. In realtà una certa vocazione per la scrittura l’ho sempre avuta, ma non avevo mai pensato seriamente a fare la giornalista. Poi, dalla mia Cinisello Balsamo mi sono decisa a varcare al soglia della redazione di Nuova Sesto per propormi come collaboratrice. Arrivavo da una famiglia sportiva, avevo giocato per 8 anni a pallavolo e poi ero entrata nel calcio femminile da atleta. Ho così cominciato a scrivere di calcio femminile e poi, siccome Eurosport aveva bisogno di supporti tecnici per i mondiali femminili negli Usa ho cominciato a collaborare anche con loro e quindi è arrivata anche l’opportunità di Telenova».
Hai mai provato a scrivere pezzi non di sport o a condurre trasmissioni non sportive?
«No. Ho sempre fatto solo sport».
Il luogo comune vuole che i giornalisti sportivi siano meno preparati dei loro colleghi
«L’hai detto tu: è un luogo comune. Nella realtà dei fatti non è assolutamente così. Non è vero che i giornalisti sportivi siano meno bravi o siano quelli che hanno cercato la scorciatoia. Credo solo di poter dire che molti giornalisti sportivi fanno il loro lavoro con coscienza e dedizione. La fortuna del giornalista sportivo è di poter fare della sua passione il proprio lavoro».
Cosa ti piace di più del lavoro giornalistico?
«La cosa che più apprezzo è la continua ricerca di novità. Personalmente vivo una battaglia quotidiana contro i luoghi comuni e nella ricerca di offrire alla gente, parlando delle più svariate discipline sportive, occasioni di sano divertimento».
Quali personaggi ti hanno più colpito nella tua carriera giornalistica?
«Dei personaggi che ho incontrato – risponde pensandoci un po’ – direi Hermann Maier per quello che gli è capitato e per come si è ripreso, e Bode Miller che è davvero istrionico e un po’ “fuori registro”, come si vede durante le gare. Apprezzo i numerosi calciatori intelligenti e mi ha molto colpita la ripresa di Maradona che, dopo essersi fatto vincere dalla droga ha saputo risollevarsi… Complimenti».
E un servizio cui sei particolarmente affezionata?
«Certamente la mia prima telecronaca di calcio femminile. Ma non posso trascurare di citare l’esperienza di Milan Channel che mi ha fatto conoscere il Milan e uno stupendo personaggio, come uomo e come calciatore, qual è Paolo Maldini. Per me Maldini è un mito. È grazie al contatto con persone come lui e a Milan Channel se, a 22 anni, avevo imparato qualche segreto del mestiere dell’inviata. A Milan Channel facevamo di tutto, conduzioni, redazione testi, scalette dei servizi… Insomma, è stata una vera palestra di giornalismo».
Qual è il tuo sogno giornalistico?
«Non ho dubbi: fare l’inviata ai Mondiali di calcio. O, perché no, condurre il Tg5 delle 20.00».
Hai un modello giornalistico?
«Devo essere sincera sincera? Beh, da bambina ero una fan sfegatata di Lilli Gruber, ma poi mi sono accorta che lei è più impostata di me che sono un po’ “caciara”. Io cerco di imparare anche i sorrisi, i modi di porgere le notizie. Tra le colleghe apprezzo molto Annalisa Spiezie e Cristina Fantoni e mi spiace che, nel campionato di Telegiornaliste.com siano retrocesse in B. Meritano il ritorno in serie A».

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