Telegiornaliste anno IV N. 3 (128) del 28 gennaio 2008
Francesca Scognamiglio: il giornalismo, un sogno sin da bambina
di Valeria Scotti
Francesca Scognamiglio ha
iniziato la sua attività giornalistica nel '98 dopo aver lavorato come modella e
attrice di teatro. Speaker radiofonica e ideatrice di format televisivi,
attualmente è giornalista e conduttrice televisiva di
Napolitivù.
La
moda e il teatro prima di iniziare la tua attività giornalistica. Come è
avvenuto questo passaggio?
«Il mio ingresso nel mondo dello spettacolo è avvenuto in tenera età. Studiavo
pianoforte, poi la chitarra e cantavo come soprano in un coro polifonico. A 14
anni, quasi per gioco, ho iniziato a sfilare per delle boutiques. Ero molto
alta, sembravo più grande della mia età e alcuni amici mi iscrissero al concorso
di Miss Teenager. Lo vinsi e partì così la mia attività come indossatrice.
Iniziai anche a studiare recitazione. L'amore per il teatro l'ho ereditato da
mio padre: prima di diventare ingegnere, ha fatto qualche film e ha recitato al
Centro Teatro Spazio che ha visto la nascita artistica di Massimo Troisi. Un
giorno mio padre mi disse che avrei sostenuto un provino: un regista cercava
un'attrice che sostituisse la protagonista di una commedia. Ebbi la parte e
lasciai le passerelle per il palcoscenico. Ma non ero soddisfatta, il mio sogno
sin da bambina era il giornalismo. Mi iscrissi allora alla facoltà di Scienze
della Comunicazione e non andai più all'Accademia d'arte drammatica.
Il tempo mi ha dato ragione. Ho iniziato con la carta stampata, poi con la
radio. E alla tv sono stata promossa a giornalista televisiva. Nel frattempo è
arrivata anche la laurea con lode grazie a una tesi sull'universo delle donne
della tv e delle telegiornaliste. Un capitolo è dedicato proprio a
Telegiornaliste».
Anche nella tua carriera giornalistica ti sei interessata al teatro: prima
con Dietro le quinte, programma radiofonico, poi con Primafila su
Napolitivù. La situazione attuale del teatro, secondo te?
«Amo da sempre il teatro e quando mi son trovata di fronte al bivio di studiare
da attrice o da giornalista, ho scelto la seconda strada perché ho capito che
potevo unire le due passioni. Il teatro in Italia vive, o meglio dire
sopravvive, visto che ci sono comunque dei problemi. Penso al San Carlo di
Napoli che ha attraversato e ancora attraversa una fase molto critica, o ai
tagli del governo al mondo dello spettacolo. Ma ciò che mi dispiace è che,
ancora oggi, il teatro non è per tutti. A Napoli il Trianon è rinato grazie a
Nino D'Angelo, direttore artistico di questo teatro del popolo dai prezzi
economici per permettere a tutti di assistere agli spettacoli. Per fortuna è
vivo il gruppo di giovani che ancora sognano di fare gli attori e studiano nelle
accademie, di fronte alla massa che invece aspira ai reality show e finisce poi
nelle fiction televisive a scapito di chi davvero ama questo mestiere».
Con Speciale Ntv news date voce alla gente. In quanti rispondono
all’appello e quali sono le segnalazioni che vi giungono?
«Le persone che contattano la redazione sono così tante che purtroppo non sempre
riusciamo a seguire tutti, ma i nostri microfoni cercano di dare voce il più
possibile. Lo scorso anno ho condotto un'inchiesta sui problemi dei diversamente
abili, come la presenza di barriere architettoniche in città. Siamo partiti
seguendo un solo caso, quello di un giovane costretto su una sedia a rotelle per
un incidente. In pochi mesi, si sono aggiunti altri cinquanta e più disabili. Ne
è nata un'associazione, sono scesa con loro nelle strade, siamo stati al palazzo
comunale per chiedere un confronto con le autorità. Grazie alla tv abbiamo
ottenuto udienze e tanti vantaggi che invece spetterebbero loro di diritto. Da
ogni mio servizio, comunque, imparo tante cose. E le persone che soffrono mi
hanno insegnato che non bisogna mai smettere di lottare e di credere».
Pregi e difetti del lavoro in una tv locale?
«Lavorare in una tv locale non è facile perché non si hanno i mezzi di una
grande televisione. Ma ciò non vuol dire che i risultati ottenuti siano
inferiori, anzi. Però si deve lottare e lavorare molto di più per poter parlare
di confronto. Le redazioni sono piccole, non ci sono molti giornalisti, e
seguire tutto diventa complicato. Tra i vantaggi, c'è quello di poter parlare
dei fatti che non trovano posto nei palinsesti nazionali, ma anche quello di
essere amati e apprezzati dalla gente. La Campania ha un'attività televisiva
locale molto sviluppata, con un pubblico che preferisce rivolgersi ad una tv
locale. Queste sono le soddisfazioni di chi fa questo mestiere così difficile».
La tua bellezza è evidente. Arma vincente sul lavoro?
«Credo che essere piacenti serva molto, specialmente se lavori in tv. L'immagine
è il primo bigliettino da visita. Però bisogna dimostrare di avere anche
qualcosa da dire, di essere capaci sul campo perché "oltre alle gambe c'è di
più"».
Un tuo sogno a livello giornalistico?
«Crescere professionalmente. Sono pienamente soddisfatta di ciò che ho
conquistato in questi anni, ma ho ancora molta strada da compiere. A dispetto di
chi parla male di questo lavoro, io lo amo. Ed è l'amore per la comunicazione
che mi ha condotto anche ad essere intervistata per questo giornale che, a noi
telegiornaliste, dà l'opportunità di raccontarci e di svelare qualcosa in più
rispetto al mezzobusto che appare in video ogni giorno. Sarà proprio questo
amore, unito all'impegno e allo studio, a condurmi più in alto».