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Intervista a Johann Rossi Mason tutte le interviste
Telegiornaliste anno III N. 44 (122) del 3 dicembre 2007

Johann Rossi Mason, una grande passione per il campo scientifico
di Giuseppe Bosso

Johann Rossi Mason, giornalista dal 1990, nasce a Roma da padre americano e madre italiana. Tra le sue grandi passioni, la medicina e la scienza. Oggi collabora con numerose testate ed è uno dei volti di RaiUtile.

Da cosa nasce il suo interesse per le tematiche del mondo scientifico - medico?
«Anni fa mi regalarono un libro di Oliver Sack, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, in cui si parlava di numerosi casi clinici. Fino a quel momento mi ero occupata principalmente di musica e rimasi colpita da tanti termini medici di cui, all'epoca, ignoravo completamente il significato. Chiesi spiegazioni ad un amico medico. Fu talmente chiaro ed esaustivo che finì per affascinarmi e a spingermi a incentrare la mia professione in quel senso».

La tv satellitare offre più spazio rispetto a quella generalista per trattare certi argomenti?
«Indubbiamente sì. Una televisione sperimentale, come quella in cui lavoro, dà sicuramente molte opportunità per approfondire questi temi. La tv generalista tende a limitare o a sacrificare questi argomenti in nome delle esigenze pubblicitarie che spingono verso altre tipologie di trasmissione. E' sicuramente una strada che vale la pena di percorrere».

Bellezza e professionalità possono coesistere in questi anni di tv trash e immagine a tutto campo?
«Sarei ipocrita a dire che l'immagine non conta. Innegabilmente un bel viso, una bella figura sono piacevoli da seguire. Ma in ogni caso ciò non deve assolutamente andare a discapito dei contenuti e di quello che si cerca di trasmettere, davanti alla telecamera, al pubblico che ti segue. Basta trovare il giusto equilibrio e le due facce possono coesistere».

Ha chiamato il suo blog Sesto potere come «quello della libertà di critica». La preoccupa la proposta di legge Levi che potrebbe tristemente portare forti censure anche in Rete?
«Sicuramente un po'. Trovo che il blog sia la grande rivoluzione di questi anni: ha permesso a molti talenti di emergere anche nel loro piccolo, inteso come vicende di un quartiere o di Paesi in cui vige una fortissima censura. La piramide, con lo sviluppo della rete, si è capovolta perché ha permesso alla grande informazione di nascere anche dal basso. Insomma, sarebbe davvero un peccato se la legge entrasse davvero in vigore, viste le enormi potenzialità di Internet e di questo strumento che ha permesso al locale di affermarsi a livello globale».

Ha preso come modello Martha Stewart la cui immagine, però, è stata indubbiamente scalfita dalla vicenda giudiziaria che l'ha vista coinvolta. Crede che, nonostante questo, sia possibile tornare a galla?
«Non sono certo io che devo giudicare quello che ha fatto, ma chi è competente in merito. Penso che tutti abbiamo anche diritto di sbagliare e poi assumercene la responsabilità. A parte questo, ammiro e stimo moltissimo la Stewart per quello che ha saputo fare. Partendo come semplice casalinga, ha creato un impero che conta televisioni, giornali e altre cose. E' una figura che, risvolti giudiziari a parte, è meritevole di ammirazione e mi dispiace che in Italia non ce ne sia una dello stesso tipo per classe e capacità. Un'altra persona che ammiro tantissimo è Hillary Clinton e, da figlia di padre americano, spero proprio che l'anno prossimo sia lei a subentrare a Bush. Sono sicuramente questi i personaggi che vanno presi a modello rispetto ad esempi non altrettanto edificanti».

In quasi vent'anni di carriera giornalistica c'è mai stato qualcuno che ha provato a condizionarla nel suo lavoro?
«Per mia fortuna, occupandomi principalmente di temi che non hanno particolari occasioni di essere scomodi, non ho avuto occasione di subire condizionamenti. In ogni caso, a causa del mio carattere ribelle, sarebbe stato difficile. L'unica persona alla quale è concesso zittirmi, ma in modo molto dolce, è mia figlia (ride,ndr)».

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