Telegiornaliste
anno III N. 23 (101) dell'11 giugno 2007
Adriana Santacroce di Giuseppe
Bosso
Questa settimana incontriamo Adriana
Santacroce. Giornalista professionista dal 2001, conduce la trasmissione di
approfondimento politico
Linea d’ombra sull’emittente
Telenova.
Conduttrice di un programma di approfondimento politico. A livello nazionale,
tranne qualche eccezione, piuttosto insolito, mentre nelle emittenti locali ha
molte colleghe. Come mai, secondo lei?
«Bella domanda. Sicuramente è stato difficile anche, per esempio, nell’ambito
del giornalismo sportivo dove comunque
Paola Ferrari è riuscita ad imporsi bene. Non è stato facile guadagnarsi la
stima degli interlocutori, ma pian piano penso di essere riuscita ad acquisire
una certa credibilità. Penso che Telenova, in questo senso, abbia fatto
una buona scuola».
In futuro pensa di “scendere in campo” come ha fatto la sua collega
Lilli Gruber, impegnandosi direttamente in politica?
«No, assolutamente. Mi sta bene così: fare questo lavoro, che amo, e farlo
bene».
Qual è il segreto per riuscire a condurre un programma incentrato sulla
politica mantenendo un atteggiamento imparziale?
«Partiamo dal presupposto, in cui credo molto, che tutti hanno diritto di avere
i loro spazi ed esprimere le loro opinioni, anche su temi molto scottanti come i
Pacs e le relazioni omosessuali. Il giornalista che si occupa di politica,
secondo me, deve essere bravo a “fare le pulci”, se così si può dire,
soprattutto a chi governa, a prescindere dallo schieramento politico a cui
appartiene, proprio perché lo spettatore-elettore deve essere in grado di capire
se colui che ha votato sia in grado di mantenere quello che ha promesso in
campagna elettorale. L’ironia aiuta in questi casi».
Leggendo sul nostro forum il
thread dedicato a lei, si nota che i suoi tanti fans lamentano il
look troppo castigato: cosa sente di rispondere?
(Ride, ndr) «Sì, ne ho sentito parlare, ad esempio di qualcuno che ha
criticato il fatto che mi si vedesse l’ombelico… Scherzi a parte, rispondo così:
chi si occupa di politica è tenuto a mantenere una certa credibilità anche nel
look, che è il primo biglietto da visita che presentiamo al nostro spettatore,
ed è importante per mantenere quella credibilità che, come le dicevo, per una
donna è molto difficile da conquistare».
Ci sono ingerenze della politica nel mondo dell’informazione? Le è mai
capitato di doverne fronteggiare?
«Ci sono, soprattutto nel momento in cui un ospite di peso subordini la sua
presenza in trasmissione a delle vere e proprie liste di prescrizione, dei
paletti sulle domande e sui contenuti della puntata. Questo tipo di ingerenza,
sì, mi è capitato di trovare, ma ho subito prontamente arginato; anche se in
verità ho riscontrato questo tipo di resistenza non tanto nei politici in sé,
quanto nei loro uffici stampa, soprattutto degli esponenti di rilievo in ambito
regionale».