Telegiornaliste anno III N. 15 (93) del 16 aprile 2007
Marisa Messina, la donna che comanda il
carcere
di Laura Nicastro
La casa circondariale di Enna si tinge di rosa. E il
nuovo comandante della polizia penitenziaria, Marisa
Messina, 51 anni, ha alle spalle un curriculum di tutto
rispetto. Laureata in scienze giuridiche all'università di
Messina, è in servizio nell'amministrazione penitenziaria
dal 1983, con l'incarico di vigilatrice nel carcere
Sollicciano a Firenze.
Nel 2004 ha comandato il carcere di Bicocca a Catania ed è
stata tutor dei corsi di formazione della scuola
dell'amministrazione carceraria di San Pietro Clarenza (CT).
In
realtà, l'incarico non è una novità per Marisa
Messina, ma «un ritorno a casa, perché nel 1998 ho
sostituito il comandante del reparto per brevi periodi, e
nel 2000 sono diventata comandante della casa circondariale
di Enna». Proprio nel '98 è stata la prima donna ad
assumere il comando di un carcere.
Marisa Messina è una donna tenace ma modesta che non ha
«strombazzato ai quattro venti il suo primato nella polizia
penitenziaria».
E il riconoscimento della sua professionalità non è stato
semplice: «Ho rivestito tutti i ruoli all'interno
dell'amministrazione penitenziaria, da quello civile fino a
comandante. Spesso, però, ho sentito frasi come Ma a Enna
non ci sono ispettori uomini?, oppure Non abbiamo
nulla da eccepire sul suo lavoro, ma un uomo dà più il
senso dell'autorità, può far rispettare meglio le regole.
Parole che fanno molto male, dopo una dura giornata di
lavoro, ma io sono testarda e continuo».
E proprio la sua testardaggine e fermezza le hanno permesso
di lavorare in un ambiente non certo semplice: «Le detenute
sono più aggressive degli uomini perché vivono male la
privazione della libertà. Le donne molto spesso sono più
istintive e passionali e non riescono a mascherare i
loro stati d’animo».
La situazione che Marisa Messina trova a Enna è buona e non
sembra destare problemi. Ma non è stato sempre così, come
quella volta che ha scoperto una detenuta a organizzare
l’uccisione di una compagna di cella: «Abbiamo vissuto
momenti di forte tensione, ma alla fine siamo riusciti a
sventare tutto e a ritrovare i rasoi con cui avrebbe vovuto
colpire l’altra detenuta».
Nonostante le difficoltà e la rinuncia a una vita tranquilla,
Marisa Messina è contenta del suo lavoro: «La
soddisfazione più significativa la traggo dalle conferme
quotidiane e dalla gestione serena che cerco di portare
nella casa circondariale».