Telegiornaliste anno IV N. 15 (140) del 21
aprile 2008
Schermi d’Amore 2008, Verona s’innamora ancora di
Camilla Cortese
Si
è appena concluso Schermi d’Amore, il festival scaligero dedicato
al cinema mélo e sentimentale: ospiti internazionali, convegni,
premiazioni e grande successo di pubblico nella kermesse che ha visto l’incontro
in sala tra classico e moderno, il tocco di maestri e contaminazione dei nuovi
linguaggi. Tutto sotto il segno della rosa rossa, simbolo della manifestazione.
Quattro i percorsi di quest’anno: dagli schermi dei maggiori festival
internazionali, Panorama ha proposto come di consueto film cult,
preziose anteprime e capolavori restaurati, presentando le esperienze di
Nicholas Ray, Raoul Walsh, Joseph Losey e Rainer Werner Fassbinder.
Spazio alla doppia rassegna monografica su George Cukor e François
Ozon: Il cinema è femmina – Omaggio a George Cukor, una retrospettiva
dedicata al grande maestro del cinema classico e “regista delle donne” a 25 anni
dalla morte; 5 x 2 – Dieci film di François Ozon, celebrazione di un
autore molto amato dalle proprie attrici, che ha raccolto l'eredità di Cukor.
Tante novità multimediali con le sezioni MiniLab e I Love You
Too, in un’edizione che per la prima volta è stata seguita sulla Web
Television di Schermi d'Amore. Infine Amori in (con)corso,
consueta sezione dedicata alle opere in concorso che ha mostrato come il
melodramma sia in grado di celarsi dietro generi insospettabili.
I premi sono andati a La soledad di Jaime Rosales che si è
aggiudicato il Premio Calzedonia, mentre Roser Aguilar con A Lo mejor de mí
ha conquistato il Premio Speciale della Giuria. Ancora, miglior interprete a
Woody Harrelson per The Walker, un ex aequo per il Premio Stefano
Reggiani tra Hallam Foe di David Mackenzie e Lo mejor de mí di
Roser Aguilar (anche Premio del Pubblico). Per la Giuria Giovani, vittoria di
Hallam Foe di David Mackenzie e menzione a Never Forever di Gina Kim.
Abbiamo scambiato due parole con Valentina Lodovini, attrice emergente definita
“la meglio gioventù del cinema italiano” e affascinante madrina della
serata d’apertura.
Credi molto nelle iniziative che fanno conoscere i nuovi talenti?
«Tantissimo. Sono veramente emozionata e fiera di essere qui, lusingata di esser
stata scelta come madrina. Questo festival è veramente speciale tanto da
sembrare un festival europeo. Credo ci vogliano molta passione e fatica per
organizzare eventi così, ed è una cosa da salvaguardare e proteggere».
È vero che consideri il lavoro dell’attrice come una necessità?
«(Ride, ndr) Io ho proprio l’urgenza, il bisogno di fare questo lavoro.
Lo amo profondamente, è una fede».
Cosa cerchi in un copione quando lo leggi? Empatia o realismo?
«Dipende. Mi piacciono le storie che fanno riflettere e ammiro i registi di
rottura. Sono fiera di aver lavorato con Sorrentino, Comencini e Mazzacurati
perché sono autori che non si adagiano sul loro passato glorioso, ma rischiano e
creano uno stile ricco di sfaccettature».
In La giusta distanza di Carlo Mazzacurati ti hanno definita “la
faccia giusta nel film giusto”. Secondo te è corretto? Cosa significa questo per
un attore?
«Secondo me non è vero, il mio mestiere consiste nel diventare tante cose
diverse. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone che hanno visto in me
sempre qualcosa di differente e mi hanno proposto ruoli dissimili. Cerco sempre
di sfuggire agli stereotipi e faccio delle scelte. Ora sto aspettando un film
che mi trasformi fisicamente perché finora la mia immagine è rimasta uguale».
Sei nelle sale con Riprendimi di Anna Negri. In scena, un triangolo
amoroso in cui tu sei l’altra...
«È un ruolo carico di passionalità e sensualità, di irruenza e cinismo. L’ho
fatto anche perché non risulterà tanto simpatico alle donne, però non mi
spaventa, anzi mi serve fare l’antipatica».