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Intervista a Claudia Gerini tutte le interviste
Claudia GeriniTelegiornaliste anno IV N. 16 (141) del 28 aprile 2008

Claudia Gerini, la femme fatale di Camilla Cortese

A conclusione del Festival cinematografico Schermi d’Amore 2008, l’attrice romana Claudia Gerini, impegnata in questi giorni a Trieste sul set di Diverso da chi? di Umberto Riccioni Carteni, è andata a Verona per ritirare il Premio Femme Fatale, Feministe Fatale 2008, assegnato dal direttore di Ciak Piera Detassis, che incorona il “fascino coatto” e l’ironia della brillante attrice.

Ti riconosci in questo premio?
«Sono onorata per questo premio e per essere stata considerata l’erede di Monica Vitti che reputo una delle più grandi interpreti italiane. Credo che l’ironia sia una dote innata. Ho sempre cercato di diversificare molto le mie scelte, di cambiare per non annoiare il pubblico e me stessa, mi piace misurarmi con nuovi ruoli e ho rifiutato copioni con personaggi simili al passato».

Perché a differenza di tante colleghe non cerchi solo ruoli drammatici e prestigiosi ma ti presti alla commedia?
Il mio primo film fu una commedia, Roba da ricchi di Sergio Corbucci, avevo 14 anni e facevo la figlia di Laura Antonelli e Lino Banfi. Dopo quasi dieci anni, il mio primo ruolo importante fu in Viaggi di nozze di Carlo Verdone, e divenni famosa con una commedia. Prima di allora non avevo mai pensato a me stessa come un’attrice comica o brillante però Carlo, che vide in me una vena di romanità, mi ha insegnato lo spirito di osservazione e la ricerca dei personaggi per la strada».

Quanto lavori ai tuoi personaggi?
«Sono cresciuta nella periferia di Roma, in una famiglia di impiegati, e ho vissuto in mezzo a tantissime “coatte”. Nel caso di Enza Sessa di Grande grosso e... Verdone il travestimento e i costumi sono stati il passo iniziale per creare un effetto eccessivo di donna superficiale. Anche il trucco e le parrucche sono piccoli espedienti che ti aiutano a trovare il personaggio, la camminata, la parlata. Con Carlo c’è un’intesa magica che ci consente di improvvisare e creare i personaggi che non siano macchiette, ma veri».

Parlare di bellezza con un’attrice è scontato. Tu sei cosciente della tua fisicità? Spesso i registi indugiano sul tuo portamento con un effetto molto sensuale e il tuo corpo parla...
«E' molto imbarazzante rivedermi nelle scene di nudo! Però non ho pregiudizi e il corpo dell’attore, vestito o nudo, è uno strumento che deve continuamente comunicare. L’attore trasmette le emozioni attraverso la voce, il viso e il corpo. Quando scelgo un personaggio ci metto tutta me stessa, sono molto generosa e do tutto quello che posso perché voglio che il sogno nella testa del regista sia realizzato completamente».

Parli tre lingue, cosa rara per un'attrice italiana. Le hai studiate per lanciare la tua carriera?
«Sì, parlo inglese, francese e spagnolo anche perché amo viaggiare ed imparare. Per alcuni periodi mi sono trasferita a Parigi, poi in occasione di una coproduzione sono andata in Spagna e ho studiato spagnolo, e per l’inglese sono stata tante volte a Los Angeles, ho tanti amici lì. E poi è utile per parlare con i giornalisti stranieri e farsi capire».

In tv hai partecipato a sketch comici a Chiambretti c’è, Mai dire gol, Camera Cafè, Viva Radio2 minuti: ne esce l’immagine di una giocherellona...
«I personaggi che ho scritto e interpretato per la tv erano tutti nati da idee che trovavo divertenti e da gente che incontravo in giro, e anche lì la maschera e il travestimento erano importantissimi per il risultato. Però lavorare in tv è difficile, è faticoso, ti risucchia le energie: la televisione è fatta solo di numeri e di momenti legati alla pubblicità, non ti dà né tempo né il contatto col pubblico. E' divertente, ma in teatro si sente il respiro della gente, la libertà del palcoscenico e lo preferisco».

Vista la tua preparazione come mai non hai ancora fatto un musical?
«Ho ricevuto delle proposte che ritenevo un po’ antiche e già fatte tipo My Fair Lady, Grease, mentre avevo voglia di misurarmi con qualcosa di originale e nuovo. Ho fatto tanti incontri per Chicago, ma andai a vederlo a Londra e non mi sembrava giusto per l’Italia. Adesso sono pronta per un musical, sto ricevendo proposte molto interessanti e ci sto pensando seriamente visto che amo la danza, la studio da quando ero bambina e negli ultimi anni ho lavorato anche sul canto. Il problema è che in Italia gli autori non scrivono!».

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