
Telegiornaliste 
					anno III N. 34 (112) del 24 settembre 2007
Romita: non sono un morto di fama
                   di Silvia Grassetti 
                   
                   «Chi ha titolato: Romita, la mia vita per un po' di 
mondanità cercava di farmi passare per uno di quei "morti di fama" di cui 
parlavo nell'intervista 
a Nicola Pistoia». Il popolare mezzobusto del Tg1,
                   
                   Attilio Romita, non ce l'ha fatta passare liscia. 
                   
                   Attilio, allora abbiamo preso un granchio: non è vero che 
daresti la vita per un po' di mondanità, eppure la vita mondana ti affascina: 
dove abbiamo sbagliato? 
                   «Dare la vita per un po' di mondanità credo sia una scelta da 
imbecille. Io non lo sono. Alla domanda sulla mia presenza a numerosi eventi 
mondani ho risposto che quando la mondanità è fatta di tavole ben apparecchiate, 
vini eccellenti, buona musica e belle donne, allora mi piace. Non mi piace 
quella popolata dai soliti "morti di fama" che farebbero qualsiasi cosa pur di 
apparire». 
                   
                   Non per la mondanità, dunque, ma allora per cosa daresti 
la vita? 
                   «Darei la mia vita per vedere felici le persone che mi stanno 
vicine, a cominciare da mia figlia Alessia. Per avere successo nella mia 
professione, mi limito a liberare tutte le mie energie fisiche ed 
intellettuali». 
                   
                   Chiarito il qui pro quo, approfittiamo della disponibilità 
del tgista per rivolgergli alcune domande sull'associazione
                   Li.Sta, di cui è fondatore. In un intervento sull'Unità, 
il 23 febbraio del 2005, Travaglio criticava l'associazione
                   Libera Stampa, fondata, citiamo testualmente, «dai 
vicemimun Alberto Maccari e Francesco Pionati, dal caporedattore politico del 
Tg1 Cesare Pucci, dai conduttori del Tg1 Attilio Romita e Susanna 
Petruni, nonché dai redattori politici Ida Peritore e Angelo Polimeno, e 
dall'inviato del Tg2 Emilio Albertario. La sigla dell'indomito pool, che 
ha sede nell'ufficio di Pionati, è tutta un programma: Li.Sta. E così la 
cerimonia di battesimo, in un noto ristorante romano, alla presenza del ministro 
Gasparri. In effetti i maligni assicurano che i Magnifici Otto sono tutti 
berlusconiani devoti». 
                   
                   Attilio, come rispondi a questa critica? 
                   «Travaglio scrisse alcune inesattezze. Tra queste i nomi di 
Susanna Petruni e Ida Peritore tra i fondatori di Libera Stampa. E 
inoltre: i fondatori, secondo Travaglio, erano talmente devoti berlusconiani che 
il loro numero uno, Francesco Pionati, è stato eletto senatore dell'Udc!». 
                   
                   Li.Sta è un progetto ancora attivo, e quali 
iniziative promuove? 
                   «Non so nulla di Li.Sta da molti mesi. Come già detto, 
il suo principale ispiratore, Pionati, fa il senatore. E quindi immagino che 
l'associazione di giornalisti sia stata sciolta. Ma potrei sbagliarmi».