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Intervista a Paolo Di Capua tutte le interviste
Paolo di CapuaTelegiornaliste anno IV N. 37 (162) del 20 ottobre 2008

Paolo Di Capua, la scommessa di Metropolis tv
di Giuseppe Bosso

Giornalista dal 2005, Paolo Di Capua conduce il tg di Metropolis tv. In passato, oltre ad aver scritto per l'omonimo quotidiano di Castellammare di Stabia, ha lavorato in alcune testate free press e come modello per alcune campagne promozionali.

Paolo, Metropolis tv è una scommessa vinta a distanza di due anni di vita?
«Diciamo che potrebbe esserlo, ma niente è sicuro. Il nostro è un network giovane con ampi margini di crescita, specialmente in una zona come la Campania. Insomma, credo che solo col tempo si potrà dare una risposta a questa domanda».

L’impiego massiccio di tecnologia e nuove forme di comunicazione sono il futuro dell’informazione?
«Certo. È inevitabile che il progresso porti a questo. Ormai da tempo si legge poco e la stampa è man mano calata, permettendo alla televisione prima, e a Internet poi, di acquistare preponderanza per la tempestività nel riuscire a dare una notizia e per la caratteristica di essere fonti di informazioni gratuite. Credo proprio che il futuro sarà caratterizzato da una continua digitalizzazione».

Dopo la strage di Castel Volturno, il problema immigrati in Campania ha acquistato una maggiore attenzione da parte dei media. Quale deve essere, in un simile contesto, il ruolo dell’informazione?
«Duplice a mio giudizio: sicuramente condannare queste forme di violenza, ma al tempo stesso fare molta attenzione nella selezione delle immagini da far vedere al pubblico, perché le scene più cruente e sanguinose possono essere mal captate da chi è mentalmente debole e rischia di essere portato a pensare, per spirito di emulazione, a comportarsi in quel modo e dare sfogo libero alle più profonde sensazioni violente. Insomma, un lato investigativo che deve andare di pari passo a uno psicologico».

Grande è l’attenzione che Metropolis tv, da sempre, ha per le storie personali anche drammatiche dei cittadini campani, soprattutto bambini come il piccolo Chicco Muci "adottato" dalla Juve Stabia.
«Metropolis cerca, oltre ovviamente a raccontare i fatti, di soffermarsi su quegli aspetti più vicini alla gente che si trova, spesso suo malgrado, coinvolta nella cronaca, siano anche drammi quotidiani che in genere si pensa a non considerare. Ecco, siamo alla continua ricerca del volto dietro la notizia. E soprattutto, cerchiamo di essere vicini alla gente».

Cosa ricorda con particolare attenzione di questi suoi primi anni a Metropolis tv?
«Non potrò mai dimenticare del primo servizio importante che realizzai in occasione di un drammatico incidente automobilistico in cui persero la vita molte persone: giunto sul posto, vidi feriti coperti di sangue e trasportati via in barella, persone estratte da automobili ridotte a un barattolo di latta. È stato il mio primo vero contatto con il giornalismo in tempo reale. Poi non dimentico l’emozione di aver seguito, lo scorso anno, la Scafatese conquistare in serie C2 una salvezza che pareva ormai insperata al termine di un campionato caratterizzato da molti momenti no per la squadra».

Tante donne nella sua redazione... i vostri rapporti?
«Essendo il "cocco" della redazione, sono molto coccolato (ride, ndr). Battute a parte, cerco sempre di avere un buon rapporto con le mie colleghe anche se, come tutte le donne, hanno le loro piccole e grandi vanità… ma capitano anche a me. Per il resto, sono ragazze molto esuberanti e professionali».

La notizia di cui non vorrebbe più parlare ad un tg?
«Non vorrei più sentir parlare, come agli inizi del mio lavoro giornalistico, di consigli comunali caratterizzati da una forte noia».

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