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Intervista a Domitilla Savignoni (1) tutte le interviste
Domitilla SavignoniTelegiornaliste anno II N. 14 (46) del 10 aprile 2006

Savignoni, esperta di Medio Oriente di Filippo Bisleri

Abbiamo raggiunto Domitilla Savignoni, redattrice della sezione Esteri del Tg5, in una delle sue presenze sul suolo italiano dopo la lunga permanenza in Israele per seguire la drammatica vicenda dell’ictus che ha colpito il già premier di Israele, Ariel Sharon.

Domitilla Savignoni come ha deciso di fare la giornalista?
«Da ex sportiva e grande appassionata di danza, all'inizio sono stata incerta sulla carriera da intraprendere. Poi ho cominciato le collaborazioni giornalistiche. Il mio obiettivo era riuscire a lavorare in un quotidiano, ma quando mi è stata offerta l'opportunità di entrare al Tg5 diretto da Mentana, non ho avuto dubbi. Lo stimavo, guidava una redazione giovane e dinamica e un progetto unico nel panorama televisivo italiano».

Fare il giornalista presenta giornate sempre diverse. A te cosa piace della professione?
«Amo il mio lavoro, mi piace l'imprevedibilità, il non dover sempre affrontare gli stessi temi, la possibilità di viaggiare e di essere al centro degli eventi per tentare di capirli e raccontarli, avendo a disposizione il fortissimo potere delle immagini».

Cosa ti incuriosisce di più del tuo lavoro?
«Il terrorismo, le armi di distruzione di massa, i servizi segreti, il conflitto israelo-palestinese. Sono appassionata di storia, ma anche di tutto quello che riguarda il futuro, come la genetica e le nuove tecnologie».

Lavori in tv. Cosa pensi degli altri media?
«Adoro la radio e Internet. La prima è uno strumento antico eppure sempre attuale, l'altro è il presente e il futuro della comunicazione».

Nel corso della tua carriera professionale c’è un servizio o un’intervista cui sei particolarmente legata, o che più ti hanno colpita?
«I servizi dopo l'undici settembre. Un momento terribile per chi fa il nostro lavoro. Come personaggi, non potrò mai dimenticare l'incontro con Yasser Arafat».

Chi annoveri tra i tuoi maestri di giornalismo?
«Indro Montanelli, anche se non l'ho mai conosciuto di persona. Enrico Mentana, il più grande in Italia nel giornalismo televisivo. Ugo Magri, per avermi svelato, con pazienza, i primi trucchi del mestiere».

Tra le colleghe e i colleghi dell’informazione moderna chi apprezzi di più?
«Milena Gabanelli di Report».

Quali consigli daresti ai tanti giovani che vogliono fare il giornalista da grande?
«Consiglio di chiarirsi bene le idee su quello che si vuole fare, studiare e aggiornarsi continuamente, bussare a qualsiasi porta (prima o poi qualcuna si apre) e avere l'umilità di cominciare da piccole realtà (si impara tantissimo). E, se non bastasse, trovarsi un ottimo sponsor».

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