Telegiornaliste
anno III N. 37 (115) del 15 ottobre 2007
Donatella Scarnati: più donne nello sport
di Giuseppe Bosso
Nata a Cosenza, Donatella Scarnati
vive a Roma da più di trent’anni. Laureata in Scienze Politiche, è giornalista
professionista dal 1981. E’ stata la prima donna a realizzare servizi dai campi
per Novantesimo minuto ai tempi della conduzione di Paolo Valenti. Oltre
che di sport, si è occupata anche di cronaca italiana ed estera per la Rai. Ha
scritto Lo sberleffo di Godot
con Marco Franzelli, su Alessandro Del Piero.
Donatella, vedere
Paola Ferrari condurre 90esimo minuto ti ha suscitato soddisfazione o
invidia?
«L'invidia non fa parte del mio carattere. Paola ed io ci conosciamo da tanti
anni, da quando nel 1990 Tito Stagno decise di introdurre nella
Domenica sportiva uno spazio femminile, che venne affidato, oltre che a noi
due, anche a
Floriana Bertelli, che era ed è una mia carissima amica. Andai a Milano per
conoscere Paola, e con lei creai subito un buon feeling. Abbiamo lavorato bene
insieme e ricordo che la nostra rubrica ebbe un grande successo. Quindi ti posso
garantire che quando Paola è stata scelta per condurre Novantesimo minuto
io sono stata molto, molto contenta per lei».
Un aneddoto dei tuoi esordi
«Ricordo l'intervista che feci a Bjorn Borg, quando il campione svedese decise
di tornare a giocare e da anni non parlava con i giornalisti. Riuscii ad
intervistarlo grazie ad Adriano Panatta, che era un suo grande amico e che lo
convinse a dirmi di sì. Eravamo su un campo del centro
Fit di Riano; finita
l'intervista per la
Domenica sportiva, Panatta mi guardò e mi chiese se volevo palleggiare
con lui. Gli risposi che sarebbe stato un sogno. Borg si mise a ridere e
cominciò a giocare proprio con me. L'operatore del Tg1 Gianni Gallo non
si fece sfuggire lo spettacolo, riprese tutta la scena e ancora oggi, quando
rivedo quelle immagini, mi emoziono come quel giorno».
Anni fa Gene Gnocchi ti imitò a Mai dire Gol: ti diede fastidio o ti
fece sorridere?
«Nessun fastidio, anzi! Adoro Gene, nel suo campo ha pochi uguali, e
quell’imitazione era davvero divertente per come era fatta…».
La Roma di quest’anno è
in grado di arrivare fino in fondo in campionato e in Champions?
«Penso di sì. Già nella scorsa stagione Spalletti è riuscito a farla giocare
davvero bene; quest’anno si è rinforzata in maniera adeguata, anche dal punto di
vista dei ricambi, e credo che sarà in grado di dare enormi soddisfazioni ai
tifosi. Non parlerei di sorpresa, ma di conferma, sapendo che la squadra può
contare su un motore ancora più potente».
Da qualche anno il mondo dello sport alimenta gli scandali: da Calciopoli al
caso-Mc Laren al doping nel ciclismo. Secondo te queste vicende possono far
passare la voglia alla gente di seguire i propri campioni?
«I programmi sportivi sono sempre molto seguiti, gli ascolti sono sempre alti,
ma credo che sia cambiato lo spirito di seguire lo sport nel pubblico. Anche noi
addetti ai lavori avvertiamo questo disagio, e penso che ciò che è accaduto in
Formula 1 sia anche più grave della stessa Calciopoli: in quel caso, in un certo
senso, abbiamo assistito ad una rifondazione e a un cambiamento. Invece la
vicenda che ha riguardato la McLaren ha danneggiato l’immagine di questo sport e
anche il comportamento di Alonso non è stato esemplare».
Quali sono secondo te le difficoltà di essere donna e giornalista oggi?
«Sarei contenta di non sentirmi fare più questa domanda. Evidentemente ti
riferisci alle difficoltà che incontra una ragazza non tanto con gli altri
sport, ma quando commenta il calcio. Mi accorgo che anche se sono sempre di più
e non poche quelle che lo fanno con competenza e professionalità, c'è ancora un
pizzico di stupore da parte di qualcuno. Fui intervistata, qualche anno fa, da
una troupe della BBC
che venne in Italia proprio per un reportage sulle giornaliste sportive che
avevano scelto in particolare il football, fenomeno che in Inghilterra non era
ancora così diffuso. Ti assicuro che nell'ambiente il rispetto c'è e per i
protagonisti - calciatori, allenatori, presidenti - è del tutto indifferente. E
allora: colleghi maschi cambiate domanda! Lo dico con il sorriso, ovviamente,
anche se poi ti rendi conto che una donna che dirige un giornale sportivo deve
ancora arrivare, che l'equivalente al femminile di Marco Civoli e
Fabio Caressa ancora non esiste, e le telecroniste fanno fatica ad emergere.
Piano piano nelle trasmissioni tv qualcosa sta accadendo, penso che sia
importante imporre la propria personalità, il proprio pensiero, evitando di
sentirsi inferiore al collega che si ha accanto. Le poche donne che hanno la
possibilità di avere un ruolo in un programma tv devono sfruttare l'occasione,
come vedi non dico che devono dimostrare di essere competenti, perché quello è
implicito, ma lo è anche se il conduttore è un uomo!».