Telegiornaliste
anno III N. 42 (120) del 19 novembre 2007
Isabella Di Chio, una voce per gli italiani nel mondo
di Silvia Grassetti
Giornalista professionista dal 2001, laureata in Lettere, Isabella Di Chio
ha ricevuto nel 2002 il Premio Giornalistico "Val di Sole per un giornalismo
trasparente. Multimedialità per l'altra Italia". Dopo aver lavorato nelle
redazioni di Radio Capital e Sat2000, nel 2001 è approdata a Rai
International. E' qui che oggi Isabella è impegnata nella redazione di
Italia News.
Lavorare a Rai International è una vocazione, un'occasione o una casualità?
«Un'occasione importante che è diventata una vocazione. Sono arrivata a Rai
International ed ho iniziato ad occuparmi di italiani all'estero nel 2001. Da
allora i connazionali che vivono fuori dall'Italia sono diventati il valore
aggiunto della mia professionalità».
Dalla cronaca locale a Rai International: quanti e quali strumenti del
mestiere servono per ambedue gli ambiti e quali bisognerebbe dimenticare?
«Direi che non bisogna dimenticare mai nulla. Nella nostra professione è
necessario far tesoro delle esperienze vissute e delle professionalità
acquisite. L'immediatezza e la velocità che ho conquistato grazie al quotidiano
lavoro nella cronaca cittadina e nazionale ho cercato di portarle con me
nell'esperienza a Rai International. Un'informazione diretta a chi ha lasciato
il nostro Paese per vivere all'estero o che è nato in altre nazioni, ma che
conserva origini italiane, necessita di semplicità, chiarezza e anche di un
pizzico di passione in più. E' una sfida quella degli italiani all'estero. Loro
hanno una grande voglia di rimanere legati all'Italia, di sapere e conoscere le
sfaccettature di un Paese che continua a mutare. E noi, che dobbiamo rispondere
a queste richieste, stiamo cercando di dare risposte concrete. Molto spesso ho
avuto la possibilità di conoscere le loro storie. Sono rimasta molto colpita
dalla forza con la quale hanno affrontato vite che hanno il sapore del
sacrificio. E' per questo che ho cercato e cerco di raccontare loro l'Italia non
dando mai nulla per scontato, approfondendo ogni aspetto».
Direttora per un giorno: quale sarebbe la prima novità per la
redazione? E il primo progetto nuovo?
«Darei più spazio alle inchieste e alle notizie di cronaca bianca, mettendo in
evidenza le storie di quanti costruiscono e agiscono lontano dal clamore, senza
lamentarsi.
Punterei su una presenza maggiore sul territorio, con meno convegni e più
storie, rispettando anche la sofferenza altrui, senza la ricerca facile
dell'audience.
Vorrei che i nostri programmi diventassero uno stimolo per i telespettatori,
dando voce ai tanti giovani che sono costretti a lasciare l'Italia per
sviluppare le proprie potenzialità. Mi piacerebbe offrire loro un mezzo per
rimanere in contatto con il meglio della storia del loro Paese.
Chissà, questi progetti potrebbero realizzarsi con le novità portate dal nuovo
direttore,
Piero Badaloni».
Hai un sogno nel cassetto o un progetto che speri di poter realizzare, sia
nella vita professionale che in quella personale?
«Più che un sogno nel cassetto direi che è un progetto, un pensiero che ogni
tanto fa capolino. Vorrei dedicare un programma alle storie di emigrazione viste
attraverso gli occhi dei bambini, una sorta di favole vere. Ci sono tante
vicende che andrebbero raccontate e il mio spirito da cronista non aspetta altro
che poter agire, prendere la penna e via. Speriamo che nessuno mi rubi
l'idea...».