Telegiornaliste anno IV N. 23 (148) del 16 giugno 2008
Myrta Merlino: l’economia è una lente per capire la realtà
di Giuseppe Bosso
Incontriamo
di nuovo con grande piacere Myrta Merlino,
al termine della terza edizione del suo fortunato programma Economix, che
da più parti ha ottenuto grande riconoscimento per il modo chiaro e semplice con
cui affronta l'economia e i suoi numerosi aspetti.
Tre edizioni di
Economix, grandi soddisfazioni per lei e per la Rai: come è cambiato il
programma in questi anni?
«Durante l'ultimo ciclo delle 25 puntate di Economix abbiamo cercato di
affiancare ai temi classici anche argomenti non strettamente economici, dalla
solidarietà al cinema, dal vino al cibo. È inevitabile, l’economia è una lente
per capire la realtà sotto tutti i suoi diversi aspetti. È una sfida che
intendiamo proseguire in futuro».
La sua trasmissione viene definita come un’oasi felice in cui l’economia e
gli argomenti a essa collegati sono affrontati con rigore ed autorevolezza,
mentre c’è una scarsa attenzione generale da parte dei media. Come mai accade
questo?
«È un problema che mi pongo. Che Economix sia un’isola felice lo
dimostrano gli ospiti prestigiosi che riusciamo ad avere. Lo share che abbiamo
ottenuto in questi anni è stato più che soddisfacente per una fascia oraria non
proprio di primo grido, eppure c’è questa tendenza a isolare l’economia
dall’informazione quasi fosse un corpo estraneo. Direi che buona parte di questo
è dovuto alla nostra cultura cattocomunista che tende a vedere in maniera
negativa tutto ciò che ruoti intorno al denaro e alla ricchezza, contrariamente
a quanto accade in America, dove una giornalista come
Maria Bartiromo è un
personaggio considerato e temuto, tanto per dirne una. Anche l’acquisto da parte
di un magnate come Murdoch del Wall Street Journal e la creazione di un
business network con
Fox dimostra la differente concezione che altri Paesi hanno dei temi economici.
Dobbiamo superare questa mentalità perché capire l’economia significa capire il
mondo che ci circonda».
Resta il problema relativo all'orario della messa in onda che non facilita il
grande pubblico. Non pensa che una diversa collocazione sarebbe utile per il
vostro lavoro ma soprattutto per lo spettatore?
«Naturalmente questo lo penso da tempo, ma l’azienda ha una visione diversa. Io
ho un rapporto professionale consolidato ed importante con Giovanni Minoli,
direttore di Rai Educational, ed ho deciso che mi sta bene continuare a lavorare
in una nicchia di eccellenza anche con quello che comporta in termini di
visibilità, piuttosto che rischiare di trasformare e snaturare la mission di
Economix in cui credo molto. Meglio tardi, ma liberi di pensare».
Pensa di dedicare maggior spazio alle istanze dei consumatori in futuro?
«Sì, e lo abbiamo già fatto quest’anno in più occasioni. Si deve tener presente
che la funzione del programma, al di là di presentare grandi personaggi
dell’economia spesso sconosciuti alle masse, è anche quella di creare un filo
diretto con loro. È un modo per uscire da quei canoni secondo i quali la
televisione, alla fine, dà voce sempre e solo alle stesse persone».
L'economia
è quasi sempre sinonimo di cattive notizie, tra aumenti continui, scandali vari
e lavoro sempre più precario. Qual è il compito dell’informazione?
«Quello di non fare, da un lato, di tutta l’erba un fascio, e mettere in risalto
anche quegli aspetti positivi che dovrebbero essere valorizzati, ad esempio la
grande crescita dell’export italiano. Dall’altro, però, fare il suo dovere fino
in fondo e, per quelle cose che non vanno, cercare di indirizzare bene e meglio
il cittadino a come difendersi. Impariamo ad esempio a fare la spesa e a
difenderci dagli inutili imballaggi che, come nel tempo si è dimostrato,
incidono sul 30% del costo del prodotto e creano grandi problemi anche dal punto
di vista ambientale. Oppure, per quanto riguarda il problema del costo della
benzina sempre più alto, cerchiamo di capire che non si può più evitare il
nucleare, una realtà ormai affermata in tutto il mondo che abbassa enormemente
il costo della benzina».
Come giornalista economica, le è capitato di pensare che il fatto che ci sia
voluto un comico, Grillo, per far scoppiare casi eclatanti come quelli Parmalat
e Telecom rappresentasse una confitta per il mondo dell’informazione
"istituzionale"?
