
Telegiornaliste 
									anno IV N. 11 (136) del 24 marzo 2008
Titti Improta, donnavventura sportiva
di Giuseppe Bosso 
Napoletana, sportiva e amante dell'avventura. E' questo un breve ritratto di
Titti Improta che, dall'ottobre 2007, 
partecipa alla trasmissione Campania Sport di Canale 21. Nel 2004, la sua 
partecipazione a Donnavventura su Rete4. 
Come stai vivendo la parentesi a Campania Sport? 
«Benissimo, con molta serenità e allegria. Del resto, il calcio e lo sport sono 
una componente della mia vita. Mio padre è stato giocatore del
Napoli e anche mio fratello si occupa di calcio in qualità di agente di 
calciatori. Insomma, una passione di famiglia». 
E' davvero finita l’era delle ragazze-immagine nei programmi sportivi? 
Avverti ancora qualche resistenza da parte degli uomini? 
«Per quanto mi riguarda, non avverto resistenze di questo genere. Ho la fortuna 
di avere accanto persone molto gentili e disponibili che non mi hanno mai fatto 
sentire una valletta, ma parte integrante della trasmissione». 
Nel futuro della squadra napoletana, pensi ci potranno essere grandi 
traguardi come nell’era Maradona? 
«Sono molto fiduciosa. De Laurentiis merita sicuramente sostegno e 
incoraggiamento per aver avuto il coraggio di investire in una città calda ma 
spietata come Napoli. In ogni caso, penso ci vorrà qualche anno perché la 
squadra riesca ad acquisire quella competitività che aveva ai tempi del grande 
Diego». 
La tua esperienza a Donnavventura: cosa ti ha spinto a parteciparvi?
«Lo spirito avventuroso. Sono da sempre una grande viaggiatrice, ho girato mezzo 
mondo da ragazza con le mie più care amiche dormendo in tende e sacchi a pelo, 
per cui è stato un po’ come andare a fare una vacanza in un hotel a cinque 
stelle! Scherzi a parte, è stata comunque un’esperienza molto faticosa. Dietro 
un’atmosfera molto giocosa tra noi partecipanti, c’erano giorni e giorni di 
fatica, di marce senza sosta fino a 600 km al giorno e di regole ferree 
sull’alimentazione, sullo stile di vita e sul divieto assoluto di avere contatti 
con il resto del mondo, salvo ogni tanto una telefonata ai familiari. Il 
produttore ci sorvegliava con piglio da sergente di ferro: al primo sgarro, eri 
fatta fuori. Insomma, non sempre tutto rose e fiori, ma è stata un’esperienza 
entusiasmante che mi ha permesso di entrare in contatto con tante civiltà in 
posti meravigliosi come l’Alaska, il Canada, la Baja California». 
Quali sono le esperienze che più ti sono rimaste impresse di quel contesto? 
Consiglieresti a un’aspirante telegiornalista un programma di questo tipo?
«Sì, se l’aspirante telegiornalista ha lo spirito d’avventura e l’amore per i 
viaggi. Quanto ai momenti più significativi, sicuramente ricordo l’Alaska in un 
clima gelido polare, e il surf a Vancouver Island. Io pratico questi sport 
estremi e poterlo fare in quel posto è stato indimenticabile». 
Una donna amante della vita avventurosa intimorisce o affascina gli uomini di 
oggi? 
«Intimorisce per il suo spirito libero e avventuroso. A prima vista può sembrare 
che affascini, ma è una sensazione che maschera una profonda paura». 
Dopo un’esperienza come Donnavventura, cosa si prova a tornare in uno 
studio televisivo? 
«Personalmente ho avuto una settimana di "convalescenza" per riprendere il 
contatto con la vita di tutti i giorni e anche con il lavoro di prima. Ma visto 
che ho sempre viaggiato nella mia vita, non è stato traumatico tornare alle mie 
abitudini. Invece è stato diverso per altre ragazze con cui poi sono rimasta in 
contatto. L'esperienza nel programma le ha profondamente segnate, tanto che 
alcune di loro hanno addirittura cambiato lavoro». 
Come stai vivendo, da giornalista e cittadina napoletana, la grave emergenza 
rifiuti che ha colpito la regione? 
«Profonda vergogna. Ho viaggiato tanto eppure, per me, non c’è al mondo città 
più bella di Napoli. E' un dispiacere enorme vedere come le istituzioni non 
riescano a fare nulla di concreto per risolvere questa emergenza che fa, della 
nostra città, lo specchio di tanti mali d’Italia». 
Il programma che sogni per il futuro o il collega con cui vorresti lavorare?
«Sarebbe un sogno condurre 
Alle falde del Kilimangiaro! Mi piacerebbe comunque continuare ad 
occuparmi delle mie passioni, lo sport e i viaggi. Quanto ai colleghi, ho una 
profonda ammirazione per le donne che si sono sempre occupate di sport con 
competenza e professionalità, come la
Clerici e la
Ferrari. La cosa più importante è avere accanto persone con cui creare un 
buon feeling. Spero di trovarne sempre, anche se non è facile».