Telegiornaliste
anno III N. 44 (122) del 3 dicembre 2007
Massimo Polidoro, l’uomo che svela i misteri di
Valeria Scotti
Nel 1989 nasceva il
CICAP, Comitato Italiano
per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. Tra i fondatori, Piero
Angela, Margherita Hack, Silvio Garattini e
Massimo Polidoro,
oggi segretario nazionale del CICAP e docente all'università di Milano Bicocca
di Metodo scientifico, Pseudoscienze e Psicologia dell'insolito.
Autore di numerosi libri e articoli, Polidoro è uno dei maggiori esperti
internazionali nel campo della psicologia dell'insolito, del paranormale e dei
misteri.
Ci fa un bilancio del lungo percorso del CICAP?
«Direi che possiamo dirci soddisfatti. Fino a vent'anni anni fa non c'era
nessuno che si preoccupasse di verificare le notizie che riguardavano misteri e
fatti insoliti e, automaticamente, si finiva per accettare tutto come
inspiegabile. Conseguenza di questo atteggiamento era il fatto che truffatori e
ciarlatani potevano approfittare tranquillamente della credulità dilagante.
Truffatori e imbroglioni purtroppo sono ancora con noi e penso ci saranno
sempre, ma almeno oggi esiste un punto di riferimento sicuro per chi vuole avere
informazioni corrette e verificate su certi fenomeni. Il CICAP, infatti,
risponde quotidianamente a decine di richieste da parte di giornalisti e del
pubblico in genere; inoltre diffonde i risultati del proprio lavoro attraverso
riviste, libri, conferenze, presentazioni, interventi radiotelevisivi, il sito
internet e il podcast.
Sono centinaia di migliaia le persone che raggiungiamo ogni mese e che così
possono farsi un'idea più completa riguardo alle notizie più bizzarre e strane
che si leggono sui giornali, ma anche riguardo a fatti insoliti che possono
capitare a chiunque. Se tante persone ora sono più attente e critiche circa
quello che viene raccontato, un po' di merito credo ce l'abbia anche il CICAP».
Tra le varie iniziative del CICAP, vi è un corso per investigatori
scientifici. La prossima edizione sarà nel 2008. Di solito chi sceglie di
partecipare a questo tipo di attività?
«Da un lato ci sono giornalisti, scrittori, docenti o ricercatori che
frequentano i nostri corsi per motivi professionali, per approfondire questo
tipo di argomenti e per imparare le tecniche di indagine razionale davanti a
presunti misteri. Dall'altro, partecipano professionisti, casalinghe, studenti e
semplici curiosi. E lo fanno proprio perché i nostri corsi rappresentano un modo
divertente per scoprire tante cose insolite sul mondo e sulla mente dell'uomo».
Come
si svolgono le lezioni?
«Le lezioni, condotte dai principali esperti e studiosi del CICAP, sono tenute
in un linguaggio accessibile a chiunque, senza inutili tecnicismi. Largo spazio
viene dato alla sperimentazione in prima persona: può capitare di incontrare una
persona che si definisce medium o sensitivo e si impara come metterla alla prova
per capire se davvero possiede facoltà paranormali o se la sua convinzione
dipende da un'errata interpretazione di qualche fatto del tutto normale. Altre
volte si può essere coinvolti in qualche esperienza: camminare sulle braci e
scoprire che lo può fare chiunque senza bisogno di meditazioni particolari o
facoltà soprannaturali; essere coinvolti nella realizzazione di un gigantesco
disegno in un campo di grano. Tutti poi imparano a difendersi dagli inganni e
dagli autoinganni, scoprendo anche come funzionano giochi di prestigio e
illusioni di vario tipo. Non di rado, dai nostri corsi esce qualche allievo o
allieva che si rivela poi un eccellente indagatore di misteri e allora diventa
un nuovo valido collaboratore del CICAP.
Se tra le lettrici e i lettori di Telegiornaliste c'è qualcuno incuriosito dai
corsi, le
iscrizioni per il prossimo ciclo sono state prorogate fino al 31 dicembre
2007».
Lei è autore di numerosi libri. L’ultimo, Etica criminale - Fatti della
banda Vallanzasca, si distacca dagli altri «per lo stile romanzesco della
narrazione» e perché questa volta si occupa di un solo caso. Come mai?
«Volevo cambiare un po' strada, nei lavori precedenti mi ero occupato di più
casi riguardanti misteri del passato o della cronaca nera. Volevo raccontare una
sola vicenda piena di eventi sorprendenti e simbolica di un certo periodo
storico del nostro Paese. La storia di Vallanzasca ha lasciato nel dolore tante
persone e sembra uscita dalla penna di un romanziere per la quantità di imprese
che hanno visto protagonista appunto Vallanzasca: dalle fughe rocambolesche agli
amori da prima pagina. Una storia simile non poteva che essere raccontata con i
registri tipici del romanzo. E dalle reazioni che ho avuto dai protagonisti di
questa vicenda, oltre che dai lettori, l'esperimento sembra proprio essere
riuscito. Posso quindi anticipare fin d'ora che il prossimo lavoro non potrà che
seguire questa strada».
Sul suo sito, oltre a un blog continuamente aggiornato, ci sono le puntate
del suo
podcast. UFO, Houdini, storie di miti del passato. Come è partita questa
iniziativa?
«L'idea iniziale era quella di dare maggiore soddisfazione alle tante persone
che visitavano il mio sito e che, non trovando magari risposte agli
interrogativi che interessavano di più, mi scrivevano decine di mail ogni
giorno. Era impossibile stare dietro a tutti. Quindi ho pensato di coinvolgerli
in un blog. Ogni giorno propongo argomenti che spesso mi vengono segnalati
proprio dai lettori, dando così vita a un dibattito dove ognuno porta qualche
cosa. Accanto al blog ho fatto partire un podcast, una serie a puntate dove
affronto in maniera più approfondita, coinvolgendo esperti di fama, alcuni degli
argomenti più interessanti trattati nel blog».
Il web quanto aiuta e quanto devia il suo lavoro?
«Da un lato aiuta perché mi dà la possibilità di confrontarmi di continuo con i
miei lettori, di ricevere suggerimenti e idee utili.
Dall'altro, è indubbio che mi impegna molto e sottrae tempo ad altre attività.
Nel complesso direi che il bilancio è positivo: sono più di 120mila le persone
che ogni mese mi vengono a trovare sul blog e oltre 30mila quelle che scaricano
il mio podcast. Non escludo che presto le attività online si amplino anche ad
altri campi».
Per Voltaire, un uomo si stima per le sue domande, non per le sue risposte.
Lei oggi quante domande ha ancora da porre nella sua attività?
«Non si smette mai di fare e di farsi domande. Chi non si pone più interrogativi
sulla vita, sul mondo e sui misteri che ancora ci circondano, è qualcuno che
forse ha perso interesse e curiosità per la vita. E devo proprio dire, per
fortuna, che non è il mio caso».