«Sì, è stata davvero una sconfitta per l’informazione totalmente assente in quel
contesto. Paradossalmente ritengo che sia molto più facile fare, per così dire,
le pulci alla politica che non all’economia, e questo perché mentre i personaggi
della politica operano alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti e quindi
meglio censurabili, i signori dell’economia sono quasi sempre sconosciuti ai
più, operano nel chiuso delle stanze dei bottoni e non hai quasi mai modo di
interagire con loro. Quello che ha fatto Grillo è stato sicuramente utile, ma è
compito dei giornalisti fare inchieste e denunciare questi scandali prima che
scoppino e causino la rovina di tanti piccoli risparmiatori come purtroppo è
accaduto».
Nell’introduzione del suo libro Gli affari nostri sottolinea come nel
mondo economico italiano non esista una figura femminile importante. Per il
futuro quali sono le sue prospettive?
«Questo è un problema che, da donna, sento molto. Nel libro ho cercato di dare
spazio a personaggi chiave e purtroppo, al momento, non esiste una donna che
possa dire di avere questa posizione. Quanto alle prospettive future, ho
salutato con ottimismo l’elezione di
Emma Marcegaglia alla
presidenza di Confindustria. È un passo importante, ma non decisivo perché c’è
ancora molto da fare. Le donne devono faticare ancora il triplo per poter
occupare gli spazi ancora saldamente in mani maschili».
Quali
sono gli apprezzamenti che ha gradito ricevere?
«L’anno scorso al Festival dell’Economia di Trento ho intervistato un importante
banchiere americano che mi ha detto "You are a brany blond", cioè una bionda con
il cervello. Ecco, mi fa piacere sentir dire che con me si è superato quello
stereotipo fastidioso secondo cui una donna bella non può anche essere
intelligente e capace nel lavoro. In genere si pensa che le due cose non siano
conciliabili e per questo molte donne sono state costrette, loro malgrado, a
imbruttirsi per acquisire - o pensare di acquisire - maggiore autorevolezza
rispetto agli uomini. Questa è una cosa che non ho mai condiviso. Mi ha fatto
piacere, tra le altre cose, leggere un articolo in cui mi hanno definito
"aspetto da pin up, testa da secchiona", cosa che sono sempre stata! E poi la
mail di un telespettatore dove mi scriveva: "Belle gambe ma soprattutto gran
cervello".
A una rivista ha raccontato che una volta un ministro francese che doveva
intervistare cercò di portarla nella sua camera d’albergo: le sono capitati
altri episodi simili?
«Pochi per fortuna. A tal proposito vorrei dire una cosa: le molestie alle donne
sono una cosa brutta e sgradevole, ma io ho l’impressione che molto spesso siano
loro che si mettono in situazioni sbagliate. Nei rapporti con gli uomini si
possono creare relazioni civili e professionali riuscendo a fissare quei paletti
oltre i quali non si può andare. Che poi ti possano capitare anche persone
insistenti o fastidiose ci può stare, ma anche in quel caso bisogna avere
fermezza. Per quanto riguarda l’episodio citato, il personaggio in questione è
Dominique Strauss-Kahn, che allora era ministro delle Finanze in Francia e che
recentemente è stato nominato direttore generale del Fondo Monetario
Internazionale. Beh, mi è capitato tempo fa di leggere un articolo in cui si
affermava che il suo tallone d’Achille è proprio questo atteggiamento con le
donne…».
Se non fosse stata appassionata di economia, a quale settore del giornalismo
si sarebbe dedicata?
«Amo molto la storia e forse non mi sarebbe dispiaciuto condurre una rubrica
come Correva l’anno o La storia siamo noi. Diciamo che non mi
sento una giornalista come Travaglio, specializzato in denunce. Punto molto
sull’aspetto divulgativo, e da questo punto di vista posso dire di non aver mai
avuto alcun tipo di condizionamento».
Tra i ragazzi con cui ha avuto modo di interagire in questi anni, ha notato
qualche suo potenziale successore?
«Alcuni di loro sono molto bravi e man mano si sono affermati, ma non ho nessun
trono da cedere…».
Non è insolito, durante il programma,vederla cimentarsi in battute con gli
ospiti che intervista: è il suo carattere o si tratta di una scelta editoriale
per sdrammatizzare gli argomenti che trattate?
«Entrambe le cose. Sono allegra e alla mano. Comunque trovo importante anche
fare ogni tanto una battuta proprio per stemperare quel clima di austerità che,
a prima vista, potrebbe suscitare l’idea di una trasmissione dedicata
all’economia».