Telegiornaliste
anno III N. 4 (82) del 29 gennaio 2007
Intervista al vice ministro Danieli
dalla nostra corrispondente
Silvia Garnero
BUENOS AIRES - L'attività politica non è mai statica e per
misurarla c'è bisogno di tempi e risultati concreti. Si può
dire che il nuovo vice ministro per gli italiani
all'estero, Franco Danieli, ha molte cose
positive anche quando i risultati della sua gestione appena
cominciano a vedersi, ed è molto il lavoro che si aspetta,
all'estero, da parte sua.
Il primo risultato da evidenziare è l'incremento dei
fondi destinati agli italiani nel mondo.
Danieli ha una grande predisposizione al dialogo, anche con
quelli che non la pensano come lui, e un'agenda intensa per
visitare paesi e ascoltare i reali bisogni dei connazionali.
Effettivamente, il controllo della spesa che la prima
finanziaria del governo Prodi ha approvato per gli italiani
all'estero verrà seguito da vicino da parte del suo
ministero.
C'è chi pensa che i Comites e Patronati siano strutture
da ripensare dal punto di vista dell’utilità e del
funzionamento…
«I Patronati non sono organismi rappresentativi, sono
organizzazioni di servizio che hanno natura sindacale e non
c'entrano nulla con i Comites. Questi sì, sono organi
elettivi della comunità e dipendono dalle scelte che la
comunità ha fatto, e quindi io nulla posso dire rispetto
alle scelte che ha fatto la gente. Posso invece dire che ci
sono Comites che non funzionano e quello che io ho fatto
nella Finanziaria del 2007 è mettere a disposizione dei
Comites più risorse, che saranno distribuite fra quelli che
hanno dimostrato di funzionare. Non sarà una distribuzione
"a pioggia". Non si potrà più dire al governo: “non
funzioniamo perchè non ci date le risorse”. Le risorse
saranno date e a quel punto vedremo se era un problema di
soldi o d'incapacità».
Nell'immaginario collettivo delle persone che poco sanno
delle strutture di potere italiane all'estero, esiste l'idea
della poca trasparenza o a volte della discrezionalità nella
utilizzazione delle risorse
«C’è sempre l’abitudine di dire che non c'è trasparenza, ma
forse in questo caso non c'è controllo su come sono
utilizzati questi soldi. Non è un problema della politica
italiana perché in questo caso dà molti soldi - poi bisogna
vedere come sono utilizzati».
Dopo le sue visite in diversi Paesi, per esempio in
Argentina, lei sente che ha potuto avere un contatto diretto
con i cittadini italiani?
«Non è che da solo possa incontrare 600mila italiani che
vivono solo in Argentina, comunque le informazioni su quello
che succede ce le ho, e poi penso di ritornare in Argentina
presto. Io devo fare il ministro, anche se quello che lei
dice sui connazionali è vero, bisogna sempre in giusta dose
parlare con loro in maniera diretta e poi riuscire a fare il
lavoro istituzionale».
Lei pensa che con quest’importante avvicinamento al
potere argentino, il Presidente Kirchner tornerà indietro
rispetto alla sua decisione di non riaprire il dialogo con i
"bond people" italiani?
«La questione dei “bondisti” è responsabilità dei precedenti
governi argentini, del Fondo monetario internazionale, anche
del sistema bancario italiano. Quindi sono responsabilità
diverse e condivise. Certamente gli investimenti in bond
argentini hanno interessato un gran numero di cittadini non
solo italiani, anche tedeschi e di altri nazionalità, perché
c'erano tassi di interesse straordinari, del 15%. Allora, se
qualcuno mi prospetta un tasso d'interesse straordinario…
forse la cosa dovrebbe darmi da pensare».
Come uomo impegnato sui diritti umani violati nelle
dittature militari, cosa ne pensa del caso dell' ex
presidente argentina Isabel Perón, in passato legata anche
alla P2 italiana?
«La magistratura deve fare il suo lavoro, quindi se ci sono
elementi che portano i magistrati a emettere un ordine di
cattura o iniziare un procedimento penale, questo è parte
del suo principio d'indipendenza e autonomia di potere.
Ovviamente la politica deve mettere in condizione la
magistratura, la società civile e gli organi d'informazione
di riconoscere che è stato un periodo di dittatura, cosa ha
significato la scomparsa di decine di migliaia di giovani,
soprattutto, quali sono stati gli interessi occulti tra P2 e
il potere istituzionale».
In questi giorni in Italia si sta parlando di
antiamericanismo, questione che il governo nega, però mi
piacerebbe avere una sua opinione come vice ministro degli
italiani all'estero…
«Non c'è continuità con la politica estera di Berlusconi, ma
una profonda discontinuità. Noi siamo per il
multilateralismo, per le Nazioni Unite, e invece non siamo
per le iniziative unilaterali. Abbiamo ottimi rapporti con
gli Stati Uniti d'America sulla base di un concetto di
parità. Come ha detto Prodi questi giorni, rispetto agli
attacchi di Berlusconi, noi abbiamo dignità nazionale».