Telegiornaliste
anno III N. 26 (104) del 2 luglio 2007
David Parenzo, giornalista di razza
di Giuseppe Bosso
David Parenzo, nato
a Padova il 14 febbraio 1976 e giornalista professionista dal 2005, ha iniziato
la carriera in alcune televisioni e giornali locali in Veneto.
Ha debuttato 22enne in tv, con il programma Tutto quello
che avreste voluto sapere sul Festival ma non avete mai osato chiedere, una
rubrica sulla mostra del cinema di Venezia andata in onda sul circuito di
Odeon TV.
Oggi David è in forze alla redazione di
Telelombardia.
Dai quotidiani, tra cui Liberazione diretto da
Sandro Curzi, alla tv: è stato difficile il passaggio?
«Sono due ambiti diversi, ma io credo che una preparazione
veramente completa per un buon giornalista non possa prescindere da una
parentesi sulla carta stampata. La televisione ti aiuta per il supporto delle
immagini che si presentano allo spettatore, ma scrivere un articolo in cui devi
esporre il tuo racconto al lettore ti richiede molta attenzione nello stile e
nella stesura. Il giornalista della carta stampata deve far entrare il lettore
nel racconto: fargli sentire odori, luoghi e sensazioni… Con delle belle
immagini, in tv, questo è molto più facile!».
Iscritto alla facoltà di giurisprudenza, hai poi scelto la
carriera giornalistica...
«Non credo ci sia una laurea specifica per intraprendere il
nostro lavoro. Pensa che due grandi nomi come Deaglio e Santoro sono
rispettivamente laureati in medicina e filosofia, così come magari altri
colleghi non hanno conseguito questo titolo di studi. Penso che per diventare un
buon giornalista occorra anzitutto una grande passione per quello che facciamo e
poi, ovviamente, anche una buona dose di fortuna. Sotto forma di occasioni che
ti si presentano sul tuo percorso».
Conduci Prima serata alternandoti con
Stefania Cioce; quali sono i pro e i contro di questa
staffetta?
«Perché contro? Sono due stili diversi, quello mio e di
Stefania, complementari tra loro e che bene si coniugano con il carattere
“ruspante” di Prima serata, che si differenzia per questo da Iceberg,
l’altro programma che conduco e che ha un taglio più legato alla politica
nazionale. Prima serata ha poi un filo diretto continuo col pubblico,
come potete vedere, ed anche in questo penso che l’alternanza di conduttori
renda più ricca la tv nella quale lavoriamo.
E poi diciamolo: evviva le donne in tv. Condurre un
talk show politico non è da tutti. Pensa che la mia giornalista preferita è
Lucia Annunziata, dura e ficcante al punto giusto. Purtroppo in Italia le donne
che fanno programmi di questo tipo sono pochissime… Chissà perché!».
Quali sono le interviste più belle che hai fatto, e quali
ospiti, invece, ti hanno messo in difficoltà?
«Un’intervista che mi è piaciuta molto è stata quella che ho
fatto a Berlusconi l’anno scorso, poco prima delle elezioni politiche, e
ultimamente a don Verzè, il fondatore del “San Raffaele”.
Sono molto legato anche alle puntate con Deaglio, in cui
abbiamo trattato i presunti brogli elettorali quest’anno.
Se parliamo di difficoltà, non nascondo che qualche problema
me l’ha creato l’onorevole Taormina, per la sua imprevedibilità: io cerco
sempre, nell’allestire una puntata, di avere degli ospiti sui quali so già in
partenza quale posizione prenderanno sugli argomenti che tratteremo, in modo da
sapere come orchestrarmi, e questo, con Taormina, non è molto facile».
Telelombardia rappresenta un valido ingresso per una
carriera giornalistica ad alto livello?
«Sì, storicamente la nostra è un'emittente di alto livello,
ora a maggior ragione per la sua presenza sul satellitare, che ci permette di
avere un bacino d’utenza più vasto. Ma anche prima di questo, Telelombardia
costituiva sicuramente una bella scuola, per i personaggi che ci hanno lavorato
e per la qualità delle trasmissioni».