Telegiornaliste
anno II N. 29 (61) del 24 luglio 2006
Marina Presello, bellezza del Nord-Est di
Giuseppe Bosso
E' uno dei volti di punta di
Telefriuli. Valletta, poi conduttrice, insieme alla collega
Giorgia Bortolossi, della trasmissione Poltronissima che segue
settimanalmente le imprese dell' Udinese.
La domenica conduce anche la trasmissione Basket&Volley e, infine, il tg
dell'emittente.
Questa settimana Telegiornaliste incontra
Marina Presello, per la gioia dei suoi fans, presenti nel Nord-est, ma
non solo…
Come nasce, professionalmente, Marina Presello?
«Provengo da un percorso di studi lontano da quello della professione
giornalistica: sto per laurearmi in Scienze e tecnologie alimentari. Sono
arrivata a Telefriuli
per caso, grazie ad alcuni conoscenti iscritti all’Udinese Club che a quei tempi
cercava una valletta. Poi, frequentando la redazione sportiva, mi sono
appassionata al lavoro, ho fatto tanta gavetta e, grazie all'attuale direttore,
Alberto Terasso, ho avuto la possibilità di andare in video a leggere i
telegiornali, ampliando la mia visione, non solo sportiva, di questo mestiere».
Quali sono le sue aspirazioni per il futuro? Fare del giornalismo televisivo,
magari a livello nazionale, oppure è interessata anche ad altri mezzi di
comunicazione di massa?
«Riuscire a spiccare il volo da una regione piccola come il Friuli e arrivare in
ambito nazionale sarebbe un risultato davvero importante. Credo che la
comunicazione sia interessante in ogni sua forma; il video e la televisione sono
mezzi più immediati, però la carta stampata è un mio pallino e non mi
dispiacerebbe scrivere su un quotidiano o anche su magazine specializzati».
Quale ritiene possa essere il ruolo delle emittenti locali come la sua, con
le nuove tecnologie che stanno cambiando le nostre abitudini?
«Il digitale aprirà orizzonti notevoli con investimenti mirati. Anche le piccole
tv potranno fare grandi cose».
A Telefriuli
ci sono altre due giornaliste molto apprezzate dal nostro forum, Giorgia
Bortolossi, con cui conduce Poltronissima e
Alessandra Salvatori: ritiene che tra colleghi giornalisti possa esserci un
buon rapporto?
«Posso dire senza timore e senza piaggeria che la nostra forza è proprio il
gruppo: per fortuna abbiamo caratteri compatibili e il nostro cammino a
Telefriuli
è stato praticamente parallelo. L'amicizia può esistere dovunque, non ci sono
categorie lavorative che la precludono. Certo è che quando prevale l'ambizione
sfrenata non si possono coltivare rapporti interpersonali».
Si occupa principalmente di sport, un settore fino a qualche anno fa di
esclusiva competenza maschile: pensa che si sia raggiunta una piena
emancipazione delle donne, oppure incontra ancora delle resistenze?
«Il numero delle donne è sicuramente salito, ma secondo me c'è ancora un po’ di
diffidenza. Per fortuna, negli ultimi anni, sembra che le cose stiano cambiando.
All'inizio erano in pochi a crederlo, poi lavorando seriamente e meticolosamente
ci siamo rese credibili».
Come vive il suo rapporto con l’Udinese? Si sente più tifosa o cronista al
seguito della squadra?
«Nasco come tifosa: a sei anni mio padre mi portava nei distinti a vedere il
grande
Zico, sono stata abbonata anche in curva; ora le cose sono un po’
cambiate perché le vedo da un'altra prospettiva, ma anche perché il calcio è
diventato sempre meno spettacolare e avvincente. Ma sarò sempre affezionata alla
squadra della mia città, questo è certo».
Cosa consiglia ai ragazzi che volessero intraprendere la sua strada?
«Tanta gavetta: è la palestra migliore. Come in ogni lavoro e in ogni fase della
vita ci vogliono sacrifici per arrivare dove si vuole; bisogna studiare,
applicarsi e soprattutto mai perdere l'umiltà».
Professionalità, simpatia e bellezza: nell’ordine, quali sono i fattori su
cui punta principalmente?
«Questi, nell'ordine che ha messo lei... ».
Quanto è difficile, secondo la sua esperienza, conciliare lavoro e affetti?
«Grazie al mio lavoro ho trovato un uomo meraviglioso che gioca a pallacanestro,
in serie B e con il quale ho un bellissimo rapporto. Se si vuole che le cose
vadano in un certo modo è sufficiente impegnarsi e credere in quello che si fa.
Le priorità cambiano quando si crea una famiglia, ma ci sono tante donne in
carriera che riescono a gestirsi bene ».