Telegiornaliste anno II N. 12 (44) del 27 marzo 2006
Barbara Gubellini, la viaggiatrice del piccolo
schermo
di Giuseppe Bosso
È un’instancabile viaggiatrice; nei suoi programmi l’abbiamo
vista girare tutti gli angoli della terra, a Sai xché, «sicuramente i viaggi che più mi sono rimasti
impressi, dovendo raggiungere posti solitamente difficili da
visitare per un turista come vulcani e deserti, a bordo di
elicotteri o dovendomi calare in grotte»; e d’Italia,
attualmente a Mela verde, e in passato, per un breve periodo, al fianco di
Davide Mengacci a La domenica del villaggio. «Mi è servita, essendo
sicuramente la cosa più lontana dal tipo di cose che ho fatto,
dovendo fare anche servizi di intrattenimento, che non è esattamente
il mio campo, oltre che sulla conoscenza del territorio dove
andavamo».
Certo non è facile stare dietro a Barbara Gubellini; Telegiornaliste però è riuscito a
"catturarla" per un'intervista, che ci rilascia con molto piacere.
Piace perché è bella e brava allo stesso tempo; ha collaborato con
personaggi come Licia Colò,
Mario Tozzi, lo stesso Mengacci, «che, malgrado l’averci
lavorato davvero poco, è stato importante, essendo una persona molto
calma, contrariamente a me, che mi ha insegnato ad essere molto più
posata», e
Umberto Pelizzari ; «il compagno di viaggio ideale, uno
sportivo generoso e leale sempre pronta a farsi in quattro per te,
da cui ho imparato molto dal punto di vista umano».
E adesso con
Edoardo Raspelli per Mela verde: «anche se in verità
lo vedo molto poco, andando in posti diversi per la trasmissione
».
Barbara Gubellini è laureata in lettere con una tesi da
110 e lode in Storia e critica del cinema sull'attrice
Liv Ulmann - «ma non ho mai pensato di intraprendere la strada
della recitazione. Non capisco la gente che passa dalla televisione
alla cinema. Non vedo collegamenti tra le due cose, al di là del
fatto che si compaia su uno schermo. Ho una stima talmente grande
dell’attore che deve entrare in un personaggio, che non credo
riuscirei a farlo, visti i presupposti che ci sono alle spalle. La
televisione è una cosa ben diversa, in cui devi essere te stesso per
intrattenere gli altri oppure per fare informazione, in ogni caso un
qualcosa che viene da te per come sei. Secondo me la cosa più comune
sono le persone che avrebbero voluto fare gli attori ma che si sono
ritrovati a fare televisione».
Finora hai fatto programmi più “da inviata”. E una conduzione “da
studio”?
«Ci ho lavorato dietro le quinte in questo tipo di programmi, come a
Gaia, per cui ho potuto vederli da quell’ottica. Magari è una
cosa che verrà nel tempo, quando non ce la farò più ad andare qua e
là… Però per adesso meglio continuare così, a contatto con la natura
e gli animali sul posto, è una cosa che mi piace tanto».
Di te si dice “convinta ambientalista”, come una tua collega che ho
avuto modo di intervistare tempo fa, Tessa Gelisio, che è presidente
dell’associazione forPlanet. Tu invece come ti dedichi a
questo impegno?
«Sicuramente in maniera diversa da lei. Ho un altro tipo di
formazione rispetto a lei; adesso magari con la trasmissione che
conduco su
Play radio il sabato alle 11.00, Planet play, cerco di sostenere campagne legate a diverse
associazioni, come
Wwf,
Legambiente,
anche Emergency,
ultimamente, e tante altre ancora. Cerco di essere utile il più
possibile, anche perché in radio forse sei più libero che in tv.
L’ambiente per fortuna è un tema che i media negli ultimi anni hanno
trattato in maniera sempre più diffusa, sia in Rai che a
Mediaset, anche se purtroppo, spesso, si sono alquanto "copiati"
tra di loro, e me ne sono accorta leggendo i testi. Credo che vada
migliorata la qualità piuttosto che la quantità di programmi, magari
sorvolando su una certa “spettacolarizzazione” che riguarda alcune
trasmissioni, e cercando di puntare più sull’informazione alla
gente, sui rischi che correranno le generazioni future».
Con Mela verde spesso ti vediamo in industrie e stabilimenti
alimentari. Ultimamente, soprattutto per l'
Sos aviaria, assistiamo ad una sorta di allarmismo legato a
ciò che arriva sulle nostre tavole. Tu cosa ne pensi?
«Penso che questo allarmismo sia esagerato, e purtroppo finisce per
ripercuotersi sugli operai e sui lavoratori di queste industrie.
Proprio per quanto riguarda il pollo una cosa che non viene
sottolineata è che i casi di morte accertati, finora, provengono da
Paesi in cui, purtroppo, le condizioni igieniche sono precarie e non
certo paragonabili a quelli dei Paesi occidentali, in cui invece le
carni e gli alimenti in genere sono sottoposti a controlli
accuratissimi. L’Italia ha anche ricevuto i complimenti dall’Oms,
l'Organizzazione mondiale della Sanità, per come ha gestito questo
allarme, ma credo che sia stato sbagliato il modo con cui le notizie
si sono diffuse».
Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere la tua strada?
«Penso che sia importante concentrarsi su una cosa per volta.
Capisco che il problema di molti giovani, e mi ci metto anch’io, è
orientarsi tra tante possibili strade, ma penso che sia molto meglio
scegliere un percorso, e cercare di farlo bene, piuttosto che
distreggiarsi tra più cose rischiando di non farle in maniera
ottimale».
Di solito non è facile, viaggiando molto, riuscire a conciliare
lavoro e affetti: è così anche per te?
«Nel periodo di Sai xchè ho completamente sacrificato la mia
vita privata, ma è stata un’esperienza così bella e importante che
l’ho fatto molto volentieri. Adesso mi sono un po’
“tranquillizzata”, e sto cercando di gestire meglio i miei viaggi e
le pause nella mia casetta romana dove cerco di vivere i miei spazi.
Certo non è facile con un lavoro come il mio, in cui sei sempre in
movimento, mantenere contatti con una famiglia, un fidanzato, con
gli amici, anche se quelli veri poi non li perdi mai; una volta, una
mia amica (ride, ndr) mi ha paragonato ad una hostess per
questo, e mi ha dato un po’ da pensare. Penso comunque di essere
riuscita ad imparare col tempo a gestire i miei spazi; adesso, visto
che con Mela verde sono in giro per l’Italia e non negli
angoli sperduti della terra, penso di essere riuscita ad imparare a
gestire meglio i miei spazi di “ordinarietà” in cui posso dedicarmi
ai miei cari».
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