Telegiornaliste
anno IV N. 42 (167) del 24 novembre 2008
Paola Rendina, anima e corpo
per il giornalismo
di Giuseppe Bosso
Pubblicista dal 2000,
Paola
Rendina ha iniziato la sua carriera nel 1998
con la conduzione dei tg sull'emittente Tv Luna
di Caserta.
Poi le esperienze a Telecaprisport, Radio Quinta
Rete, Mediacom Produzioni Televisive S.r.l.
Direttore responsabile del quotidiano telematico
Napoli Magazine tra il 2004 e il 2007, da
quest'anno collabora con l'emittente Canale 9.
Come ti sei avvicinata al giornalismo?
«Per passione e vocazione. È stato inevitabile
visto che mia madre ha lavorato in Rai, alla
redazione del Tgr Campania, per oltre 35 anni.
Ho capito che era questa la mia strada».
Alla luce della tua esperienza nel giornalismo
sportivo, ritieni che sia un settore ancora
maschilista oppure per le donne c’è spazio?
«In passato c’era probabilmente poca possibilità
per noi donne, ma nel tempo ci siamo fatte
valere, anche se devo dire che non ci sono molte
occasioni in una realtà come quella napoletana,
mentre professioniste come la
Vanali,
la Blini
e la D’Amico
hanno ottenuto grandi risultati al Nord».
Quali sono le difficoltà maggiori che incontri
nel conciliare lavoro e vita privata?
«Quando lavoravo a
Telecaprisport andavo allo stadio e lì sono
andata fino all’ottavo mese di gravidanza. Poi,
dopo poco più di un mese e mezzo che era nato
mio figlio, ci sono tornata, ma a Napoli non ci
sono molte possibilità, a maggior ragione dopo
che sei uscita dal giro. Rientrare è ancor più
arduo. Per fortuna, sono sempre stata molto
tenace, non ho mai mollato e sono molto
orgogliosa di quello che sto facendo a
Napoli Magazine.
Qual è la tua maggiore soddisfazione legata a
questa esperienza?
«Il grande seguito che ottiene questo tg. Offre
un’informazione in tempo reale 24 ore su 24,
siamo in crescita continua ed è la maggiore
gratificazione per tanto lavoro».
Calcio e gossip, un binomio sempre più solido,
e nel tuo magazine è evidente. Non trovi sia un
po' svilente per l’aspetto prettamente sportivo?
«No, le cose sono cambiate. Se fino agli anni
Ottanta, Novanta erano gli attori a
rappresentare l’emblema maschile della virilità,
adesso sono i calciatori ad occupare questa
posizione, al di là dell’aspetto economico. E'
forte l’impatto mediatico che hanno avuto con le
numerose love story, ma non è detto che questa
cosa duri per sempre».
Il Napoli vola in alto dopo anni difficili. È
un segnale positivo per la città?
«Certamente. Tra tanti problemi, dalla
disoccupazione all’emergenza rifiuti, è bello
che i giovani e non solo abbiano finalmente
trovato un attimo di serenità grazie ai
risultati strepitosi che la squadra sta
ottenendo in campionato. È bello anche vedere
tante famiglie andare insieme al San Paolo,
un’immagine di speranza per il futuro».
De Laurentiis, però, afferma che occorreranno
almeno tre anni per andare in Champions League.
Scaramanzia o consapevolezza che c’è ancora
molto da fare?
«De Laurentiis è scaramantico per definizione. È
giusto che un presidente tiri le redini in un
momento di grande esaltazione, quasi impossibile
da contenere in una città come la nostra.
Comunque, per come stanno andando le cose,
perché non continuare a sognare?».
Non tutte rose e fiori, però,per la squadra
azzurra, nel mirino della giustizia sportiva di
continuo. Perché con altre squadre non si è
altrettanto rigorosi nelle sanzioni?
«A rimetterci sono i veri sportivi napoletani
abbonati al San Paolo; non è giusto fare di
tutta l’erba un fascio, soprattutto per quello
che è successo in occasione di Roma-Napoli. Non
si può punire una società per cose che sono
accadute al di fuori di uno stadio, causate da
delinquenti che non hanno nulla a che vedere con
lo sport».
Il bello e il brutto del giornalismo?
«È un mestiere stupendo che ti dà la possibilità
di entrare a far parte di un mondo ampio a cui
devi dedicarti anima e corpo. Il brutto è il
dover fare tanti sacrifici anche solo per
arrivare al sospirato tesserino, dopo anni di
gavetta. E poi c'è lo sfruttamento da parte di
chi ti chiede tanto e non ti rimborsa nemmeno le
spese affrontate. Ci vuole davvero molta
determinazione e tenacia, oltre a una grande
passione».
Il tuo sogno nel cassetto?
«Sembrerà banale, ma mi piacerebbe arrivare a una
grande emittente nazionale che possa darmi uno
spazio tutto mio: Sky, Mediaset, Rai».
E sacrificheresti gli affetti per questo?
«Bisogna sapersi organizzare, e per mia fortuna
ho sempre avuto accanto persone che mi hanno
capita e sostenuta, da mio padre a mio marito
che, con mio figlio, è la cosa più importante
per me».
Hai mai subito condizionamenti nel lavoro?
«Questo è uno dei rischi del mestiere, ma per
fortuna non ne ho mai subiti, sono sempre stata
schietta».
Dove ti vedremo prossimamente?
«Ho da poco iniziato a collaborare con una grande
emittente come
Canale 9, e ne sono molto onorata, a maggior
ragione perché accanto a me ho un grande
professionista come Carlo Alvino».