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Intervista a Marina Sbardella tutte le interviste
Marina SbardellaTelegiornaliste anno III N. 5 (83) del 5 febbraio 2007

Marina Sbardella, sportiva di fatto di Giuseppe Bosso

Marina Sbardella, nata a Roma, è giornalista professionista dal 1988; è caporedattore Sport di La7, dove lavora da quasi vent’anni - era ancora TCM - partecipando alle principali trasmissioni sportive dell’emittente, come Galagoal.
È anche dirigente accompagnatore della nazionale femminile di calcio e membro alla FIFA della Commissione per il calcio femminile.

Caporedattore Sport a La7: un incarico sicuramente prestigioso, a maggior ragione in un settore dove, fino a qualche anno fa, per una donna c'erano molte difficoltà di accesso: rispetto ai suoi inizi di carriera riscontra una vera parità di trattamento oppure ci sono ancora discriminazioni tra sessi?
«A TMC ho avuto una vita abbastanza facile, fin dagli inizi; non ho mai trovato discriminazioni nei miei confronti. Ho esordito però al Tg3 e anche qui ti dirò che ho avuto molto spazio, in quanto mi sentivo molto predisposta per i servizi in diretta, dote all’epoca non patrimonio di tutti. Non posso dire che in altre testate ci sia molta apertura verso le donne, e non solo ai miei esordi. Ma sicuramente a La7 si è riuscito a creare, e lo riscontro in molte mie colleghe, un perfetto mix tra bellezza e professionalità. Da cinque anni sono caporedattore e non posso certo lamentarmi».

E' uno dei volti storici di La7: pensa che la sua emittente nel tempo sia riuscita a costituire una valida alternativa ai due colossi Rai e Mediaset, alla luce anche dell'acquisto dei diritti televisivi sul calcio di serie A?
«Certo, anche se non è stato facile, agli inizi riuscire a destreggiarci in questi spazi così ampi. Con l’avvento di Sky, poi, c’è stata una crescita notevole del pluralismo che spero il nuovo governo riesca a garantire».

Inevitabile una domanda Calciopoli: senza entrare nel merito della vicenda, ritiene che si riuscirà a tornare ad una concezione più etica e sportiva del gioco più amato dagli italiani?
«Sicuramente ci sono le possibilità per ripartire, una volta per tutte, su basi più etiche, anche su molte tematiche, in particolare quella legata al business dei diritti televisivi».

Il polverone ha causato una perdita notevole alla sua emittente: Aldo Biscardi, con cui ha collaborato in passato. Quali sono le sue sensazioni a riguardo?
«Aldo e la rete hanno deciso, di comune accordo, di prendere due strade diverse, e voglio sperare che questa storia non venga più strumentalizzata dai media con congetture e falsità. E’ stato sicuramente per noi un grande maestro in questi anni e la sua partenza ci ha lasciati disorientati all’inizio, ma poi, con il nuovo direttore allo Sport Darwin Pastorin, ci siamo ripresi».

Qualche anno fa fu presa di mira dalla Gialappa's per alcuni "strafalcioni": la cosa l'ha infastidita oppure col tempo è riuscita a prenderla con ironia?
«Assolutamente no! Anzi, sono molto affezionata a quel periodo; sono sempre stati molto affettuosi con me. Ho vinto il loro “premio Miss Papera”, ma l’ho preso con molta stima, che è reciproca nei loro confronti; non sono mai stati maleducati con me, e certo sarebbe stato diverso se gli strafalcioni da te citati fossero dovuti alla grammatica o alla sintassi».

Ritiene che per una giornalista sia difficile conciliare l'attività professionale con la vita privata e gli affetti?
«Non è facile, certo, ma non vale solo per noi. Le donne in quanto tali sono continuamente tenute a sacrificarsi più degli uomini. Per mandare avanti una famiglia devi fare dei veri e propri tripli salti mortali per conciliare i tuoi doveri con quelli legati al lavoro. Mi aiuta però il fatto che anche mio marito, Mario Giobbe, è giornalista e quindi meglio di chiunque altro può capire quali sono le gioie e i dolori di questo lavoro. Nostra figlia, invece, non credo seguirà le nostre orme. Prima di chiudere, mi permetti due osservazioni?».

Prego.
«La prima è una speranza: vorrei riuscire a vedere una donna dirigere un quotidiano sportivo.
Poi mi chiedo: perché solo agli uomini sono concesse le rughe per andare in video, e alle donne è sempre richiesta la gioventù?».

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