Telegiornaliste
anno III N. 7 (85) del 19 febbraio 2007
Paola Maugeri, una vita in musica
di Giuseppe Bosso
Paola Maugeri, catanese, debutta nelle
tv locali siciliane con programmi dedicati alla musica.
Nel 1993 inizia la collaborazione con una rete musicale
scrivendo e realizzando interviste in giro per il mondo, per
poi passare alla conduzione del programma cult quotidiano
Segnali di fumo.
Nel 1995 passa a Italia1, dove per quattro anni è la
conduttrice di 105 Night Express.
Nel 2001 diventa uno dei volti più autorevoli di Mtv
conducendo varie trasmissioni e intervistando i più
importanti artisti internazionali.
Giornalista pubblicista, Paola ha studiato alla Sorbona di
Parigi, al Christ Church College di Canterbury e vissuto tra
Chicago e Tijuana.
Su La7 conduce
La 25a ora - Il cinema espanso, il programma della rete
dedicato al cinema italiano e d'autore.
Cosa spinge una delle maggiori esperte di musica in Italia ad accettare la
conduzione di un programma dedicato al cinema, tra l’altro
malamente relegato ad un orario poco accessibile al grande
pubblico?
«La curiosità. Come hai detto, mi sono sempre occupata di
musica, ma anche adesso, se guardi il programma, noterai una
grande componente musicale legata ai corti. 25a ora è
un’occasione anche per verificare lo stato di salute del
cinema indipendente in Italia; mi rendo conto che rispetto
ad altre forme di arte non è molto incoraggiato nel nostro
Paese».
Il corto, protagonista del tuo programma, è sicuramente un settore della
cinematografia in crescita, fucina anche di talenti. Ritieni
che sia valorizzato abbastanza nelle sale e dagli addetti ai
lavori?
«Assolutamente no. Sarà in crescita come dici, ma
bisognerebbe investire di più, magari con una direttiva
ministeriale che dovrebbe maggiormente valorizzarlo».
Fin dai tempi di Night Express, che conducevi su Italia1, fino ad Mtv,
è proprio la fascia notturna quella in cui siamo abituati a
vederti: a quale pubblico pensi di rivolgerti e come ti poni
in tal senso?
«Sicuramente non a un pubblico generalista; cerco di
rivolgermi ad un pubblico dal palato fine, affamato di
scoprire anche ciò che è, se così si può dire, “sommerso”,
quell’arte di qualità che non appartiene certo al prime
time».
A Night Express la cosa che più colpiva di te erano i capelli blu, che
poi hai abbandonato. Cosa ti spinse a quel look particolare?
Lo rifaresti?
«No, non lo rifarei. Sicuramente mi spinse allora ad optare
per quel tipo di look l’amore per il punk, per quello stile
che ho cercato di connettere ad un immagine semplice e
raffinata. A ciò, come ho avuto modo di dire, scelsi quel
colore per il profondo legame che ho con il mare e con la
mia terra, la Sicilia, che lo ricorda molto».
La carriera di giornalista l'hai cercata fin da "piccola", o ti è capitato
per caso di fare questo lavoro?
«Sì, l’ho cercata dall’inizio. Avrei anche voluto
frequentare la scuola di giornalismo a Milano, cosa che non
ho fatto per ragioni mie. Sono comunque riuscita a
percorrere la solita gavetta iniziando a scrivere articoli
sulle riviste di musica».
In passato sei stata solista di un gruppo, i Puertorico: vista la situazione
attuale ritieni che l’Italia offra, musicalmente parlando,
gli spazi adeguati ai giovani che cercano di farsi strada in
questo campo?
«Non tanto. Direi che comunque la crisi delle grandi
multinazionali potrebbe favorire, e molto, lo sviluppo della
produzione indipendente, e in questo senso gli sbocchi
possono essere molteplici».
Nelle interviste che hai fatto ai cantanti stranieri si nota una conoscenza
quasi perfetta della lingua inglese e non solo. In futuro
potrebbe tentarti un’avventura nella televisione estera?
«Perché no? Magari come la Carrà. Sicuramente mi piacerebbe
farlo in Argentina, oppure nella Mtv di Francia».
Hai sicuramente una vita molto piena: pensi che le tue giornate avrebbero
bisogno davvero di una 25ma ora?
«Bella domanda... Sì, certamente mi piacerebbe avere più
tempo per dedicarmi allo studio del basso, rispetto ad altri
strumenti, che non ho più potuto seguire».