Telegiornaliste
anno III N. 20 (98) del 21 maggio 2007
Patrizia Schisa, medicina per passione
di Giuseppe Bosso
Incontriamo questa settimana Patrizia
Schisa, inviata della trasmissione
Elisir su Rai3.
Il suo matrimonio professionale con Michele Mirabella e con Elisir
dura da ormai dieci anni: è soddisfatta di questa esperienza?
«Essere chiamata a condividere la conduzione di un programma da servizio
pubblico è stata per me una importante crescita professionale, in prima serata e
con contenuti di tipo "alto". La diretta non è stato un problema, avendone fatte
centinaia, anche in contesti duri; e poi ho sempre amato la medicina, mi è
sempre piaciuto studiarla e ho trovato un bel gruppo, con Mirabella e Gargiulo».
Con Elisir ha modo di trattare dal vivo un argomento molto attuale e
delicato come la salute e la sanità in generale: ritiene che trasmissioni come
la sua dovrebbero avere più spazio proprio per questa importanza?
«Noto con vero piacere che la gente non è mai paga di informazione sul tema, in
particolare relativamente agli aspetti, per così dire, “sociali” della medicina;
è sicuramente positivo che a questa grande curiosità risponda la crescita di
programmi che ne trattano ampiamente».
Qual è il ruolo dell’informazione proprio in uno dei settori più discussi del
nostro Paese, come ha recentemente dimostrato la clamorosa inchiesta di
L’Espresso?
«Noi di Elisir ci occupiamo di salute e non di sanità istituzionalmente
intesa; il fine della trasmissione non è certamente quello di analizzare lo
stato del funzionamento o meno del sistema sanitario del nostro Paese, ma a
parte questo è sicuramente importante che ci sia un’informazione trasparente
anche in questo senso».
Che tipo di interesse ha potuto riscontrare nel pubblico riguardo le sue
inchieste?
«La cosa che più mi ha fatto piacere è scoprire, soprattutto tra la gente che
incontro per strada, che un programma che era stato pensato principalmente per
un pubblico adulto abbia invece ottenuto anche una larga fascia di pubblico
giovanile, che si interessa e vuole approfondire le tematiche che trattiamo».
Finora l’abbiamo vista principalmente nelle vesti di inviata: qualora le
proponessero una conduzione come affronterebbe questa esperienza?
«Rispetto a quando ho iniziato questo lavoro, molte cose sono cambiate, e
portare avanti una conduzione oggi è cosa molto difficile da ottenere. Per
quanto mi riguarda, amo il mondo esterno, andare direttamente sul posto dove
presentare il mio servizio».
Le piacerebbe trattare argomenti diversi, memore magari della sua esperienza
con Arbore tanti anni fa?
«Allora ero una ragazza che si avventurava in un mondo nuovo, adesso ho imparato
ad amare soprattutto quello che sto facendo ora; mi piacerebbe, certo, trattare
sempre di temi sociali in maniera magari anche leggera, senza però staccarmi del
tutto dall’informazione legata al mondo della medicina, che non manca mai di
connettersi con la scienza, con l’attualità e anche, perché no, con il costume».