Telegiornaliste anno IV N. 27 (152) del 14 luglio
2008
Gennaro Pasquariello: May Day News, il mio notiziario
musicale
di Valeria Scotti
Gennaro
Pasquariello ha una lunga carriera alle spalle come musicista. Dal
novembre del 2004 produce May Day News, notiziario che offre uno
spaccato sulle produzioni musicali in Campania e non solo. Il programma
viene trasmesso dall'emittente campana Telecapri News, dalle emittenti
satellitari Denaro Tv ed Eco Tv ed è visibile sul
sito ufficiale
del programma.
Il suo è un percorso atipico nel campo del giornalismo, infatti lei nasce
come musicista...
«All'età di 11 anni ho cominciato a tamburellare sui fustini dei detersivi e a
14 anni ho comprato la prima chitarra, anche grazie a mio cugino,
appassionato di musica come me. Facevo "musica di garage" con i miei amici,
suonavamo le canzoni di Pino Daniele, degli Eagles, degli America. Poi è
arrivato il lavoro nell'ambiente neomelodico per cerimonie e feste di
piazze. L'incontro con Marco Zurzolo e Vittorio Riva mi ha spinto verso il
jazz. E quando un mio amico mi portò alla scuola Calderone, rimasi folgorato
dall'orchestra di Daniele Sepe. Ho cominciato a studiare musica e sono
arrivate varie collaborazioni: Tony Cercola, Edoardo Bennato e i Blue Stuff,
Joe Barbieri, Gino Paoli».
Poi ha esordito anche in tv.
«Sì, agli inizi degli anni novanta, l'incontro con
Lino Volpe
mi ha portato a collaborare al programma Volpe alla caccia su Canale
21. E nel 2004, su Canale 10, ho condotto Cosa succede in città,
programma in cui mi occupavo di tutto, ma con un occhio particolare rivolto
alla musica. Ad oggi ho realizzato più di 500 interviste e per me si tratta
di una ricchezza enorme. Riuscire a essere utile per la musica e i
musicisti, attraverso il mio lavoro, è una sorta di "missione"».
Parlare di musica in tv: differenze tra il passato e il presente?
«Ho imparato molte cose da Lino Volpe, ad esempio che la musica in tv spesso
non funziona perché non c'è quell'attenzione da parte del pubblico. C'è
stata un'involuzione sui contenuti e sulla forma, quindi se la musica viene
individuata come strumento di intrattenimento, le cose più artistiche e
creative vengono mortificate e trovano meno spazio. Si è soliti usare il
termine orrendo di musica di nicchia che ci fa sembrare necrofili. Ma ormai
si è creato un meccanismo secondo cui gli editori, anziché investire nei
confronti dei contenuti, pensano che sia più facile comprare un format già
chiuso, "cassettizzato". Tutto viene fatto esclusivamente all'insegna del
profitto».
Cosa ne pensa dei canali musicali dedicati ai giovani come Mtv e All Music?
«Questi canali utilizzano un meccanismo commerciale perché più gestibile e
semplice da affrontare, mentre parlare di argomenti più specifici richiede
la presenza di esperti che costano. Ecco perché molti sono stati costretti
ad autoprodursi, o si son visti cancellare programmi dai palinsesti come il
Roxy Bar di Red Ronnie. Oggi le realtà sono pilotate, e in quella che
definisco "missione" mi occupo di fare "in-formazione", ad esempio con dei
corsi di formazione all'ascolto ai ragazzi delle scuole medie superiori.
Ritengo importante che il pubblico conosca il panorama più ampio possibile
delle proposte musicali, rispetto alle intenzioni di Mtv, All Music o delle
radio "commerciali" che desiderano condizionare il gusto della gente».
Come
nasce May Day News, il suo notiziario musicale?
