Telegiornaliste
anno III N. 36 (114) dell'8 ottobre 2007
Fabrizio Failla: i campioni sono barbari di
Giuseppe Bosso
Fabrizio Failla,
inviato di Raisport, è di recente balzato alla ribalta nelle cronache per aver
querelato il capitano della Roma Francesco Totti che l'aveva apostrofato
"cazzaro" in un'intervista. La vicenda si è conclusa l'estate scorsa con
l'archiviazione da parte del gup di Roma nei confronti del calciatore romanista.
Fabrizio, che sensazione ti ha lasciato l'archiviazione
del procedimento a carico di Totti da parte del gup di Roma?
«Profonda ingiustizia e amarezza. Si rischia di legalizzare
l'insulto e di incentivarne l'utilizzo non solo nei confronti del prossimo, il
che è di per sé grave, ma, come nel mio caso, anche verso chi, per professione,
usa la parola come strumento imprescindibile del proprio lavoro. E non credo che
in tal modo si soddisfi il bisogno di giustizia e di un’applicazione della legge
in maniera uniforme. Mi chiedo infatti se sarebbe stato considerato “normale
esercizio di un diritto di critica” utilizzare il termine “cazzaro” con
riferimento a un medico, o a un avvocato o, ancora, a un giudice».
Ritieni che questa vicenda sia una sconfitta per il
giornalismo?
«Ho paura che costituisca un precedente pericoloso».
Sembra di assistere ad una degenerazione di comportamento
da parte di personaggi amatissimi, come Totti stesso: le prime due giornate ci
hanno “regalato” i casi Baldini e Zebina, abbiamo visto persino il ct del
Portogallo Scolari colpire un avversario.
«Più che di degenerazione parlerei di imbarbarimento, proprio
da parte dei protagonisti di uno sport in cui la gente cerca da sempre uno svago
e uno stacco; soprattutto è preoccupante che questi fatti possano costituire un
cattivo esempio per i giovani, che nello sport si spera trovino una fuga da
distrazioni pericolose. Ci vorrebbe davvero un momento di silenzio e di
riflessione, per poi ricominciare daccapo».
Dopo l’anno del monologo nerazzurro, questo campionato
sarà più equilibrato?
«Direi che le prime giornate sono state così; l’Inter l’anno
scorso ha davvero dominato e anche quest’anno la ritengo la squadra favorita, ma
di certo sarà un’altra musica. La Juve è tornata in serie A, il Milan è partito
senza penalizzazioni, la Roma è forte e sono tornate piazze importanti come
Napoli e Genova. Il pubblico avrà sicuramente modo di divertirsi».
Donadoni è in grado di portare la Nazionale agli Europei?
«Sì, la classifica ci vede in buona posizione e rispetto alle
altre squadre del nostro girone siamo decisamente superiori. La cosa più
importante è che il ct venga lasciato tranquillo nel suo lavoro e non si trovi a
dover fronteggiare, oltre quelli in campo, altri avversari al di fuori, e mi
riferisco naturalmente ai media e alle pressioni esterne».
L’anno scorso
Raisport ha chiuso bene con la Champions League;
mantenere i diritti sulla nazionale e aver riconquistato quelli della
competizione internazionale più prestigiosa vi ha compensati dalla perdita dei
diritti sul campionato?
«Discorsi diversi: per la televisione di Stato, la nazionale
e la Champions League sono passaggi obbligatori. La vicenda del campionato e dei
diritti, da un lato, rappresenta una sconfitta soprattutto per lo spettatore;
dall’altro, l’epilogo di una vicenda mal gestita negli anni, in cui forse tante
cose si sono date per scontate senza rendersi conto che anche per il campionato
di serie A ormai siamo in presenza di un vero mercato. La Rai si trova a dover
fronteggiare una concorrenza molto agguerrita. A parte questo, c’è anche un
problema di spazi, di collocazione per Raisport che non sempre sulle tre reti è
stata appropriata».