Telegiornaliste
anno III N. 39 (117) del 29 ottobre 2007
Mario Mattioli, a tutto campo
di Giuseppe Bosso
Incontriamo questa settimana
Mario Mattioli, uno dei veterani di Rai Sport, passato alla ribalta delle
cronache per aver pestato il noto teledisturbatore Gabriele Paolini - non a caso
è uno dei principali telecronisti di boxe...
Mario, dà soddisfazione picchiare Paolini? E' pentito di
quella situazione, ancora oggi tra i video più cliccati di Youtube?
«È stata una situazione molto fastidiosa, dal punto di vista
fisico e professionale, connaturata del resto a questo sgradevole personaggio.
Lo rifarei, certo, ma credo che sia lui stesso, ora, a stare alla larga da me…».
Qualche settimana fa abbiamo assistito all’arresto di un
ultrà della Juve per il lancio di un petardo: sta cambiando qualcosa dal punto
di vista della sicurezza negli stadi?
«Ho la sensazione che sia stata una vicenda amplificata dai
media. Le cose non sono cambiate nel calcio, né dal punto di vista della
sicurezza, né nel resto della gestione. Certo è che questi personaggi sono e
rimangono dei piccoli delinquenti che non vanno confusi con i veri tifosi che
vivono il calcio e lo sport come una sana passione».
I tanti scandali che hanno riguardato il mondo dello
sport, da Calciopoli alla Formula 1 fino al doping nel ciclismo, sono una piaga
che si potrà sconfiggere? Non si rischia di allontanare il pubblico?
«Il pubblico fa presto a dimenticare, anche se l’amarezza è
tanta. Quanto al ciclismo, direi che la vicenda che ha coinvolto
Danilo Di Luca sia stata molto strumentalizzata e
ingigantita. La semplice frequentazione di un medico squalificato dalla
Federciclismo di per sé non è una prova certa di
colpevolezza: pensare di squalificarlo solo per questo mi sembra una stupidata.
Quanto alla Formula 1, la spy story di cui si è tanto
parlato non è altro che un’ennesima prova di come lo sport stia diventando
sempre più solo business: girano tanti, troppi soldi, e quella che dovrebbe
essere una normale rivalità sportiva il più delle volte finisce per diventare
una concorrenza tra aziende, come nel caso Mc Laren - Ferrari».
Come giudica la presenza di grandi allenatori nelle vesti
di opinionisti nei programmi sportivi, da Capello a Lippi?
«Capello è stato sicuramente un importante innesto per
Rai Sport: pochi sanno spiegare il calcio come fa lui,
riesce a intuire quelle che potranno essere le decisioni dei suoi colleghi in
panchina e riesce a cogliere quegli spunti tattici che magari in un primo
momento sfuggono a noi telecronisti. Direi che il pubblico ha molto apprezzato,
nelle prime telecronache della nazionale, i suoi interventi».
Pensa che sia il caso di rivedere l’argomento dei diritti
televisivi sul campionato?
«Si parla già di un possibile riacquisto da parte della Rai,
e personalmente me lo auguro. Abbiamo sicuramente ottenuto buoni risultati
l’anno scorso con la Champions League, ma certo non compensano le carenze che
registriamo da tre anni a questa parte. Io, ad esempio, sto cercando di far
riprendere una storica rubrica come Domenica Sprint: sarebbe davvero
ottimo se riuscissimo a riprendere i diritti sul campionato».