|  Telegiornaliste N. 17 del 5 
			settembre 2005 
                
                
        Intervista a Marco Cattaneo, un giornalista 
		anche... Disney di Filippo Bisleri
        
 Marco Cattaneo, nato a Milano l’1 
		marzo 1978, è professionista dal 9 ottobre 2002. Laureato in Scienze 
		politiche, ha lavorato come stagista nella redazione delle news di 
		Telereporter dal 1998 al 1999, anno in cui è approdato a Tele+. 
		Dall’estate 2003 è a Sky, dove si occupa di calcio e della conduzione 
		dei contenitori sportivi.
 Al suo attivo la conduzione di Quasi gol   (Disney Channel) dal 
		2001.
 Marco Cattaneo, sei un volto giovane del telegiornalismo. Eppure 
		vanti già numerose esperienze e sei già professionista. Come sei 
		arrivato al mondo del giornalismo?
 «Ho frequentato un corso di giornalismo televisivo appena ho finito il 
		liceo. Mi hanno mandato a fare uno stage nella redazione di 
		Telereporter, dove ho fatto molta esperienza. 2 mesi sono diventati 3, 
		poi 6, poi un anno, e alla fine è arrivata Tele+. Dopo un anno di stage 
		mi hanno assunto».
 Attualmente ti occupi di sport come commentatore-conduttore a Sky, ma 
		sei stato anche a Disney Channel; cosa ti ha dato quell'esperienza a 
		livello professionale?
 «Moltissimo. Sia dal punto di vista professionale, perchè è stata 
		un'ottima palestra e perchè credo di aver imparato molte cose della 
		televisione che non conoscevo, e naturalmente dal punto di vista 
		personale. Non credo che sul lavoro troverò mai niente di così 
		gratificante quanto i complimenti e la simpatia dei bambini. Sapere che 
		loro ti ascoltano e si ricordano tutto quello che dici è una bellissima 
		responsabilità».
 Come giornalista sportivo avvicini molti big... puoi raccontarci 
		qualche aneddoto simpatico?
 «I big ai quali mi sono più avvicinato sono i big... del Cervia. E ti 
		assicuro che loro sono considerati molto più big, o vip se vogliamo, dei 
		calciatori di serie A. Ho passato un anno a girare dalle parti della 
		residenza in cui vivevano, e sono sempre rimasto sbalordito dalla 
		quantità di ragazze pronte e disposte ad un contatto. E i bambini dietro 
		alle reti di recinzione dei campi della Romagna. E le lacrime per 
		Giuffrida. E la pesca dei calciatori in giro per i locali...Sono 
		esperienze che ti segnano».
 Qual è il tuo mito a livello di giornalisti sportivi?
 «Ho la fortuna di lavorare in una redazione composta da giornalisti 
		appassionati e preparati. E ho cercato di imparare qualcosa da tutti 
		loro. Per quanto riguarda i nomi, sono facili: Caressa, Roggero, Bonan, 
		De Grandis, Taveri, Foroni, e tutti gli altri. Ognuno mi ha insegnato 
		qualcosa».
 E quale il mito del giornalismo in generale?
 «Direi che sono gli stessi del giornalismo sportivo».
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