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Intervista a Marica Morelli (2)   Tutte le interviste tutte le interviste
Marica MorelliTelegiornaliste anno V N. 23 (194) del 15 giugno 2009

Marica Morelli: i miei nove mesi in giro per l'Italia
di TonyJay, Giuseppe Bosso, Valeria Scotti, Deborah Comoglio

Grazie alla collaborazione con Radio Web Stereo, questa settimana abbiamo incontrato Marica Morelli, uno dei volti del pomeriggio di Raidue con Insieme sul Due.

Un bilancio su questa tua ultima esperienza lavorativa?
«Sicuramente positivo. È stato un lavoro molto faticoso e pieno di responsabilità che mi ha messo alla prova. Ho girato nove mesi tutta l'Italia, ho conosciuto circa 1100 persone. E' stato possibile anche grazie al gruppo di lavoro meraviglioso con il quale ho vissuto quest'avventura. Ci siamo divertiti, stancati, abbiamo riso, pianto ed è andata davvero benissimo».

Che idea ti sei fatta delle persone che hai incontrato? C'è pessimismo tra la gente o voglia di rilancio?
«Ho conosciuto sia il piccolo paese che le grandi città. In queste ultime, si avverte maggiormente il senso di crisi. Però, a sorpresa, ho riconosciuto un sano ottimismo nella gente. Persone positive con delle storie fantastiche che ti lasciano ben sperare».

Reputi giusto lo spazio che i media stanno dando alla vicenda di Noemi Letizia?
«Sinceramente non gradisco questo pettegolezzo diffuso. Non mi piace soprattutto perché si lega alla politica che rappresenta una nazione, rappresenta il popolo. Capisco che il personaggio pubblico non riesce ad essere svincolato dal pettegolezzo, però non gradisco questo tipo di notizie soprattutto quando si tratta di un esponente politico o di una istituzione nel senso più generale».

Mentre sulla questione del terremoto in Abruzzo sembra che stiano abbassando la guardia.
«Sì, stanno abbassando anche il limite del buon gusto. Ci sono tante altre realtà e tante altre notizie che meriterebbero di essere approfondite, trattate con più delicatezza e attenzione. La mia umile esperienza in giro per l'Italia mi ha fatto conoscere delle realtà e dei problemi sociali importanti per i comuni, grandi, medi o piccoli che siano. Il buon sano e vecchio giornalismo potrebbe tornare ad essere l'inchiesta di una volta che fa venire fuori queste realtà. Non solo denuncia, ma anche la ricerca di una soluzione».

E cosa ne pensi del G8 a L'Aquila?
«È un modo per far conoscere anche a chi è fuori dalla nostra realtà italiana la tragedia che ha colpito un po' tutti. Più se ne parla, meglio è: in Italia si ha la memoria molto corta. Si ricorda nell'immediato ma poi ci si scorda di quel che è stato».

L'importante è non strumentalizzare la notizia.
«Infatti non ho gradito la spettacolarizzazione nei giorni successivi al terremoto. Si è toccato il cattivo gusto. Andare da queste persone disperate a strappare il pianto e la disperazione. Subito dopo la tragedia la popolazione doveva essere lasciata in pace. Adesso è giusto che se ne parli, ma per costruire e non per distruggere».

Esperienze diverse le tue: Rai, Mediaset, La7. E tutte positive.
«Io sono un'entusiasta di natura. La7 è stata la mia prima esperienza in assoluto, l'ho vissuta un po' con incoscienza perché sono stata presa dalla scuola di giornalismo e sbattuta in televisione. Poi c'è stata la chiamata da Maurizio Costanzo. Lì mi si è aperto il cuore perché fin da piccola ero una sua grandissima fan. E poi l'ingresso in Rai dalla porta principale, essendo arrivata da Michele Guardì».

Hai ammesso di preferire il lavoro televisivo rispetto a quello di redazione.
«Assolutamente sì. L'energia che ti trasmette la televisione è tutta un'altra cosa. La redazione ha dei tempi morti che per il mio carattere, per il mio modo di essere non vanno benissimo. Mi auguro quindi di continuare come adesso».

Di Telegiornaliste cosa ne pensi?
«È un'idea molto carina. Ho conosciuto il sito anni fa e non immaginavo ci fosse questa grande rete di contatti, siamo tutte schedate!».

Ci riveli, infine, i tuoi progetti per il futuro?
«mio sogno sarebbe quello di condurre un programma tutto mio. Per quanto riguarda i progetti, ho finito ora di lavorare e ho bisogno di riposare. Mi attendono giorni di colloqui, incontri. Non resta che incrociare le dita».
- Ascolta l'intervista su RWS
 

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