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Intervista a Dario Laruffa tutte le interviste
Telegiornaliste anno III N. 21 (99) del 28 maggio 2007

Dario Laruffa, l’economista del Tg2 di Nicola Pistoia

Dario Laruffa, giornalista e sociologo, è entrato in Rai nel 1982, nella redazione Economia del Gr1. Al Tg2 è arrivato dodici anni dopo, nel 1994.

Laruffa insegna Giornalismo Radiofonico alla Luiss di Roma, e Giornalismo Economico alla Scuola di Perugia. Nel 2000 il Presidente Ciampi lo ha nominato Ufficiale della Repubblica per il lavoro di cronista svolto seguendo i fatti che hanno portato all’euro, a partire da Maastricht.

Dario, ci descrive la sua giornata tipo?
«Quando conduco il tg delle 20.30: sveglia presto. Ho passato i 50 anni e dormo meno di una volta. Compro e leggo il Corriere della Sera e La Repubblica: tutti e due in tutte le sezioni. Se posso corro un po’. All’ora di pranzo tento di vedere persone che possano darmi delle informazioni utili professionalmente. Alle 16.00 al Tg2, sino all’edizione della notte».

E' cambiato il mondo del giornalismo rispetto a quando ha iniziato?
«Molto. Moltissimo. Oggi c’è più conformismo. I giornali online sono la vera svolta. In positivo, perché forniscono aggiornamenti disponibili in tempo quasi reale. In negativo perché troppo spesso si influenzano eccessivamente l’un l’altro a scapito della verità delle notizie».

I suoi interessi, dal punto di vista giornalistico, sono la cronaca e l'economia: quale dei due apprezza di più?
«Più che cronaca ed economia direi: economia, esteri, società e politica. Non c’è graduatoria, con l’eccezione dell’economia che rimane al primo posto».

Per un certo periodo ha condotto il contenitore domenicale In Famiglia: come è stata quell'esperienza? Le piacerebbe condurre qualche altro programma?
«E’ stata un’esperienza bellissima. Mi piacerebbe tornare a condurre un programma, ma questa volta con prevalenza informativa e non d’intrattenimento».

E cosa pensa di quei giornalisti che si sono lanciati o stanno per lanciarsi nel mondo dello spettacolo?
«Ottima scelta, se ne hanno le capacità professionali...».

Si sente più a suo agio come insegnante o come giornalista?
«I miei corsi non consistono in insegnamenti che seguono uno schema tradizionale. Tento semplicemente di trasmettere la mia esperienza. Ero e rimango un giornalista, anche davanti i “miei ragazzi”».

Lei ha seguito alcuni degli avvenimenti più importanti degli ultimi anni: che idea si è fatto del futuro? Sarà migliore?
«La risposta è impegnativa per chiunque. Fatico ad avere un’idea sul mio, di futuro».

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