
Telegiornaliste 
					anno III N. 7 (85) del 19 febbraio 2007
 
 
                    Dario Maltese: una passione innata 
                    di Nicola Pistoia 
                    
                    Dario Maltese è 
					nato ad Erice, in provincia di Trapani, il 13 febbraio del 
					1977, ed è giornalista professionista dal 2003. Dopo aver 
					conseguito la laurea in Scienze Politiche presso la LUISS di 
					Roma, nel 2000, ha iniziato a collaborare con Uomini e 
					affari, società per la fornitura dei contenuti dei siti 
					Mediasetonline e
                    
                    Tgcom. 
                    
                    Ha condotto il Tg Fin, striscia quotidiana dedicata 
					al mondo dell’economia e della finanza in onda in seconda 
					serata su Rete4. Ha collaborato con il mensile Capital 
                    e con il settimanale A. Nel 2003 ha vinto il 
                    Premio internazionale Ischia di giornalismo come 
					“Miglior giornalista under 35” nella categoria “Testate 
					online”. Dal maggio 2006 è vice caposervizio presso la 
					redazione esteri del
                    Tg5.
                    
                    
                    Come e quando è nata questa passione per il giornalismo?
                    
                    «Sin dai tempi della scuola ho sempre avuto un forte 
					interesse per il mondo della comunicazione, in particolare 
					per la comunicazione televisiva. E il giornalismo è una 
					forma di comunicazione affascinante perchè permette di 
					raccontare i fatti attraverso il filtro della propria 
					personalità , sensibilità e stile senza per questo cadere 
					nel rischio di un'informazione parziale. 
                    
                    Sei uno degli ultimi arrivati al Tg5: è stato 
					difficile ambientarsi in una redazione già ben collaudata ed 
					affiatata? 
                    «In realtà sono al Tg5 da quasi due anni, non è tantissimo 
					tempo ma neanche così poco! Ho cominciato nella redazione 
					politica e adesso invece sono nella redazione esteri. Nel 
					mezzo c'è stata un'esperienza di nove mesi a Verissimo 
                    quando era ancora un rotocalco del Tg5. Vi sono 
					arrivato in un anno particolare, di transizione, perché 
					Cristina Parodi era tornata alla conduzione del tg delle 
					20.00 e al suo posto sono subentrati Giuseppe Brindisi e 
					Benedetta Corbi - e poi a stagione in corso è arrivata Paola 
					Perego. Personalmente l'ho vissuto come una bellissima 
					esperienza sia dal punto di vista professionale che umano. E 
					lo stesso sta accadendo al Tg5, sicuramente una 
					redazione ben collaudata dove credo e spero di essermi 
					inserito bene». 
                    
                    Cosa avresti fatto se non avessi scelto la strada del 
					giornalismo? 
                    «Sicuramente sarei rimasto nell'ambito dei media e della 
					comunicazione. Sono contento di avere questa passione e 
					soprattutto di avere avuto la possibilità di esercitarla e 
					coltivarla». 
                    
                    Se avessi la possibilità di decidere, in quale ambito 
					sceglieresti di lavorare tra politica, sport, economia, 
					cronaca, spettacolo? E credi sia importante che un 
					giornalista si "specializzi" in un settore? 
                    «Mi piace molto ciò di cui mi sto occupando in questo 
					momento, gli esteri, anche perché credo che ormai sia 
					necessario avere una visione delle cose globale, non 
					circoscritta ai confini nazionali. E' importante anche che 
					un giornalista trovi un suo settore e una sua collocazione, 
					ma bisogna pure essere in grado di passare dal caso di 
					cronaca nera alla notizia più leggera: bisogna avere una 
					certa elasticità». 
                    
                    Cosa pensi dei tantissimi tuoi colleghi che, partiti dai 
					tg, poi hanno intrapreso strade diverse, come quella dello 
					spettacolo? 
                    «Sinceramente non me la sento di criticarli perché le 
					carriere individuali possono evolversi e prendere strade 
					diverse, l'importante è seguire ed assecondare le proprie 
					inclinazioni. Comunque accetto di più un giornalista che 
					passa all'intrattenimento, purché questo non leda la sua 
					credibilità, piuttosto che un giornalista che si dia alla 
					politica: lo ritengo un passo irreversibile e che può 
					gettare una macchia sulla propria buona fede nella 
					precedente carriera giornalistica». 
                    
                    Sei molto giovane: cosa consiglieresti a tutti quei 
					ragazzi che come te hanno voglia di intraprendere questo 
					difficile percorso del giornalismo? 
                    «Per prima cosa individuare l'obiettivo che si vuole 
					raggiungere e averlo ben chiaro. Imparare benissimo almeno 
					una lingua straniera, l'inglese. Mettere in pratica la 
					politica del passo dopo passo: partire anche da realtà 
					piccole, locali, purché queste siano esperienze che servono 
					a crescere e formarsi. Prima o poi la grande occasione 
					capita: bisogna farsi trovare pronti».