Telegiornaliste
anno II N. 16 (48) del 24 aprile 2006
Rubele, giornalista di gavetta di
Giuseppe Bosso
Il grande pubblico ha avuto modo di conoscerla solo due estati fa, quando
affiancò Maria
Teresa Ruta e Beppe Convertini nell'edizione estiva di
"L'Italia sul Due". Ma Monica
Rubele, veronese doc, ha alle spalle una lunga gavetta e può
considerarsi certamente una veterana del mestiere.
Come nasce, professionalmente parlando, Monica Rubele?
«Sono giornalista professionista dal 1997, ma già da tempo lavoravo
presso emittenti locali venete; come cronista mi occupavo di varie cose,
dalla cronaca agli eventi; ho anche condotto convegni, poi sono passata a
Rtl 102.5, continuando la trafila che poi mi ha portato, due anni fa, a
Raidue, dove tuttora sono co-conduttrice di
Sereno variabile».
Quindi possiamo dire che le emittenti locali sono una buona "palestra" per
chi si avvicina al mestiere?
«Certamente. Anzitutto per la buona professionalità di chi ci lavora, ma
soprattutto, nel mio caso in particolare, proprio per il fatto che,
dovendoti occupare di tante e varie cose (ad esempio mi capitava che di
mattina dovevo fare un servizio su un omicidio e la sera un servizio sulla
prima al teatro di Verona), hai la possibilità di imparare il lavoro di
giornalista a tutto campo».
Hai avuto finora grandi personaggi come compagni di lavoro, dalla Ruta a
Osvaldo Bevilacqua. Ti senti pronta per "camminare da sola" e quindi
condurre un programma tutto tuo?
«Beh, il lavoro in gruppo, a contatto con la gente, è la formula che meglio si
avvicina al mio modo di intendere il mestiere, però chiaramente è una delle
mie aspirazioni per il futuro».
Sereno variabile è un continuo viaggio per l'Italia, alla scoperta
anche di posti magari non tanto reclamizzati: ma il vostro lavoro basta per
valorizzare queste risorse del nostro Paese?
«Mi auguro di sì; del resto, se vedi la nostra trasmissione, è proprio questo
il nostro obiettivo: andare a caccia di curiosità, segreti, anche in modo un
po' insolito da come vengono presentati questi programmi; e in questo,
Osvaldo è davvero un maestro».
Si lavora meglio in un gruppo affiatato come il vostro?
«È indispensabile, per la buona riuscita della trasmissione. La tv amplifica
questo spirito di gruppo».
Un recente sondaggio afferma che voi giornaliste siete la categoria
professionale che peggio concilia lavoro e affetti. Da appartenente alla
categoria cosa senti di dire a riguardo?
«È la mia aspirazione riuscire a conciliare un'intensa attività professionale
con la vita privata, mantenendo le due cose nei giusti equilibri. Il lavoro
è importante, sì, ma non è tutto, per cui cerco di equilibrarlo con gli
affetti in maniera sana».
Ti ringrazio della disponibilità, Monica, e ti faccio un sincero in bocca al
lupo da parte di Telegiornaliste!
«Crepi. E grazie per l'affetto».