«Ho paragonato i musicisti a dei naufraghi emigranti che lanciano un segnale
di SOS internazionale. Pur essendo molto legato al territorio e alla
tradizione, non ci si può fermare alla scure del napoletano a tutti i costi,
altrimenti si rischia di diventare oleografici. La mia idea era quella di
raccogliere questa richiesta d'aiuto per evitare l'estinzione e per portare
in maniera professionale, attraverso un notiziario, un certo tipo di
messaggio. Ho iniziato a intervistare numerosi artisti, anche grazie alla
testata mp3.it del mio amico Fabrizio Morrone e così sono diventato
giornalista pubblicista. Inizialmente ho trovato in Serena Albano una
persona attenta che mi ha accolto a Canale 8, così come la sorella Lilly: mi
hanno offerto uno spazio quotidiano di 10 minuti sull'emittente. Ci sono
state difficoltà, soprattutto con i personaggi "famosi", ma ho dato spazio
anche alle realtà creative fino a giungere a interviste che si sono rivelate
un successo, come quella al mio idolo Marcus Miller. Ho sempre proseguito
con molta tenacia e non mi sono mai fermato. Sono arrivato poi a Denaro tv
sul satellite, e a Telecapri News grazie a Saverio Russo e al mio amico
Paolo Varriale».
Il suo impegno è appena approdato anche in radio.
«Sì, May Day News trasmette anche su Radio Antenna Uno. Lì ho la
possibilità di approfondire certi argomenti e di non essere legato a uno
spazio temporale troppo breve. Il target è spostato verso un pubblico più
grande d'età, realizzando una sorta di emittente più lenta rispetto alla
vita attuale che ci impone di correre. In radio si ragiona in maniera
Slow Food Music - titolo preso in prestito da alcuni dischi di Francesco
D'Errico - per comprendere di più il messaggio che un musicista vuole dare».
In May Day News si è inserita recentemente la rubrica Area CD
dedicata alle recensioni. Come è nata l'idea?
«Il disco ha un'importanza fondamentale, è l'unico elemento tangibile nella
musica su cui lasciare un documento della propria creatività. Siccome sembra
esser invece sempre più obsoleto, per me era fondamentale riuscire a
rivitalizzare questo documento musicale. Ho avuto la possibilità di
collaborare con il mio collega Michelangelo Iossa e abbiamo trovato la
formula vincente anche grazie a Galleria Auchan di Mugnano, dove facciamo le
riprese. Io e Michelangelo scegliamo i dischi da recensire: preferiamo non
legarci per forza al cittadino e al regionale, ma aprirci per lanciare un
messaggio oltre regione e per creare un anello di congiunzione con etichette
e produzioni extra regionali».
Quali sono i riscontri che ricevete dai musicisti?
«Spesso i musicisti ignorano come fare per riuscire a emergere. Credono che
solo suonando o pubblicando un disco tutto possa mettersi in moto. Invece ho
provato a sollecitare la partecipazione con il notiziario, che si lega
soprattutto all'aspetto artistico e non a quello meramente di profitto.
Alcuni, purtroppo, sono passivi e non capiscono che occorre allargare il
mercato. Ad esempio noi abbiamo a disposizione anche dei passaggi nella
metro collinare, nella funicolare di Napoli grazie a Videometrò News Network
e devo dire che non sono molti i musicisti a ringraziare di questa
possibilità che diamo loro, anche solo per una questione di educazione».
Cosa significa fare oggi informazione musicale a Napoli?
«Abbiamo un fardello come quello della tradizione che non trova più riscontro,
non ci sono più i poeti musicali di un tempo. La musica classica sembra
musica vecchia e non c'è un tessuto per far crescere le nuove proposte che
rimangono degli atolli nell'oceano. Io auspicherei a una maggiore coesione:
proprio con
May Day News mi piaceva render l'idea che ogni musicista potesse essere
una imbarcazione confermando non solo la propria identità, ma creando
insieme agli altri una flotta per attirare più attenzione. Fare informazione
è difficile: o si sceglie una via commerciale e si parla del nulla, o
altrimenti ci sono timidi tentativi che rimangono isolati. In questa città,
purtroppo, non si riesce a far durare qualcosa. May Day News resiste
perché lo porto avanti senza farmi influenzare, e nonostante le invidie o le
critiche che qualcuno mi può rivolgere, io vado avanti per la mia strada».