Telegiornaliste
anno III N. 10 (88) del 12 marzo 2007
Massimo Mapelli, l’inviato speciale
di Nicola Pistoia
Massimo Mapelli è
capo servizio e inviato speciale del
Tg La7. Giornalista professionista, ha partecipato
alla XXII spedizione del Programma nazionale di ricerche al
Polo Sud. Negli ultimi anni ha condotto il tg della notte e
ha ideato e curato la rubrica Teleposta di Adriano
Sofri, trasmessa nel telegiornale.
Il giornalismo per lei è una vocazione?
«Una passione, nata sui banchi di scuola. Voglia di
scrivere, descrivere e curiosare, assecondata dai miei
insegnanti già negli anni del liceo».
Può spiegare ai lettori di Telegiornaliste qual è
il compito di un capo servizio?
«Un capo servizio coordina il lavoro della redazione o di un
settore specifico (cronaca, politica, esteri, eccetera) in
accordo con la direzione ed il capo redattore. E' un lavoro
interessante e un po' stressante, che ho svolto a tempo
pieno per tre anni come vice - capo della redazione cronaca.
A partire dal 2005 a questa qualifica si è aggiunta quella
di inviato speciale del telegiornale, che ora mi porta ad
occuparmi di temi e notizie in maniera diversa».
Lei ha lavorato per la carta stampata, per la radio e ora
per la tv. Quale di questi mezzi di comunicazione
l'affascina maggiormente?
«La radio è stato il primo amore con un'esperienza
fantastica durata alcuni anni a Rai Stereo Notte. La
carta stampata e soprattutto la stampa periodica consentono
di approfondire meglio gli argomenti. La televisione, quella
di qualità, è un gioco di squadra suggestivo che ha bisogno
di grande affiatamento tra le varie componenti (giornalista,
operatore, montatore, regista, produttore). La tv rende
visibili, ma troppo spesso l'informazione televisiva resta
sulla superficie delle cose».
E' più difficile fare il giornalista o l'insegnante?
«Fare l'insegnante è un divertimento assai gratificante.
L'interscambio con gli studenti è una linfa vitale. Nella
professione si alternano gioie e delusioni e ci si può
trovare in situazioni delicate. L'importante è mantenere
serenità di giudizio e onestà intellettuale».
Quali sono i tg, oltre al suo, che apprezza di più? E c'è
un giornalista o una giornalista che vorrebbe al tg di La7?
«I tg li guardo un po' tutti. La novità più interessante
degli ultimi due - tre anni mi pare Sky Tg 24 per il
dinamismo del suo flusso informativo. Il Tg1 di
Riotta sta recuperando autorevolezza ed una leadership che
aveva forse un po' smarrito negli ultimi tempi».
Con l'avvento del digitale terrestre, come crede stia
cambiando o cambierà il modo di fare tv e in particolar modo
di fare informazione?
«Gli scenari sono ancora difficili da decifrare. Di
convergenza tra computer, telefonino e televisione si parla
da più di un decennio. Il digitale terrestre mi pare una
partita innanzitutto politica che potrebbe riservare in
futuro cambiamenti di rotta e sorprese. Internet è entrato
ed entrerà sempre più nel mondo dell'informazione. Avere il
tempo per verificare le notizie è il grande problema di chi
fa il nostro lavoro con professionalità. L'informazione
fai da te è un'opportunità ed un grande rischio al tempo
stesso. Il pubblico non è tutto adulto e vaccinato allo
stesso modo. Su internet non tutte le fonti sono potabili».