Telegiornaliste
N. 8 del 6 giugno 2005
Intervista a Pino Scaccia
di Tiziano Gualtieri
Giornalista, noto inviato,
blogger, ma soprattutto operaio della professione.
Pino Scaccia del TG1 è principalmente
questo: un uomo che con umanità riesce a raccontare la
verità dei fatti puntando sulle emozioni piuttosto che
sulla sensazionalità. Un vero e proprio zingaro del mondo
dell’informazione, globetrotter tra guerre e distruzione. Uomo
dall’elevata esperienza accumulata in anni di sacrifici,
paure, tensioni e – a volte – grossi spaventi e lacrime. Sentiamo
cosa ci ha confidato in un attimo di relax...
Fino a qualche tempo fa, i nemici principali per un giornalista di
guerra erano la censura e la morte. Da un po' di tempo si è aggiunto
- in maniera sempre più importante - anche il rischio rapimenti.
Questo, per un inviato come te, ha cambiato un po' il modo di fare
giornalismo?
Ma no. Si va a seguire un evento con la piena coscienza dei rischi. Non è che
la morte sia una fine migliore di un rapimento… Nessuno di noi è un
eroe, né ha la vocazione di diventarlo. Ci si affida al mestiere, e
all’intuito, per ridurre al minimo i rischi.
Reporters Sans Frontières, nel suo ultimo rapporto sulla libertà di
stampa, parlando di Italia ha affermato come nel 2004 sia: «La
giustizia la responsabile della maggior parte delle violazioni della
libertà di stampa, con pene detentive nei confronti di giornalisti e
una moltiplicazione di violazioni del segreto professionale». A
tutto ciò si aggiunge: «Il conflitto di interessi di Berlusconi che
resta un'anomalia unica in Europa». Ma è davvero così difficile fare
informazione nel nostro Paese?
Dipende. Diciamo che quando si parla di politica nazionale è un po’ più
complicato. Lo è sempre stato. Infatti non mi è mai piaciuto
occuparmi di interni.
Il noto comico Paolo Rossi, nel corso di un intervista, ha spiegato come non
sia vero che in Italia non vi è libertà di stampa. Il problema
principale è che non ci sono più i giornalisti. Quanto di vero c'è
in questa affermazione?
Paolo Rossi ovviamente parla per iperbole, come tutti i grandi comici. I
giornalisti ci sono. Forse è più difficile fare il giornalista.
Forse ce ne sono di meno. Ma non vorrei cadere nella solita
tiritera: “ai miei tempi…”. Diciamo che sono cambiate molte cose.
Il tuo motto è: «Se non diremo cose che a qualcuno spiaceranno, non
diremo mai la verità». A volte, però, capita che qualcuno abbia
perso il lavoro o la vita pur di poter dire la verità. Secondo te
esiste un momento in cui i propri ideali debbano scendere a
compromessi con la vita vera? A te è mai successo?
I compromessi non mi piacciono. Io mi sono sempre battuto per dire la verità.
Sono sincero: non ho mai avuto grandi problemi, specie occupandomi
di esteri. Lo so che dicono tutti così, ma sinceramente non ricordo
censure pesanti. Con il caso Farouk (Kassam ndr) sono andato contro
tutte le istituzioni. E dall’Iraq ho sempre avuto modo di parlare
degli errori americani.
Sempre più spesso i telegiornali vengono identificati nei loro conduttori che
diventano anchorman o anchorwoman a tutti gli effetti. Quali possono
essere i vantaggi e quali i limiti?
Anche qui è cambiato tutto: forse succedeva una volta quando i conduttori
(parlo del Tg1) erano Vespa o Frajese.. Personalmente ritengo che
adesso non sia giusto, perché i conduttori sono soltanto le facce
dei telegiornali. Dietro c’è tutta la “line” che decide e organizza,
insomma direzione e quadri intermedi. Sono esasperazioni dei media.
È tutto scritto e controllato. C’è poco spazio per l’improvvisazione
personale.
Durante un'intervista (non mi ricordo quale, però) hai affermato che
all'inizio della tua carriera, l'allora tuo direttore ti disse: vuoi
fare il giornalista o il conduttore? E allora hai scelto di fare
l'inviato. Secondo te c'è ancora così tanta diversità tra le due
"professioni"?
Era Morrione,il capocronista, ora direttore di Rainews24. Allora c’era uno
steccato insuperabile. Per un anno ho condotto, ma non c’era spazio
né possibilità di fare anche l’inviato. Adesso i ruoli sono più
mischiati, gli steccati non sono più così alti.
Come quasi tutti, anche tu hai iniziato dalla carta stampata e più
precisamente dal "Corriere Adriatico". Uno dei primissimi tuoi
articoli parlavano del fenomeno-Baglioni. Quanto ti manca il
giornale e cosa ti ha spinto a scegliere il giornalismo televisivo?
Prima ancora, a “Momento sera” di Roma. La carta stampata mi manca. Mi piace
scrivere. Mi sfogo con i libri: ne ho già scritti quattro, con
discreto successo. La televisione non è stata una scelta. Da un
piccolo quotidiano di provincia sono entrato alla Rai: è stata una
grande opportunità. Rimpiango quei tempi, quando il padrone assoluto
ero io: cioé io e il mio computer. In televisione il lavoro è più di
gruppo: operatore, montatore, per non dire producer e altri. Più
complicato. E poi i tempi: la maledizione dei satelliti, quando stai
in zona di crisi è veramente dura. Però è pure bellissimo lavorare
con le immagini….
Anche tu sei rimasto subito affascinato dai blog. Secondo te, quali possono
essere i vantaggi e quali i limiti di questo nuovo strumento di
comunicazione che consente a chiunque di diventare editori di loro
stessi?
I limiti te li dico subito. I limiti, paradossalmente, sono nella libertà
assoluta. Non tutti hanno capacità, testa e anima per sfruttarla al
meglio. I vantaggi sono evidenti. Una comunicazione immediata, senza
intermediari, e soprattutto la possibilità di dialogare, di
confrontarsi.
Infine un'ultima domanda. È di questi giorni la notizia di due
giornalisti espulsi dal regime castrista solo perché colpevoli di
fare il loro lavoro. Un'ulteriore dimostrazione che fare il proprio
lavoro è difficile anche lontano dai luoghi di guerra? E che ne
pensi del "caso" Giorgino?
I testimoni sono sempre scomodi. Non mi piace l’idea di non essere più
accettati in Iraq, per esempio. Non mi piacciono i Paesi che non
vogliono testimoni. Non mi piace affidarmi alle notizie omologate.
Fare il cronista è sempre stato difficile. E lo sarà sempre. Il caso
Giorgino? Non parlo mai dei colleghi. Specie quando sono miei
compagni di stanza.
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