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Intervista ad Andrea Longoni tutte le interviste
Andrea LongoniTelegiornaliste anno IV N. 25 (150) del 30 giugno 2008

Andrea Longoni, il giornalista sognatore di Giuseppe Bosso

Andrea Longoni è iscritto all'albo dei praticanti della Lombardia dal novembre 2007. Dopo uno stage a Telelombardia e Antenna 3, oggi lavora alla redazione sportiva della storica emittente.

Gioie e dolori di un giornalista di Telelombardia?
«Ho sempre sognato di lavorare per questa emittente, fin da piccolo è stata un grande punto di riferimento per la mia passione sportiva. Aver realizzato il mio sogno, aver fatto della mia più grande passione il mio lavoro è motivo di grande felicità. Telelombardia mi ha avvicinato alla professione di giornalismo e, giorno dopo giorno, mi sta facendo crescere e migliorare sempre più. E' l'ambiente ideale per crescere, ricco di giovani, come una palestra del giornalismo, ma non solo. Con il passare del tempo e un po' più di esperienza ci si può togliere soddisfazioni davvero incredibili. Quanto ai "dolori", questo lavoro richiede tanto impegno: il tempo libero non è tanto, ma i sacrifici vengono ripagati».

Una storica emittente come quella dove lavori può costituire un buon trampolino di lancio per chi intende intraprendere il nostro mestiere?
«Assolutamente sì. Telelombardia è l'emittente regionale di più grande successo, qui sono nati giornalisti molto importanti, soprattutto nell'ambito sportivo. E' un ottimo trampolino di lancio, ma si tratta di un'importante realtà e, come tale, è da considerarsi anche punto di arrivo. Parlo soprattutto della redazione sportiva della quale faccio parte: ci sono ottimi giornalisti che non hanno nulla da invidiare a colleghi di testate nazionali».

Sei al seguito del Milan: l'Andrea tifoso e l'Andrea giornalista come riescono ad andare a braccetto?
«Sono tifoso del Milan e nel mio lavoro mi occupo principalmente di questa squadra. Penso di aver trovato la giusta dimensione di imparzialità quando nei servizi o telegiornali parlo del Milan. Quando ho in mano un microfono e devo intervistare un protagonista, non vedo i colori rossoneri e cerco di fare le domande a mio avviso più interessanti. Anzi, in questo senso ho sviluppato forse un atteggiamento più critico nei confronti di questa squadra, pur conservando intatta la mia fede calcistica».

Si fa un gran parlare di Ronaldinho: serve davvero ad una squadra che dopo un grande ciclo ha soprattutto bisogno di rinnovarsi?
«Da amante del calcio vorrei vedere un giocatore come Ronaldinho nella nostra serie A. D'altro canto penso che al Milan ci siano già giocatori con le sue caratteristiche, su tutti Kakà, mentre manca una prima punta, forte fisicamente, che dia garanzie in fase di realizzazione. Pertanto, senza spostarsi da Barcellona, penso che la dirigenza rossonera debba puntare su Samuel Eto'o. Sembra proprio che l'obiettivo numero uno sia diventato il camerunese, che in tempi non sospetti Ancelotti aveva definito come il centravanti più forte in circolazione. Pato è un ottimo giocatore, ma forse non è ancora all'altezza per colmare il vuoto lasciato da Shevchenko, soprattutto in termini di reti. In ogni caso non basta soltanto una punta top class, penso che si debba rinnovare la squadra in tutti i reparti, con un occhio ai giovani già di proprietà del Milan che bene han fatto altrove nell'ultima stagione».

L'entusiasmante finale di campionato che ha visto la Roma mancare di un soffio il sorpasso all'Inter è un buon segnale per uno sport che, dopo Calciopoli, sembra ancora non voler uscire dal calderone di polemiche e veleni a distanza?
«Sì, penso che la stagione che si è appena conclusa sia stata un bel messaggio per tutti, o meglio, debba essere un bel messaggio per tutti. E' stata una stagione avvincente ed entusiasmante fino all'ultimo, ma anche quest'anno le polemiche e i veleni non sono mancati. Fanno parte del gioco e forse non mancheranno mai, ma almeno certi sospetti che hanno macchiato questo sport sembrano davvero cancellati».

La stagione appena conclusa purtroppo ci ha portato in dotazione altre due vittime dell'incredibile escalation di violenza che il nostro Paese sta vivendo. Per il futuro cosa dobbiamo aspettarci?
«Purtroppo quello della violenza è un problema che rovina lo sport più bello del mondo, è assurdo che ancora oggi si possa perdere la vita per una partita di calcio. Ci vuole l'impegno di tutte le componenti del calcio e del nostro Governo, è necessaria una svolta e misure drastiche. Per il futuro mi aspetto questo, perché il calcio è uno sport e come tale possa tornare a splendere».

Dove vuole arrivare Andrea Longoni?
«Essere arrivati qui è già un bel successo, d'altro canto per natura sono molto ambizioso e non mi pongo mai dei limiti. Spero di poter crescere sempre più in questa carriera che è solo all'inizio, di togliermi tante soddisfazioni e diventare un buon giornalista».

Nella tua scheda di Telelombardia c'è scritto che ami i film con i finali a sorpresa. E nella vita?
«Sì, mi piace il finale a sorpresa nei film ma anche nella vita, dove la sorpresa ovviamente si spera sia piacevole e gradita. Il mio motto, come scritto in quella scheda, è legato al mio film preferito, Forrest Gump, e cioè che "la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita". I miei 25 anni di vita mi hanno insegnato questo, che le sorprese sono dietro l'angolo, vale la pena sognare e non smettere mai perché spesso i sogni si realizzano, e sono davvero delle belle sorprese».

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