Telegiornaliste
anno III N. 1 (79) dell'8 gennaio 2007
Telegiornalista e mamma: Costanza Crescimbeni
di Stefania Trivigno
Questa settimana la rubrica Monitor ospita l'intervista esclusiva alla
telegiornalista Rai Costanza
Crescimbeni che ha scelto di arricchire la nostra inchiesta "Telegiornalista
e mamma".
Costanza, giornalista del Tg1 iscritta all’Albo dal 1995, attualmente
lavora nella redazione Speciali del Tg1. E' mamma strafelice di Niccolo’,
cinque anni, e di Francesca, due anni.
Donna e mamma: un binomio tanto abusato da aver convinto tutti, donne
comprese, che se non si è mamme non si è "complete": Costanza, lo pensi anche
tu?
«Essere mamma è una esperienza straordinaria. Una affermazione ovvia, qualcuno
potrebbe dire, però è così. Spesso ripenso alla mia vita prima della nascita dei
miei due figli: ci sono state tante cose divertenti, eventi importanti, eppure
sono niente rispetto a ciò che ho adesso, alla pienezza che Niccolò e Francesca
mi danno giorno dopo giorno. Questo non vuol dire che il fatto di essere mamma
mi renda più “completa” rispetto a tutte quelle donne che non hanno avuto o non
hanno ancora figli. Perché credo che ciò che tutti definiscono “amore materno”
una donna lo possa esprimere anche se non ha vissuto l’esperienza della
maternità».
Il femminismo in Italia ha emancipato le donne: ha fatto guadagnare loro
ruoli che prima erano squisitamente maschili - su tutti la "manager" - ma, allo
stesso tempo, non ha fatto loro perdere quelli tradizionali, la "mamma baby
sitter", la casalinga. Il coinvolgimento paterno nell'educazione quotidiana dei
figli resta tuttavia secondario, e, quando è possibile, affidato di preferenza a
una baby sitter. Sei d'accordo con questa interpretazione?
«Sì, credo che i papà italiani siano ancora molto distanti dal modello
nordeuropeo. Detto questo, rispetto a una decina di anni fa trovo che gli uomini
siano molto più presenti nella gestione della vita familiare e quindi dei figli.
Io poi sono molto fortunata perché mio marito è un papà a 360 gradi: segue
l’educazione dei figli, li lava, li veste, li addormenta e, in caso di
emergenza, sa far loro anche da mangiare…».
Con un marito che si occupa anche dei bambini è dunque più semplice
conciliare la carriera e la famiglia. Ma in passato è stato necessario
programmare l'una e pianificare l'altra?
«Non ho né programmato l’una né pianificato l’altra. Ad un certo punto della mia
vita ho pensato che non fosse giusto che il lavoro dettasse i tempi anche della
mia vita privata. E siccome avere una famiglia era la mia priorità ho seguito i
miei sentimenti. Ovvio che questa scelta ha avuto effetti sulla vita
professionale, ma sono soddisfatta così».
Capita di lavorare nei weekend o durante le festività: ti affidi all'aiuto di
un familiare, una colf o una baby sitter?
«Il nostro è un lavoro meraviglioso, ma senza orari e soprattutto senza
festività. Dunque se vuoi far quadrare il cerchio bisogna organizzarsi. Ho una
mamma che non si tira mai indietro e che adora i nipoti e poi ho una fantastica
tata da quasi sei anni che segue i bambini, che ci segue in vacanza e di cui ho
totale fiducia. Poi, certo, bisogna anche fare salti mortali…».
Spesso, però, anche facendo salti mortali si devono fare rinunce. La maggior
parte delle donne in carriera sostiene di sentirsi in colpa nei confronti della
famiglia; è così anche per te?
«No, per adesso non mi sono mai sentita in colpa anche perchè tutto il tempo
libero che ho lo passo con i miei figli».
Ti è mai capitato di dovere, o volere, rinunciare a un incarico di lavoro per
la tua famiglia? E di rinunciare a passare qualche ora in più con i familiari
per motivi di lavoro o carriera?
«Sì, mi è capitato di dover dire di no a qualche servizio, ma non mi pesa più di
tanto, mentre soffro davvero se devo rinunciare a passare qualche ora in più con
i bambini. Questo sì che mi fa stare male…».
Dunque, una donna che vuol fare carriera non deve necessariamente rinunciare
alla famiglia, ma accettare dei compromessi? E quando questi ultimi diventano
non più sostenibili? E' possibile far convivere famiglia e carriera, e come?
«Non avrò fatto carriera, però posso dire che lavoro e famiglia sono
conciliabili, certo, con qualche sacrificio e compromesso, ma a me va bene così.
Il lavoro è importante, è la mia passione. Fondamentale, però, è dare il giusto
valore alle cose e per me i figli vengono e verranno sempre prima di tutto».